Qual è il prezzo da pagare quando entrano in gioco i sentimenti? Quando un’emozione ti resta addosso per sempre? Hanno davvero valore gli anni che separano Anna e Marco, se dal giorno in cui i loro occhi si incrociano le loro vite non sono più le stesse? Domande a cui è impossibile rispondere.
Tre anni fa usciva L’equazione del cuore, un romanzo diverso, come l’autore stesso dichiarò. Ancora una volta Maurizio de Giovanni ci fa dono di una storia che non è come le altre. L’antico amore, difatti, è una profonda riflessione sui legami, sullo scorrere del tempo, sui sentimenti. Un lungo racconto in cui il confine tra realtà e finzione si dissolve.
Dopo aver letto l’incipit ci si illude di sapere a cosa si andrà incontro e, invece, ci si ritrova da un’altra parte. «Non ci fosse la notte. Ce l’avrei fatta, se non fosse esistita la notte.» Come dargli torto? In fondo, è di notte che i ricordi si allargano dentro, e diventano dolci e nostalgici allo stesso tempo. Nel suo ultimo libro in uscita, De Giovanni intreccia la vita del poeta Catullo e un anziano professore, entrambi tormentati da un’antica passione.
Attraverso le osservazioni di Oxana – e l’esistenza silenziosa e misteriosa del Vecchio – si esplorano temi come la perdita, la memoria, le ferite che lasciano segni indelebili e ci cambiano per sempre. Oxana presta attenzione ai dettagli. Ascolta. Pensa. Riflette. Ed è proprio il suo sguardo che, alla fine del libro, ci costringe a guardare l’universo attraverso i suoi occhi, a superare il nostro punto di vista e a diventare qualcun altro. A riflettere sui sentimenti e sulla libertà. Per Marco, e per l’autore stesso, l’amore dev’essere libero.
«Senza libertà diventa una condanna a morte», scrive. Ragion per cui, a un certo punto, il professore prende le distanze dalla gabbia familiare e si rifugia nella bellezza della poesia vera. Poesia che tiene per mano il lettore e parla «di amore, di odio; di smarrimento e sofferenza».
L’autore racconta con lucidità, nel suo stile inconfondibile, due realtà opposte: da un lato i legami autentici, l’amore, le ossessioni. Dall’altro le convenzioni, le parvenze, l’ipocrisia. È un romanzo in cui ci si ritrova e ci si immedesima almeno con uno dei personaggi, perché ognuno (chi più chi meno) ha conosciuto la disperazione che si prova quando si ama. Ancor più quando c’è di mezzo un matrimonio infelice; una differenza enorme di anni; un divario gigante fra i modi di stare al mondo.
De Giovanni ci coinvolge, in modo immediato e senza interruzioni, nelle dinamiche di una famiglia come tutte le altre: una famiglia che ama e che soffre. E nella vita dei personaggi. In particolare in quella infelice di Marco, professore universitario – romantico, appassionato di poesia e innamorato dell’amore. In un matrimonio che va a rotoli. Nella frustrazione di Silvana, sua moglie, scontenta perché “i figli avuti da giovane le hanno tarpato le ali”. Esiste una donna che non lo abbia pensato, almeno una volta? Silvana sogna di lavorare ma non lo fa, rovesciando addosso al marito, «che pensa solo al lavoro», le colpe e la rabbia che ha dentro. Un sentimento irritante che ci rimane nella testa fino all’ultima pagina.
La vita del protagonista, ormai avanti negli anni, è un rincorrere un pensiero, un’immagine, il ricordo di un amore. «Raccontò che esisteva una terribile consuetudine in città, da tempo immemorabile, quella di accecare con la punta di uno spillo i cardellini maschi, onde far sì che, non potendo riconoscere la presenza di una femmina né spegnere mai la smania del desiderio, continuassero a cantare, per richiamare la compagna inesistente. Aveva sempre creduto che fosse quella la ragione di quel canto meraviglioso di duemila anni prima […].». E ancora: «L’avrebbe amata anche se fosse stata più vecchia di lui di dieci, o vent’anni. Perché l’amava di un amore senza tempo, e senza forme. E aveva bisogno di Anna, non per essere felice, ma per restare in vita». Quest’ultimo romanzo di De Giovanni è un vero e proprio inno all’amore in cui perfino il canto degli uccelli, come le parole dello stesso autore, non è altro che il richiamo disperato di una compagna inesistente.
Maurizio de Giovanni, L’antico amore, Mondadori 2025.