Quando si parla di colonizzazione si pensa a guerre, invasioni, imperialismo economico; oggi siamo un quarto di secolo oltre il 2000, è l’era dell’I.A., comunicazione e disinformazione si alternano e il colonialismo è anzitutto culturale… e cosa c’è di più profondo e culturale di una religione?
È da decenni che con metodo e strategia gli Stati Uniti penetrano l’America Latina con una galassia di religioni “cristiane” per sostituire il duro cattolicesimo romano – zeppo di gerarchie, tanti sacramenti, liturgia, purgatorio, culto dei santi e di Maria e di interesse per gli ultimi – con un cristianesimo spiccio, facile da praticare quasi prêt-à-porter, fatto di canti e citazioni bibliche, ma soprattutto redditizio per i Pastori e compatibile con il modello neoliberista globale Yankee.
Secondo il Pew Research Center, al 2020 la percentuale di protestanti in America Latina è cresciuta dal 4% a oltre il 20%.
In alcuni Paesi, la situazione è ancora più estrema, in Guatemala, i protestanti rappresentano oggi oltre il 45% della popolazione; in Honduras quasi il 48% si dichiara evangelico e in Brasile, il più grande Paese cattolico del mondo, il protestantesimo evangelico cresce a un ritmo del 7% all’anno, laddove il Cattolicesimo è in caduta libera mentre il troppo serioso protestantesimo Luterano praticamente sconosciuto.
Cosa c’è dietro queste religioni dalle sedicenti radici cristiane? Finanziamenti ultramilionari alle Chiese per la creazione di network mediatici (radio, TV, social), costruzione di mega chiese, corsi di formazione per pastori in stile corporate: come usare la voce, come vestirsi, come stimolare donazioni, come obbligare alle decime e – udite, udite – how to get miracles (come ottenere miracoli 😵😵😵 !!!).
Secondo il rapporto 2020 di Global Christian Relief, il 70% dei missionari evangelici americani lavora oggi in America Latina, sulle aree povere e rurali. Gli USA esportano una religione funzionale al mercato, che non ha nulla a che vedere con le radici Luterane europee e che ha una forma iper-commerciale, incentrata su tre principi che a noi europei appaiono indegni… ma molto funzionali allo scopo:
-
- Prosperity gospel; se hai successo economico, Dio ti ama…
- Sottomissione all’autorità; criticarla equivale a mancare di fede in chi ti guida dall’alto;
- Colpevolizzazione individuale; se sei povero, è solo una tua responsabilità morali
Il massimo teorico di ciò è il più grande e influente elettore di Trump: Franklin Graham – star televisiva degli evangelici yankee – dal patrimonio personale milionario e milioni di follower, che gestisce una incredibile rete di “progetti umanitari” molto redditizi, in tutti e 50 gli stati USA. Questa religione – ma dovremmo dire queste religioni, visto che sono tante e ognuna va per sé – è un groviglio teologico, ha poco a che fare con i Vangeli e men che meno con l’opera di Cristo: induce a non reclamare giustizia sociale, ad accettare supinamente le proprie disgrazie volute da Dio e che solo con il benessere finanziario si palesa la benevolenza di Dio. Infatti il report di Religion and Globalization in Latin America dell’Università di Chicago (2022), attesta che i nuovi convertiti evangelici mostrano una minore partecipazione a movimenti civici e sindacali rispetto ai cattolici tradizionali… insomma: più protestanti evangelici = meno rivolte sociali e meno pretese.
Le multinazionali della fede…
Basta fare una ricerca sul Web, neanche troppo complessa: quando noi europei parliamo di Chiesa, credenti o meno, pensiamo a una parrocchia… beh, le Chiese evangeliche sono tutt’altro, le loro organizzazioni sono veri e propri conglomerati economici. In alcuni casi sono addirittura delle multinazionali come in Brasile la Igreja Universal do Reino de Deus possiede una rete televisiva nazionale (RecordTV), banche, università e squadre di calcio… In Messico e America Centrale spopola una comunità dei credenti dal motto Pare de Sufrir (smetti di soffrire) con un impero di svariate decine di milioni di dollari.
