Quando la comunicazione fa le piroette…

La critica di Crosetto fa parte di una nuova comunicazione sicuramente influenzata da una combinazione di fattori politici, strategici, personali e di mantenimento dell'unità all'interno della coalizione nella quale c’è ancora una certa Forza Italia della famiglia Berlusconi oggi affidata a Tajani

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C’è un vecchio e scurrile motto attribuito a Ferdinando I Borbone-Due Sicilie: “Cummannà è meglie ca’ fxxx…”, che -probabilmente- è uno dei tanti fake creati da Alessandro Luzio, direttore dell’Archivio Sabaudo, che si attribuì l’alto incarico di inventarsi condotte ed aneddoti sui Borbone onde giustificare anche dal punto di vista del Regal Contegno (sic!) il doveroso intervento dei Savoia per invadere il Regno di Napoli “…dove’era un Popolo arretrato più dell’Affrica… del resto la botte dà il vino che ha…” com’ebbe a dire Luigi Carlo Farini, altro campione della disinformazione savoiarda.

Però per la nostra storia politica il motto ferdinandeo c’entra molto e ben s’attaglia a quello che sta accadendo da tempo e soprattutto dopo la pubblicazione del libro “Il mondo al contrario” di Roberto Vannacci -non più scaricabile in pdf 🤫- che vorrebbe essere un saggio sociologico che analizza il presente italiano attraverso una lente fortemente critica. Vannacci sostiene che il mondo è “al contrario” e i valori tradizionali sostituiti da quelli della modernità: comunque lo si voglia leggere è un inno alla conservazione tipico di una Destra tradizionalista… che tale era fino all’anno scorso.

Poi sono arrivate le elezioni, la Meloni ha vinto su tutti e non c’era più bisogno di fare propaganda alla Salvini ma di governare, quindi gli spot sulle accise della benzina, i tormentoni sui migranti, il feeling con Putin, la critica sugli appetiti NATO, etc… sono stati messi nello sgabuzzino delle scope e del secchio con gli stracci per lavare a terra.

Secondo Vannacci, il mondo è stato messo “al contrario” da una serie di forze, tra cui il femminismo, l’immigrazione e -guarda un po’- l’omosessualità; e benché nelle interviste il generale la butti su una lettura obiettiva dello status quo, dalle righe scritte si evidenzia forte che sono proprio queste forze la causa della perdita dei valori tradizionali, come Famiglia, Patria e Religione. Le tre tesi di fondo del libro, prese in sé non sono aliene a nessuno, anzi diciamo pure che sono i banali argomenti che vengono fuori nei bar, sulle panchine e nelle sacrestie quando si è esaurito l’argomento “non ci sono più le mezze stagioni”: 1) La famiglia tradizionale è in declino, 2) La società dei consumi ha mercificato il sesso, 3) I valori tradizionali sono stati sostituiti da quelli della modernità.
Niente di più mediocremente ordinario e per nulla nuovo: anzi leggendo qualche passo di Cicerone (70 A.C.) troviamo gli stessi argomenti nei confronti della modernità… ma perfino duemila e più anni fa non troviamo nulla sui tanti Romani neri che pure c’erano e sull’omosessualità che pure c’era.

Ma diciamo la verità: del libro di Vannacci non frega nulla a nessuno; il refrain che la sinistra abbia abbandonato i valori della patria e della famiglia e che ha favorito l’immigrazione e l’omosessualità, a voler essere obiettivi bastava risentirsi i discorsi preelettorali di Salvini, qualche intervento (molto accorto) di Alemanno e La Russa, solo per fare nomi più conosciuti, e poi il famosissimo “Io sono Giorgia” ce lo siamo dimenticati?

Qui si fonde a meraviglia il motto ferdinandeo “Cummannà è meglie ca’ fxxx..” perché con una calcolata inversione ad U, Guido Crosetto, ministro della Difesa, con una Comunicazione a piroetta nuova di zecca ha condannato le parole di Vannacci, affermando che “non sono in linea con i valori dell’Esercito Italiano”… come fosse una novità che buona parte dei medi ed alti gradi militari provenienti dalle Accademie, pur rimanendo fedelissimi alla Costituzione e alla Democrazia, la pensano proprio così: siamo sinceri almeno con noi stessi, abbiamo tutti qualche amico graduato!

Ma i peones della Destra di base hanno invece preso le difese del generale sostenendo che le sue parole sono “libere” e che “non devono essere censurate“. Le critiche di Crosetto, definite maligne (lui è molto vicino all’industria delle armi da guerra e quindi ai militari), potrebbero essere state percepite come una minaccia alla coesione del partito, perché da molti i contenuti del libro del generale Vannacci sono considerati cruciali per il posizionamento della destra.

Insomma la Destra di comando vuole cambiare e soprattutto nella Comunicazione che è alla base di qualsiasi rapporto politico: Salvini e Meloni erano sgraditi sia in Europa che in USA per le loro passate esternazioni (e anche per qualcosa di più concreto) amichevoli verso Putin, ricordiamo tutti come è stato accolto il “Capitano” in Polonia: è dovuto fuggire via. L’anno scorso per fare il governo hanno dovuto cedere a Tajani gli Esteri (ministero da sempre sotto l’egida USA) e un po’ alla volta fare marcia indietro sui loro atout propagandistici per essere accettati a trattare in U.E. e addirittura dichiararsi solidi Atlantisti per poter parlare con gli USA.

Una piroetta a più giri voluta dalla Meloni che ha fatto suo il motto ferdinandeo, appunto.

In sintesi, la critica di Crosetto verso il libro di Vannacci fa parte di una nuova comunicazione sicuramente influenzata da una combinazione di fattori politici, strategici, personali e di mantenimento dell’unità all’interno della coalizione nella quale c’è ancora una certa Forza Italia della famiglia Berlusconi oggi affidata a Tajani, vecchio socialista democratico e gradito agli USA, senza dimenticare che Piersilvio con i nuovi Palinsesti TV sta dimostrando che le cose della Destra urlante in casa Mediaset non sono più gradite, con buona pace del padre.

 

 

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

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