Quando la comunicazione e il tempo cambiano il senso alle parole

Dal "volgare pacifista" al lessico nazionalista: come muta il significato dei termini con il passare degli anni ma anche grazie al sistema di potere politico che, alla lunga, incide sul sociale

Tempo di lettura 3 minuti

Qualche tempo fa in una discussione alla Camera circa la fornitura di armi all’Ucraina, un deputato della Destra, riferendosi ad una parte dell’emiciclo l’apostrofò con “siete solo volgari pacifisti”. Il termine pacifista usato al negativo mi suonò nuovo e mi ha portato a riflettere su quante parole, con significati apparentemente ben precisi, variano l’accezione propria per mutate circostanze sociali.

L’evoluzione della cultura di una società, le esperienze, i valori, le norme e le dinamiche sociali -che inevitabilmente mutano nel tempo- portano a nuovi contesti, ma anche i cambiamenti tecnologici introducono nuovi concetti per gli stessi termini, basta pensare solo al senso di “Rete”, nonché i mutamenti politici e sociali che influenzano la percezione delle parole portando a nuove interpretazioni o connotazioni di determinati vocaboli.

Rimanendo nel campo sociologico grandi effetti hanno soprattutto le modifiche dei valori sociali nei cambiamenti della percezione di giustizia, uguaglianza, diversità e altri principi fondamentali, insieme ai mutamenti dei valori e degli usi che ne fa una nuova generazione… chi ha una certa età ricorda bene l’abitudine invalsa e diffusa di decenni fa della bestemmia sacra tra il popolino, ma anche tra la classe media, mentre oggi è praticamente scomparsa, forse perché si è attenuato il credo in ciò che si malediceva o perché la bestemmia in sé ha perso la funzione di sfogo interiore.

Media e comunicazione poi hanno determinato la nascita di un nuovo lessico; l’uso delle parole nei media, nei social media e nella comunicazione quotidiana dei giovani ha influenzato il modo in cui vengono percepiti e utilizzati i termini… negli ultimi 50 anni a modificare il senso e l’uso di tanti termini sono stati i cambiamenti nelle dinamiche di genere: le trasformazioni all’interno di una società hanno portato a nuovi modi di parlare e interpretare il linguaggio, come ad esempio l’evoluzione del lessico di genere, una volta abbastanza differenziato, alcuni termini ed argomenti erano tabù per le donne, mentre oggi è uniformato il che ha consentito la nascita della terminologia “gender” sconosciuta pochi anni addietro, con il mutamento di tanti comportamenti ed aspetti…

Ma il vero cambiamento del senso delle parole lo fa il sistema di potere politico che alla lunga incide sul sociale. Al proposito, a volte scartabello in quel baule della mia famiglia dove c’è una raccolta di lettere, cartoline, libri di scuola, diplomi, brevetti, licenze, quotidiani e riviste del periodo che va da fine ‘800 fino al 1950, ivi comprese le war-prisoner letters provenienti da parenti dai campi di prigionia inglesi in Egitto. A parte le lettere d’amore dei primi decenni del ‘900 che risentono molto dello stile iperbolico dannunziano, mi sono dilettato a trovare termini usati in quei tempi con significati per noi oggi curiosi. Per esempio:

  • Repubblicano: Nel periodo fascista, il termine “repubblicano” indicava un avversario della monarchia e del Regime, nulla di più!
  • Popolare: il termine indicava qualcosa che apparteneva al popolo. Niente a che vedere con qualcosa diffuso e apprezzato da un vasto pubblico.
  • Nazione: indicava la comunità italiana unita dal Regime fascista; sovente era l’uso di metonimie come “la Nazione Fascista” in luogo di “Italia”, “Ordine” per indicare il sistema sociale e politico creato dal Regime e “Disciplina” come analogo di sottomissione al Regime.
  • Mobilitazione: era l’impegno dei cittadini a sostenere il Regime fascista. Oggi, il termine indica l’azione di mobilitare le risorse e le forze di una comunità per raggiungere un obiettivo.
  • Progresso: il termine indicava esclusivamente il progresso sociale e culturale promosso dal Fascismo, niente di tecnologico.
  • Democrazia: dal libro La Dottrina del Fascismo “forma di governo che ha fallito, inefficiente e corrotta per popoli deboli, che dà troppa importanza alla volontà della maggioranza, spesso ignorante e influenzabile”.
  • Obiettore: Ancora 50 anni fa il termine “obiettore” veniva usato in senso negativo, per indicare una persona vile, senza spina dorsale… Oggi, l’obiezione di coscienza è un diritto riconosciuto.
  • Pacifista: il termine nel ventennio veniva usato solo in senso negativo, per indicare un individuo che si opponeva al militarismo, all’imperialismo e che -come tale- era considerato traditore della Patria.

Quindi, se vogliamo, niente di nuovo oggi per il “volgare pacifista” gridato all’interno della Camera; tutto molto coerente con il lessico neonazionalista del senatore Lollobrigida accusato -tra l’altro- di apologia del fascismo dalla Procura di Tivoli, con la partecipazione di alcuni esponenti della Destra a manifestazioni come la Marcia su Roma del 2023, con la solita e reiterata negazione della Shoa che non manca mai, con il saluto a mano tesa valutato da La Russa come “potrebbe non essere reato”, nonché -per condimento finale- con il tentativo di procedere all’abolizione della legge Mancino che punisce l’apologia del fascismo e l’approvazione della legge per censurare i media… E sono proprio questi i prodromi che poi cambiano il senso delle parole…

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

Previous Story

Aziende, furbacchioni e false beneficenze

Next Story

La comunicazione in tempo di guerra: anacronismi e manipolazioni