Greenwashing e controinformazione

Il paradosso delle navi da crociera che producono grandi quantità di rifiuti solidi e liquidi che non sempre riescono a smaltire ma che, grazie alle ridotte emissioni di CO2, diventano addirittura "green"

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Da molti anni seguo l’evolversi del clima informandomi su tutto ciò che provoca inquinamento ambientale e so per certo che ci sono poche cose al mondo più inquinanti di una nave da crociera che tra passeggeri ed equipaggio porta in giro 6-8000 persone. A settembre scorso mi è capitato tra le mani la copia di un comunicato di un’azienda di navigazione che tra settore commerciale e turistico ha circa 680 navi e tra queste una ventina di grandi navi da crociera per le quali testualmente dichiara di “…rispettare i mari in cui naviga… facendo viaggiare i passeggeri riducendo al minimo gli impatti sull’ambiente marino, etc..”, ammettendo se non altro che gli impatti sull’ambiente ci sono anche se al minimo.

Il comunicato forse si riferiva solo all’ultima nave supertecnologica, ma poiché a questo mondo tutto è relativo in quelle righe ci si guardava bene dal dichiarare di quanto riduceva l’impatto sull’ambiente e poi, rispetto a cosa?… Non era poi quella la circostanza per far riferimento all’impatto sull’ambiente delle altre 660 navi commerciali in giro per il mondo per le quali ci sarebbe solo da vergognarsi visto che in quegli enormi motori diesel bruciano scisti consentiti qui in Europa ma pieni zeppi di ossidi di zolfo (+ 9% nel 2022), ossidi di azoto (+ 18% nel 2022) con il Pm 2.5 cresciuto di oltre il 25%, e non aggiungiamo nulla sulla monnezza che bruciano spensieratamente quando vanno in estremo Oriente.

Ma fermiamoci alle navi da crociera:

Le circa 220 grandi navi da crociera europee dopo due anni di respiro dovuto alla pandemia, non ci hanno messo troppo a superare, e di molto, i livelli d’inquinamento pre-pandemici, facendo -in questo ambito- dell’Italia lo Stato più inquinato d’Europa, lo dice il network indipendente T&E  che in un nuovo rapporto ha denunciato le emissioni causate dal turismo marittimo: l’Italia guida la classifica fra i Paesi europei da inquinamento crocieristico, superando la Spagna. Le 3 città più inquinate dalla Crocieristica sono Barcellona, Civitavecchia e il porto ateniese del Pireo, mentre le altre italiane che compaiono nella classifica europea sono Napoli, Genova e Livorno. E questi sono dati obiettivi di un organo indipendente.

Però poi arriva l’ammiccante comunicato che giura di “…rispettare i mari in cui naviga, e bla, bla..”.

Cominciamo a dire che la mano di verde e la seduzione con la quale le navi da crociera solcano gli azzurri mari è tutto greenwashing e controinformazione: è un significativo spostare la comunicazione e distogliere la percezione pubblica dei problemi ambientali associati a questo settore. Le compagnie di crociera dissimulano l’impatto ambientale delle loro navi perché devastante; queste navi sono amiche dell’ambiente quanto il Baygon è amico degli scarafaggi, ovvio che cerchino di mantenere una percezione positiva nell’opinione pubblica orientando la comunicazione verso la Crociera Green con emissioni di CO2 “minime 🤔” ma senza fornire dati dettagliati o paragoni rispetto ad altre fonti di emissioni 😡; e quindi portano la comunicazione sui tanti pannelli solari istallati, sul risparmio dell’energia, e gioiscono con te della festa continua, del cibo a iosa, dei posti belli da vedere, della musica, gli spettacoli con le donnine… non riferiscono mai che quegli enormi motori diesel, usati per produrre energia elettrica e alimentati con quanto c’è di più inquinante, non vengono mai spenti e meno che mai in porto rilasciando ossidi di azoto, zolfo e particolato fine a beneficio fetido delle città portuali.

Ma c’è un altro lato oscuro, negato come il resto: ogni giorno una nave da crociera produce una quantità enorme di rifiuti solidi e liquidi. Questi rifiuti possono includere plastica, carta, vetro, cibo non consumato oltre a liquami organici e di cucina. Anche se la maggior parte delle navi è dotata di impianti di trattamento dei rifiuti e dei liquami, non sempre sono in grado di garantire un trattamento completo ed efficace e quindi in alcune circostanze i rifiuti sono scaricati in alto mare 🤮 causando danni agli ecosistemi marini o smaltiti in modo inadeguato a terra.

L’inquinamento causato dalle navi da crociera ha un impatto devastante sulla vita marina. Le sostanze chimiche e i rifiuti solidi possono danneggiare i coralli, avvelenare i pesci e gli altri organismi marini e distruggere gli habitat costieri. Inoltre, le navi da crociera possono disturbare la fauna marina, le abitudini alimentari e di riproduzione di molte specie.

Il problema di fondo che si tende a sminuire e sottostimare è l’assunto in sé: le navi per come sono concepite sono costruite per inquinare, non possono fare altro; un’enorme nave che brucia olii e scarti del petrolio, con 6-8 ponti fuori bordo e chissà quanto altro entro bordo, con 4-6500 turisti e altri 1500-2000 d’equipaggio, che mangiano più volte al giorno, che fanno festa continua, che vanno in bagno ad libitum… è una vera piccola città compressa in soli 300-320 metri, non può essere altro che una grande fonte d’inquinamento che non smette d’inquinare nemmeno quando è fermo in porto…

La cosa assurda è ciò che prevedono leggi e regolamenti per l’inquinamento: se un’auto pur usando nafta consentita (0,001% di S|10 ppm) dissipa fumo nero per lo scarico viene fermata, multata e segnalata dalla Stradale, mentre le navi hanno licenza di usare un combustibile (0,1% di zolfo (S)|1000 ppm) ben 100 volte peggiore dello standard europeo per le auto diesel. È proprio così che le 220 grandi navi da crociera europee nel 2022 hanno inquinato come un miliardo di auto circolanti!

La domanda sorge spontanea diceva Lubrano: andrete ancora in crociera sapendo per certo di essere inquinatori a basso prezzo?

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

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