Il giornalismo abroga la leadership femminile

Ai vertici di tg e gr il servizio pubblico sceglie solo maschi e l'Italia va indietro

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«Un passo indietro per tutto il Paese». Così l’associazione DonnexDiritti, l’associazione di giornaliste GiULiA, i comitati pari opportunità di Fnsi e Usigrai protestano dopo le nomine dei nuovi direttori Rai. Il motivo? Non c’è neppure una donna alla direzione delle testate giornalistiche. Per questo il gruppo ha chiesto un’audizione alla commissione interparlamentare: «Sono state tradite le regole aziendali, il patto con lo Stato, le raccomandazioni di Bruxelles». Una situazione – scrivono DonnexDiritti, GiULiA e le commissioni di Fnsi e Usigrai – che evidenzia come, nonostante ci sia una policy di genere e un Contratto di servizio, «la televisione pubblica italiana sia oggi senza direzioni affidate a giornaliste, sia nei canali giornalistici che nelle reti generaliste».

Le nomine. Il Consiglio di Amministrazione Rai, su proposta del nuovo amministratore delegato Roberto Sergio, ha designato direttori Gian Marco Chiocci (Tg1), Antonio Preziosi (Tg2), Mario Orfeo (riconfermato al Tg3), Francesco Pionati (Gr) e Jacopo Volpi (Raisport). Nell’offerta informativa sono stati nominati anche Marcello Ciannamea (prime time), Angelo Mellone (day time), Paolo Corsini (approfondimento), Adriano De Maio (cinema e serie tv), Luca Milano (Rai Kids). Monica Maggioni, direttrice uscente del Tg1 è stata trasferita alla guida dell’Offerta informativa. Le altre poche donne confermate sono Silvia Calandrelli (Rai Cultura), Maria Pia Ammirati (Rai Fiction) ed Elena Capparelli (RaiPlay e digitale).
Il cosiddetto gender gap riguarda non solo le testate giornalistiche Rai ma pure le reti private e le principali testate giornalistiche italiane.

Poche donne nei posti di potere
nelle principali testate giornalistiche

I dati nazionali. L’86% dei direttori di quotidiani italiani è costituito da uomini; solo il 14% donne. Non va meglio per i settimanali: il 77% dei direttori è uomo contro il 23% delle donne; la situazione migliora leggermente per i mensili (63% uomini e 37% donne). Questi dati (aggiornati a novembre 2022) già qualche mese fa avevano fatto lanciare un allarme relativamente a un vero e proprio squilibrio di genere ai vertici delle testate giornalistiche italiane. I dati emergono da una indagine commissionata all’agenzia L45 in occasione della seconda edizione di WomenX Impact, evento internazionale dedicato alla leadership femminile, e significativamente chiamata “Troppo poche: il gender gap nel mondo dell’informazione e dei media in Italia”.
La differenza di genere riguarda soprattutto le posizioni di comando: l’ultima analisi disponibile (anno 2020) dell’Osservatorio sul giornalismo dell’Agcom vede la platea dei giornalisti attivi italiani composta dal 42% da donne e dal 58% da uomini, distribuzione in linea con le percentuali di occupati della popolazione italiana per genere. Sono gli stessi dati del rapporto sulle dinamiche occupazionali nel settore giornalistico dell’Inpgi che evidenzia un altro particolare: nel nostro Paese siamo leggermente indietro rispetto alla media europea, dove la percentuale di giornaliste donne occupate sale al 46%.
Un’analisi di Ejo (Osservatorio europeo di giornalismo) già nel 2018 aveva evidenziato un problema di disparità di genere che riguarda il mondo dell’informazione in Italia. E nella ricerca non si parlava solo di direzione o di ruoli di responsabilità: secondo i dati Ejo, il 63% delle firme degli articoli appartiene agli uomini; solo il 21% a donne. Si tratta della percentuale più alta rispetto agli undici Paesi europei analizzati. I ricercatori Ejo si sono basati su un’analisi comparativa delle notizie di due giornali cartacei e di due testate native digitali per ogni Paese esaminato (Repubblica Ceca, Italia, Lettonia, Polonia, Romania, Spagna, Svizzera, Ucraina e Regno Unito).

Il gap riguarda la stampa tradizionale
media digitali più equilibrati

Non va meglio in Europa dove – stando ai dati del network Ejo – c’è una supremazia degli uomini sia nel decidere che nel coprire l’agenda mediatica. Un dato particolarmente significativo, visto che negli undici Paesi presi in esame, le donne sono la metà dei giornalisti maschi. Nel report sono state analizzate le firme degli autori degli articoli e le immagini utilizzate a corredo: i ricercatori hanno scoperto che gli uomini scrivono ancora la maggior parte dei contenuti di news, business e opinione e che la gran parte delle immagini riguardano uomini. Negli 11 Paesi analizzati, gli uomini hanno scritto il 41% degli articoli; il 23% è firmato da donne; la parte restante è attribuita ad agenzie o a pezzi anonimi. La disparità di genere riguarda principalmente la stampa tradizionale; i dati delle organizzazioni digitali appaiono leggermente più equilibrati.

Matilde Serao, prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano

Nel Paese di Matilde Serao – prima donna italiana ad aver fondato e diretto un quotidiano – a distanza di quasi un secolo e mezzo, le direttrici di testate giornalistiche si contano sulle dita di una sola mano: Agnese Pini, direttore di tutti i quotidiani editi da Editoriale Nazionale (QN Quotidiano Nazionale, il Resto del Carlino e Il Giorno) e Norma Rangeri direttrice del Manifesto.

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

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