È nel cuore della biblioteca intitolata a Eduardo Caianiello – dal nome del matematico che di Caccioppoli fu allievo – che la giornalista Lorenza Foschini ha presentato il suo ultimo lavoro, L’attrito della vita, presso l’Università degli Studi di Salerno. Edito da La nave di Teseo, il libro è stato pubblicato quasi un anno fa e continua a riscuotere successo.
Foschini ha alle spalle una vasta esperienza televisiva e giornalistica: è autrice e conduttrice di trasmissioni e documentari, oltre che scrittrice e grande appassionata dell’opera di Marcel Proust. Con l’indagine su Renato Caccioppoli non soltanto concretizza un progetto vagheggiato a lungo – da quando, giovanissima, ebbe modo di conoscere personalmente il matematico, complice la diretta parentela per parte di madre – ma consegna ai lettori una fedele fotografia del genio napoletano. Che fu, indubbiamente, un uomo “dal multiforme ingegno” e dalla spiccata sensibilità, capace di intuizioni – soprattutto nel campo dell’analisi funzionale e della teoria geometrica della misura – che gettarono le basi per la ricerca matematica della seconda metà del Novecento.
Se Renato Caccioppoli sperimentò, come si racconta nel volume, una straordinaria solitudine, il suo lavoro avrebbe risparmiato invece all’Italia l’isolamento culturale dopo un periodo in cui i contatti con l’estero erano stati tutt’altro che facili e fecondi. Il matematico morì suicida l’8 maggio del 1959, ed è difficile stabilire le motivazioni, forse imputabili a molteplici fattori – non ultimo, l’insostenibile senso di vuoto che spesso tormenta coloro che riescono a sfiorare verità invisibili ad altri. Per la scelta del titolo, Lorenza Foschini si affida a una definizione della scrittrice Paola Masino: in una lettera inedita ella usò appunto l’espressione “l’attrito della vita” per riferirsi al suo ultimo incontro con Caccioppoli, visibilmente logorato dall’esistenza. Ma l’autrice non desiderava indagare unicamente i prodromi della tragedia – tema centrale in Morte di un matematico napoletano, film che nel 1992 valse a Mario Martone il David di Donatello – desiderava piuttosto, con questo lavoro, aggirare la fitta coltre di aneddoti troppe volte infondati che ha avvolto per anni Renato Caccioppoli. Così, alla luce delle inedite sfaccettature del genio, persino l’ultimo gesto assume un nuovo significato. L’autrice ha approfondito con noi alcuni aspetti del suo libro.
Lei è giornalista, ma può vantare anche una formazione storica: di quali fonti si è servita per la sua ricostruzione?
Sono stati d’aiuto i ricordi familiari e l’archivio di Stato. Ho poi avuto la fortuna di potermi rivolgere a testimoni diretti, che hanno conosciuto personalmente Caccioppoli. Inoltre, si è rivelata preziosa la sua corrispondenza con Maria Del Re, professoressa di Geometria presso l’Università di Napoli nei primi decenni del Novecento.
Cosa è emerso della personalità di Renato Caccioppoli?
È stato illuminante scoprire due aspetti in particolare. Innanzitutto, la sua giocosità – giocava molto con le parole, ad esempio – un tratto ricollegabile probabilmente alla necessità del matematico puro di fare i conti con la volatilità del suo lavoro, con la fragilità dei risultati raggiunti, continuamente superati da nuove scoperte. Non era dunque un lato infantile, questo, come si poteva pensare all’apparenza. È poi centrale il ruolo dell’universo femminile nella sua vita: sua madre, Sofia Bakunin, è stata una delle prime laureate italiane in Medicina, mentre sua zia Maria Bakunin insegnava Chimica in un momento storico in cui le altre donne a stento accedevano ai percorsi universitari; non ultima Sara Mancuso, sua moglie, una donna libera e indipendente che conquistò immediatamente Caccioppoli, nonostante la sua eccentricità fosse mal vista durante gli anni della dittatura.
Renato Caccioppoli contribuì al teorema Banach-Caccioppoli, detto anche teorema delle contrazioni, uno strumento fondamentale nella teoria degli spazi metrici. I due matematici hanno mai avuto contatti?
A dire il vero i contatti di Caccioppoli con il mondo esterno, anche dopo la guerra, furono estremamente limitati, dal momento che nell’Italia liberata degli anni Cinquanta gli fu inspiegabilmente negato il passaporto. Un isolamento indotto e immotivato che certo ebbe il suo peso nella vita del matematico. Inoltre, pur parlando molte lingue, Caccioppoli non conosceva l’inglese, che già allora acquisiva un’importanza crescente sullo scenario internazionale. Il merito della diffusione dei suoi lavori va ad Ennio De Giorgi, un altro grande matematico che egli ebbe modo di incontrare.
Nel presentare il suo lavoro ha esplorato il rapporto tra Eduardo De Filippo e Renato Caccioppoli, anche in relazione al legame con la città di Napoli, che ha giocato un ruolo importante nella vita del matematico. Com’è nata la loro amicizia?
Eduardo De Filippo e Renato Caccioppoli si conobbero dopo la guerra, nella città liberata, e furono accomunati dalla speranza del riscatto partenopeo. Caccioppoli lo ospitò a casa sua per qualche giorno, e i due ebbero presto modo di rendersi conto che forse, nonostante il conflitto, nulla era cambiato davvero. È in questo contesto che De Filippo gli racconta di avere in mente una nuova commedia – Napoli milionaria! – che si ispira proprio a queste riflessioni. Un rapporto, quello tra i due, che meriterebbe di essere approfondito.