Queste “Chiese” si finanziano tramite il sistema della decima obbligatoria (il 10% dello stipendio va versato al Pastore) e mediante massicce campagne di raccolta fondi online e nei media. Come sottolinea il World Christian Trends Report (2023), le chiese evangeliche latinoamericane gestiscono ormai un patrimonio immobiliare molto superiore ai 10 miliardi di dollari.
Il paradosso è che a finanziare questi imperi sono proprio le classi più povere, illuse di poter comprare con soldi una salvezza che spesso – lo dicono le sentenze – si traduce solo nell’arricchimento dei Pastori che con la forza dei voti del loro seguito si infiltrano di prepotenza nella politica.
Bolsonaro in Brasile ha costruito buona parte del suo consenso proprio grazie al sostegno delle chiese evangeliche. Nel 2018, il 70% degli evangelici ha votato per lui (fonte: Datafolha Institute), in cambio, Bolsonaro ha concesso esenzioni fiscali alle chiese, ministeri a pastori evangelici, politiche ultraconservatrici in materia di diritti civili; anche in Guatemala, Jimmy Morales, un comico divenuto presidente (è un trend…) ha vinto grazie al sostegno delle chiese evangeliche, promettendo di difendere i valori cristiani tradizionali… cioè la conservazione dell’ordine neoliberale yankee.
La politica di conquista USA per l’America Latina è chiara: religione evangelica + liberismo + repressione soft = stabilità garantita per il capitale internazionale… Noam Chomsky lo definisce “il volto gentile dell’imperialismo“: niente più dittature sanguinarie, ma felicità a gogò, canti corali, Bibbie patinate, televangelisti milionari, un Cristo da modellare all’istante e Vangeli -zeppi di inutili attenzione ai poveri, amore verso il prossimo, etc..- dimenticati in un cassetto.
L’America Latina è destinata a diventare un protettorato culturale degli USA, ma col sorriso sulle labbra, devoto, pacificato, sempre e disperatamente povero, tanto che la maggior parte non può permettersi nemmeno un’influenza… È per questo che si assiste a una forte rinascita della medicina sciamanica dalle radici antiche, con il ruolo sempre più presente del Curandero tra le classi meno abbienti, quale mediatore tra il mondo degli spiriti e il quello umano.
Per rimarcare questa strategia culturale Donald Trump si è tirato dietro la televangelista Paula White, pastora della New Destiny Christian Center, plurindagata, e volto noto delle televisioni religiose americane. La White ora è anche consigliera spirituale della Casa Bianca, portando al potere il Prosperity Gospel quella dottrina cara a Trump che predica il principio tossico: Se sei ricco, Dio ti sta premiando. Se sei povero o malato sono cavoli tuoi.
In questo quadro: la disuguaglianza sociale diventa volontà divina e la solidarietà è vista come un indebito aiuto ai “falliti”, la Fede viene ridotta a una transazione economica: più doni alla chiesa (e ai suoi leader), più Dio ti benedirà: proprio l’opposto dei motivi della Protesta di Lutero del 1517.
Ma poiché al peggio non v’è mai fine, durante la pandemia COVID-19, mentre il mondo affrontava una crisi sanitaria senza precedenti, i televangelisti legati a Trump chiedevano donazioni promettendo protezione divina dal virus, in un’operazione di marketing religioso cinica e rivoltante: non vaccini, non mascherine, non aiuti sociali, ma soldi in cambio di miracoli.
Le “Chiese della prosperità” sono esportate in America Latina, Africa e Asia come parte del pacchetto culturale made in USA, insieme a fast food, social network, serie e giochi demenziali TV, una colonizzazione culturale camuffata da predicazione religiosa. E qui sta la forza (e il pericolo) del modello: non impone direttamente il dominio economico o militare, ma plasma le menti a desiderarlo e ad accettarlo come naturale soprattutto nelle aree più deboli economicamente (come appunto gran parte dell’America Latina, dell’Africa e del Sud-Est Asiatico).
Da laico apprezzo sempre di più la formazione giudaico-cristiana della nostra vecchia Europa, dove l’attenzione agli ultimi ha ancora qualche senso, rispetto e dignità… vorrei che in U.E. ne tenessero in gran conto, perché di morire Yankee non è che ci tenga troppo, anzi!