La Campania è viva e si racconta

La prima autobiografia della regione scritta da Paolo Romano: memoir di un territorio di cui si sa poco oltre gli stereotipi

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Una donna matura e moderna allo stesso tempo, bella e ricca di fascino che decide di raccontarsi in prima persona. “Io, la Campania” è la prima autobiografia della regione Campania. Il libro è una narrazione coinvolgente della regione che, per l’occasione, diventa una donna che si racconta con diversi registri narrativi. Non si tratta solo di una guida ma di un memoir di un territorio che è l’icona del Mezzogiorno. L’ha scritta il giornalista Paolo Romano e l’ha pubblicata Marlin editore, la casa editrice fondata da Tommaso e Sante Avagliano.

Paolo Romano

Come nasce l’idea di questo originale racconto?

Cerco di scrivere i libri che vorrei leggere e non trovo. Sono un avido lettore di biografie e autobiografie: si dice che i libri allunghino l’esistenza; secondo me questo genere centuplica le vite. Poi biografie e autobiografie hanno uno stile più forte perché immediato: consentono di leggere qualcosa di vero, frutto di una sintesi esistenziale anche quando sono romanzate. Così mi è venuta l’idea di fare lo stesso per la regione che adoro, una terra di cui si sa poco oltre gli stereotipi. Questo espediente narrativo punta a un’ampia fascia di lettori, dai ragazzi agli adulti. Ovviamente la Campania è una donna, ho provato a usare una scrittura femminile, che ha una sensibilità più forte.

Che tipo di donna è la Campania?

È una sirena contemporanea, come illustrato dalla copertina dell’artista Francesco Raimondi: una sirena con una camicia moderna, sembra appena uscita da una boutique del corso. La Campania è una donna matura che rimane bellissima. E narrativamente questo espediente funziona: consente di poter dire “io c’ero e vi racconto tutto”. La Campania prova a raccontare a prendere posizione anche in dilemmi storici che si portano avanti da sempre e appassionano, come per quello che riguarda le vicende del brigantaggio e la questione meridionale… Chiarisce, ad esempio, che i briganti non erano né santi né delinquenti, come a turno le tesi opposte raccontano, e spiega che semplicemente la legge Pica per fermare il brigantaggio fu pessima.

Quali sono i pregi e quali i difetti di questa regione-donna?

Ho preferito non raccontare le tante gomorra: ci sono già nella cronaca quotidiana dei giornali. La Campania racconta la vita sottaciuta, bistrattata, ignorata, quella che non tutti conoscono. A un certo punto lei, la nostra regione, nel libro dice proprio che i suoi mali sono l’assenza di lavoro, la criminalità e uno scarso senso civico. La Campania è una donna bellissima e affascinante ma con la quale è difficile vivere. Ma è anche una donna che non disgiunge la bellezza dalla cultura: chi dice che una donna bella e affascinante non può essere anche supercolta?

La Campania, racconta nel suo libro, ha cinque figlie femmine: le province. Qual è la preferita?

Sono cinque sorelle tutte bellissime. Diciamo che non dovrebbe avere preferenze. Anche se sappiamo che pure nelle famiglie non è così: c’è sempre un figlio preferito ma non lo si ammette mai.

La regione è paragonata a una donna matura che non perde il suo fascino: che rapporto ha con i giovani?

Alla fine del libro si avvicinano alla donna-Campania proprio dei giovani: le chiedono cosa fare. Sono combattuti tra il restare e l’andar via, il famoso fujtevenne di Eduardo. Allora a un certo punto dice ai giovani: lo so che la tentazione di andare via è facile, legittima; ma se restate – dice – fatelo con il concetto di “restanza” di Vito Teti; rimanere per cambiare le cose. Restare per piangersi addosso non serve; è meglio andar via. Chi resta deve inventarsi qualcosa e valorizzare la propria terra. Però – dice la Campania ai giovani – se andate via, io vi accoglierò sempre a braccia aperte e con gioia quando tornerete.

La Campania è convenzionalmente additata come la regione più bella d’Italia: c’è consapevolezza di questa bellezza?

Lei, la regione-donna, sa di essere la più bella ma vorrebbe che le si riconoscesse questo ruolo: anche i suoi abitanti non sono coscienti di tanta meraviglia. Si parla sempre del mare inquinato ma in questa regione c’è uno dei numeri più alti di bandiere blu; si narra della cementificazione selvaggia, dimenticando che oggi c’è un quarto di aree protette… Insomma, spesso ci sono cliché che non sono sostanziati.

Qual è la storia più bella raccontata dalla Campania secondo Paolo Romano?

Quella che mi ha galvanizzato di più è stata la ricostruzione delle ville degli antichi romani sulle nostre coste: l’ho definita la California degli antichi romani. Ho provato a descrivere la villa di Minori, quella di Poppea ad Oplontis, oppure la villa dei Papiri, che è la più antica biblioteca al mondo dove è passato Virgilio e Filodemo di Gadara… Ma è solo un esempio: ci sono tante storie interessanti. Molti non sanno che il cristianesimo è arrivato in Europa non attraverso Roma ma dalla Campania: San Paolo sbarca a Pozzuoli e poi va a Roma: Pozzuoli era il porto di Roma e, come sempre accade, nei porti sbarcano non solo navi con merci ma anche culture e religioni.

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

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