Contu e Floris, quando i libri diventano amici

I due giornalisti-scrittori hanno raccontato presso l'Università di Salerno il loro rapporto con le biblioteche del cuore

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La disinformazione è uno dei rischi più grandi della società contemporanea, conseguenza diretta della mancanza di cultura. Per combattere questa piaga, vi è un solo e unico rimedio: i libri. È con questa premessa che il 23 febbraio 2024 si è tenuto l’incontro Nel leggere il libro giusto. La lettura, la scelta, il senso dei libri presso l’Università degli Studi di Salerno con i giornalisti Luigi Contu e Giovanni Floris. Un momento di condivisione e di riflessione, nell’ambito delle attività del Centro di ricerca interdipartimentale “Alfonso Gatto”, che ha visto un dibattito costruttivo sul senso dei libri e sulla loro utilità al giorno d’oggi. Si parla di utilità, purtroppo, perché in una società sfuggente e semplificatrice, che cerca sempre delle scorciatoie, bisogna ridare un’utilità al libro, soprattutto quando è richiesta una concentrazione indesiderata per comprenderlo.

Dopo i saluti istituzionali del rettore Vincenzo Loia e del professor Carmine Pinto, il professor Vincenzo Salerno (direttore del Centro “Alfonso Gatto”) ha dialogato con i due scrittori presentando i loro libri. I libri si sentono soli (edito La nave di Teseo), romanzo d’esordio del direttore dell’ANSA Luigi Contu, è una saga familiare intimista che, attraverso i libri lasciati in eredità dal padre allo scrittore, racconta la storia di un Paese attraverso le diverse generazioni della famiglia Contu. Durante la presentazione, sono stati raccontati alcuni aneddoti riguardanti il romanzo, come il ritrovamento di un componimento inedito di Ungaretti e le lettere del nonno dal fronte. L’essenziale. Appunti di un lettore avventuroso (edito Solferino) è un diario di un lettore dove il conduttore di “DiMartedì” Giovanni Floris si racconta attraverso i libri che lo hanno formato, ma anche di quelli che sono ancora da leggere. Questi due romanzi hanno in comune l’amore per la letteratura e l’intento di raccontarsi attraverso i libri perché, in fin dei conti, “siamo della stessa sostanza dei libri letti”.

L’importanza dei libri, capaci di codificare il mondo in parole, nella nostra contemporaneità è stato il centro della discussione e si è posta l’attenzione soprattutto sull’età della formazione. Come scrive Floris nel suo libro, «gli occhiali per vedere il mondo li acquisti prima dei vent’anni, e da lì in poi cambi la montatura, ma non le lenti». L’essenziale, dunque, è ciò che resta dopo aver letto quelle pagine, sono quelle che formano la persona, non importa se non si ricorda il contorno. I libri sono uno strumento indispensabile per conoscere, per capire e interpretare la nostra società e ciò che ci circonda, anche quando è molto lontano. Alla base della cultura, ci sono i libri. E il popolo deve essere svegliato da questo torpore del “tutto e subito”; bisogna immaginarlo come quello di Goliarda Sapienza o della Deledda, un popolo che, grazie alla cultura, cambia il proprio destino. La presentazione di questi due titoli (I libri si sentono soli e L’essenziale. Appunti di un lettore avventuroso) si è conclusa con uno sguardo verso il giornalismo italiano odierno, che dovrebbe essere più imparziale, e con la speranza che i libri “non si sentano più soli”, ma in compagnia di lettori e lettrici appassionati.

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