Nessuna psicoterapia è per tutti

Il bisogno crescente di salute psichica e le variegate offerte di soluzioni e rimedi, concorrono sempre più, oggi, ad ingenerare confusione, sia nella domanda di aiuto, sia nella risposta terapeutica. Le psicoterapie sul mercato sono diverse tra di loro, i pazienti dovrebbero informarsi bene e gli psicoterapeuti dovrebbero saper orientare correttamente.  È una questione, più che di competenza sul proprio metodo di cura, di etica della comprensione dei bisogni del paziente e della corretta valutazione della sua domanda

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Esiste oggi un bisogno sempre più diffuso e crescente di salute psichica. Il disagio esistenziale, morale, dell’anima, riguarda sempre più persone, anche in ragione di quella cultura della nostra contemporaneità e di quelle tendenze che sembrano sospingere sempre più l’individuo alla solitudine, se pure in un contesto di iperconnessioni. Oggi i media, a tutti i livelli, consentono, infatti, di stabilire relazioni immediate, ma per lo più virtuali, intense, ma fragili al tempo stesso, sotto l’insegna della rapidità attraverso cui si stabiliscono e si interrompono: basta un click per stabilire o distruggere un’amicizia, per accogliere o cancellare l’altro, per farlo sentire accettato o rifiutato, a seconda che ci giunga o, al contrario, ci venga negato un like. Contatti che precludono a scambi profondi, non consentono conoscenze nuove, saperi inediti, idee diverse. Dialoghi senza dialettica, monologhi in due, in tre, in gruppo. Relazioni che, illudendo di evitare la solitudine, ne ingenerano altra, contatti precari che più che alla solidarietà spingono alla competizione e all’angoscia di non essere mai abbastanza. L’angoscia tipica della contemporaneità è la conseguenza, infatti, da una parte, della necessità di assicurarsi legami e, dall’altra, della loro inconsistenza; del bisogno, da una parte, del riconoscimento del proprio essere in quanto tale e, dall’altra, del timore di non essere mai abbastanza riconosciuti e accettati per quello che si è. Senso di solitudine, angoscia, vuoto esistenziale, disconoscimento di se stessi da parte dell’altro, insoddisfazione, bisogni impellenti più che capacità di desiderare, sesso e amore considerati come generi di consumo e di godimento immediati più che come misura dell’attesa fiduciosa di un incontro: sono le ragioni di questa crescente, diffusa, spesso disperata, richiesta di aiuto dei nostri giorni e della ricerca di chi si propone come in grado di assicurarlo.

Alla sempre maggiore richiesta di aiuto corrisponde, dall’altra parte, una crescente offerta di soluzioni, di rimedi e di psicoterapie, un mercato sempre più ricco, florido, di variegate offerte di aiuto, sempre più presentate in base alla legge del marketing, della pubblicità commerciale, insinuando nel potenziale paziente – sempre più considerato un consumatore del prodotto “salute mentale”, acquistabile ovunque, nei centri commerciali finanche, online soprattutto, e da chiunque – criteri di scelta come la convenienza, la brevità, l’economicità, l’efficacia in tempi brevi, il buon rapporto qualità prezzo. Le nuove agenzie della salute mentale, che bene incarnano tale logica del marketing cui viene oggi assoggettata la cura della salute psichica, e che, al pari di quelle matrimoniali o di quelle immobiliari, promettono l’abbinamento perfetto del paziente col terapeuta giusto, sono l’esempio più sconcertante della politica di mercato che ruota intorno alla salute mentale.

Questa situazione costituisce dunque una realtà estremamente confusa che tende ad ingenerare l’idea, pericolosa, che qualsiasi offerta di aiuto sia sufficiente, che ognuna vale l’altra e sia in grado di rispondere a ogni tipo di sofferenza psichica.

In realtà, le possibili risposte alle richieste di aiuto provengono da orientamenti e da indirizzi psicoterapeutici anche profondamente diversi tra di loro. Anche se tutti ormai sembrano conoscere le diverse denominazioni delle diverse offerte terapeutiche (psicoanalisi, psicoterapia cognitivo comportamentale, psicologia strategica, psicologia della famiglia, neuropsicologia, psichiatria, ecc.), solo pochi ne conoscono le differenze, le indicazioni, le controindicazioni di ciascuna e ancora meno sanno correttamente quale sia quella più indicata per ciascuno di loro.

Una tale confusione purtroppo è favorita anche dai professionisti del settore che, spesso, sono convinti che il proprio orientamento possa curare tutto e tutti e che sia efficace, se non il più efficace, per ogni genere di disturbo. Ciò ha ingenerato la prevalenza della logica di tirare ciascuno l’acqua al proprio mulino, sorpassando ed eludendo invece quella, eticamente richiesta e più scientificamente fondata, che ogni psicoterapia ha indicazioni e controindicazioni, che le diverse psicoterapie non possono portare tutte indifferentemente allo stesso risultato.

Il principio da cui non si può prescindere è che nessuna psicoterapia può dirsi per tutti. In altre parole, si pensa che ognuno dei diversi orientamenti terapeutici possa, in maniera indipendente l’uno dall’altro, rispondere e curare qualsiasi necessità di terapia, e che la scelta di questo o quell’orientamento, di una o un’altra psicoterapia sia solo una questione di preferenza personale, quasi come si stia scegliendo quale modello di automobile comprare.

Nella realtà, però, le cose non stanno così: nessuna psicoterapia è per tutti. Le differenze poggiano su criteri ben precisi: ogni terapia ha un proprio oggetto, lavora su aspetti diversi e porta a risultati diversi. Se tutte possono essere utili per la salute mentale dell’individuo, allo stesso tempo ogni terapia risponde con proprie indicazioni e controindicazioni alla richiesta d’aiuto. Sia chiaro: nessuna psicoterapia è meno valida dell’altra. L’efficacia non è legata alle caratteristiche in sé né ai presupposti teorici su cui ogni psicoterapia articola i propri discorsi e la propria prassi clinica; l’efficacia è legata piuttosto al grado maggiore o minore di risposta commisurata alla domanda e ai bisogni di quel determinato paziente.

Se si continua a far passare il messaggio – dettato prevalentemente da ragioni di mercato – che ogni orientamento psicoterapeutico possa adeguatamente curare chiunque, a prescindere dalla domanda e dal disturbo, si continuerà a ridurre l’orientamento verso un tipo di approccio piuttosto che verso un altro a ragioni meramente casuali, occasionali, pubblicitarie o di moda: la scelta della propria psicoterapia allo stesso modo con cui si sceglie la propria automobile!

Se invece di attrarre il paziente al proprio prodotto, lo si informa delle corrette differenze tra le varie psicoterapie, egli sarà maggiormente in grado di capire come e dove orientarsi, sperando che, d’altra parte, il dottore al qule il paziente si sarò rivolto, più che guidato dall’interesse di curare il paziente con il suo metodo, saprà lasciarsi guidare dall’interesse per il paziente, vale a dire dal principio etico di verificare, insieme al paziente, ascoltando quello che riferisce di sé e del proprio disturbo, ma soprattutto cercando di capire e di informarlo della sua posizione e delle sue aspettative nei confronti della cura, quale sia quella più adatta a lui in quel momento.

Egidio T. Errico

Medico, psichiatra e psicoanalista, già dirigente psichiatra presso il Servizio di igiene mentale dell’ASL SA/1 e primario psichiatra presso la Casa di Cura “La Quiete”. Socio Ordinario con funzioni didattiche della Società Italiana di Psicoterapia Psicoanalitica e docente della Scuola di specializzazione in Psicoterapia Psicoanalitica.

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