Spellbound, il mood versatile della contaminazione

Il nuovo lavoro di Attilio Sepe è la chiara dimostrazione di come la musica possa oltrepassare gli steccati culturali, unendo le diverse tradizioni in un idioma universale

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Attilio Sepe, ventiseienne sassofonista, di origini campane trasferitosi poi nel senese, dai più viene classificato, a livello terracqueo, alla stessa stregua di un ‘talento emergente’. Si tratta di un musicista che fa vibrare il suo strumento a fiato accompagnandosi con una costante: un suono unico, molto personale e riconoscibile e per il suo contatto intimo con la composizione.

Il musicista nolano, nato il 27 febbraio del 1999 comincia – all’età di sette anni – gli studi con Raffaele Minale e Giulio Martino (musicista, quest’ultimo, che si appassiona alla musica passando per la batteria, per il pianoforte. Per poi decidere di scegliere il sax alto ed il sax tenore, approfondendo la tecnica con Steve Grossman e Jerry Bergonzi.). Attilio Sepe continua gli studi in musica classica al Conservatorio Statale di Avellino ‘D. Cimarosa’ e di seguito in jazz con Antonio Solimene e Maurizio Giammarco. In seguito si trasferisce in quel di Siena per studiare cinque anni sassofono jazz al ‘Siena Jazz University’. Qui si laurea e si specializza avendo, come maestri, musicisti come Giovanni Falzone, Alfonso Santimone, Ettore Fioravanti, Roberto Spadoni, Ralph Alessi, Dan Kinzelman, Ziv Ravitz, Jim Black e Ben Van Gelder. Nella permanenza in terra senese collabora con Silvia Bolognesi (leader di diverse band: ‘Open Combo’, ‘Almond Tree’ , ‘Xilo Ensemble’, ‘Ju-Ju Sounds’, ‘Fonterossa Open Orchestra’, ‘Young Shouts e Beast Friends Trio’), suonando nel suo quartetto denominato ‘Silvia Bolognesi Young Shouts’. Il musicista campano crea, poi, il collettivo ‘Parking Attendants’. Nel 2021 si aggiudica il premio ‘Giovani Visionari ‘21’, ricevuto dalla ‘Federazione Nazionale Jazz Italiano’. ‘Héritage Normand’ è il suo ultimo lavoro discografico, realizzato con il sassofonista italiano Maurizio Giammarco e pubblicato, nel 2023, per l’etichetta discografica ‘WoW Records.’

Quest’anno Attilio Sepe presenta ‘Spellbound’ che è il suo nuovo lavoro dove la contaminazione fa capire di essere sempre più punto di riferimento dei jazzisti e in particolare delle band emergenti. Diciamo che questo disco viene fuori da un disegno che trova le sue radici nell’incontro di culture musicali diverse. La band si è formata durante il mio soggiorno in Belgio e noto che si distingue dai precedenti per la propria ‘essenza’ internazionale. Nel disco vi hanno lavorato Marco Marcelletti (pianista italiano), Emanuel Van Mieghem (contrabbassista belga) e Gabriel Moraes (batterista brasiliano).

Inevitabilmente la differenza di culture musicali trovano la convergenza in un mood estremamente versatile, capace di esplorare una vasta sequenza di linguaggi musicali, con una predilezione per l’improvvisazione e il chiaro e a volte rischioso stato creativo. La track list del quartetto include brani della tradizione jazzistica, pezzi originali che fanno venir fuori il lato o la concezione artistica di ciascun membro del gruppo. La band ha avuto modo di fare performances negli importanti club-jazz sia in Belgio che in Italia. Ampi i consensi per la qualità dell’offerta musicale. ‘Spellbound’, pubblicato il 7 febbraio 2025 dalla label ‘WoW Records’, è solamente il risultato di un intenso lavoro di studio e di una tournée italiana che ha fatto da apripista all’uscita sul mercato del prodotto discografico. Nelle tappe del tour, la band ha avuto modo di mettere in evidenza la singolare affinità tra i diversi musicisti che comunicavano tra loro attraverso la musica. L’album è un’opera che si distingue per la sua intensità emotiva e per la sua libertà espressiva, rappresentando un incontro perfetto tra tradizione e innovazione. La proposta musicale di Attilio Sepe e del suo quartetto è caratterizzata da una continua ricerca (ritorna puntuale la ricerca spasmodica che caratterizza questa fascia di jazzisti) sonora e da una scontata apertura all’improvvisazione (tipica del jazz), si tratta di elementi che danno a ‘Spellbound’ una qualità davvero unica oltre che e un ascolto appassionante. ‘Spellbound’ non si rivela solamente un album, ma è senz’altro la chiara dimostrazione di come la musica possa oltrepassare gli steccati culturali (ecco perché la musica unisce e non è divisiva come lo è la politica) unendo le diverse tradizioni in un idioma universale. «Con questo disco ci proponiamo di offrire al pubblico un’esperienza musicale elegante, ricca di sorprese e di emozioni» – dice Sepe.

La track list del lavoro comprende anche, oltre alla cover di un altro standard: ‘September in the rain’ alcune composizioni originali, in tema con il tono generale del disco. ‘Courtesy’, subito dopo il magnetico tema del sax, apre lo spazio ad un lungo ed articolato solo del contrabbasso, per proseguire su un momento swingante per lo scambio di assoli e di ruoli fra piano e sax. ‘Your memory’ è una ballad posta su una altalena ritmica che cambia direzione nel divenire, grazie agli interventi solisti dei due strumenti …il brano ‘Pure Imagination’ esplora in profondità e, con l’andare delle note … demolisce il mood intimo del pianoforte offrendo la sponda al tema del sassofono di Sepe. ‘Vanquish souls’ conclude il disco con un ritmo swing che diventa vetrina per i soli di tutti i musicisti. In questo ultimo brano il drummer Gabriel Moraes merita una segnalazione speciale per il suo eccezionale drumming

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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