Scrittore, poeta e “paesologo”. Ha pubblicato: Diario civile (1999); L’universo alle undici del mattino (2001); Viaggio nel cratere (2003); Vento forte tra Lacedonia e Candela (2008); Nevica e ho le prove (2009); Oratorio bizantino (2011); Terracarne (2011); Cartoline dai morti (2011); Geografia commossa dell’Italia interna (2013); Cedi la strada agli alberi (2017); Resteranno i canti (2018); Sacro minore (2023).
Cinque poesie inedite
Ora il mestiere principale
è l’opinionismo, sono tutti obiettori di silenzio,
cultori forsennati del dissenso.
È un poco come se io andassi in sala operatoria
e togliessi i ferri al chirurgo,
è un po’ come se togliessi le forbici al barbiere.
Non conta quello che scrive il poeta,
conta quello che loro pensano del poeta,
quello è il testo da studiare.
Ogni ora l’umanità stampa un suo libro
in cui si parla di tutto.
Forse questo è il diluvio universale,
l’apocalisse è letterale.
*
La poesia è sempre fuori dalla compagnia,
è il conato di vomito, il bacio che non hai avuto
l’attesa perenne di una carezza,
è una lunga fila di agonie,
è il bambino di nove anni
coi nervi infiammati dalla timidezza.
*
Forse anche lo spopolamento
ha qualcosa di buono:
il paese che si svuota
è come se diventasse più contemporaneo,
come se perdesse quel senso di stare indietro,
come se non dovesse più inseguire
qualcuno che è davanti.
La desolazione porta via la grettezza,
il senso di chiusura.
La desolazione non è mai provinciale.
*
Sentire la lingua,
la lingua di chi trema per amore
o per paura,
la lingua di chi canta
per un bambino,
la lingua di chi soffia parole
sul muro del destino.
*
Voglio lettori,
fa piacere,
ma più ancora
voglio e ormai non posso avere
un popolo
a cui appartenere.