La transizione verso un’economia verde è al centro delle politiche ambientali di molti Paesi, ma c’è l’Europa che si impegna a fare di più e chi come Trump, Cina e India se ne impippano allegramente lasciando ai posteri i problemi. Occorrono soldi, tanti, e anche le attuali tecnologie per le rinnovabili – presentate spesso come soluzioni definitive ai problemi causati dai combustibili fossili – sono al momento solo tamponi: francamente dietro auto elettriche, pannelli solari, turbine eoliche, etc si celano questioni che sollevano quesiti sulla “vera e totale sostenibilità” della green economy.
Le auto elettriche. È il must del momento; ma diciamo la verità, più che green economy è il business della Cina, tante sono le perplessità in materia a causa delle batterie e non solo; l’estrazione delle materie prime ha un costo ambientale assurdo, inimmaginabile. Per produrre i dispositivi di accumulo di energia, è necessario estrarre enormi quantità di minerali rari come litio, cobalto e nichel. La maggior parte di queste estrazioni avviene in paesi come Cina, Cile e Repubblica Democratica del Congo dove le condizioni di lavoro umano sono più che precarie e l’impatto ambientale è devastante. In Cina vengono sventrate intere montagne per estrarre litio, mentre le falde acquifere subiscono contaminazioni da sostanze chimiche utilizzate nei processi, questo alla faccia di tutti gli agreement sottoscritti, ma c’è altro: l’estrazione intensiva di queste risorse provoca la distruzione di interi ecosistemi naturali, la povertà dei suoli e la desertificazione; in quelle aree non crescerà più nulla per secoli rendendo difficile la rigenerazione delle aree colpite.
Nelle batterie ci sono più di 6.000 cellule agli ioni di litio, e ognuna di esse contiene -più o meno- 11 kg di litio, 27 kg di nichel, 20 kg di manganese, 14 kg di cobalto, 90 kg di rame e 180 kg di alluminio, acciaio e plastica. Per fare ogni batteria BEV, si devono trattare 11 ton di sale per litio, 15 ton di minerale per cobalto, 2,3 ton di resina per nichel e 11 ton di minerale di rame. In totale si estraggono 230 tonnellate di roccia per una sola batteria! Immaginate i buchi che lasciano?
Inoltre c’è un enorme problema etico – poco sentito – nei confronti dei consumatori: il business delle auto elettriche basate su batterie è avviato su un percorso che già oggi è destinato a essere superato dalla tecnologia a celle di idrogeno. Tutti gli esperti concordano sul fatto che l’idrogeno rappresenti la soluzione definitiva a lungo termine, grazie alla maggiore autonomia dei veicoli e alla rapidità della ricarica rispetto alle batterie tradizionali. Nonostante tutto le più grandi aziende Cinesi – pur sapendo della transitorietà di questa tecnologia- stanno investendo enormi capitali (statali) nella produzione di auto a batteria… le case storiche europee corrono lì a produrre le “nostre” e già che ci sono, insegnano loro anche come fare vere auto dal punto di vista meccanico.
I pannelli solari. I pannelli solari sono il simbolo della transizione ecologica, ma anche il loro processo di produzione nasconde una serie di problematiche ambientali. Il silicio, principale componente dei pannelli fotovoltaici, attualmente è purificato attraverso l’uso di acidi e prodotti chimici altamente inquinanti. Inoltre, la produzione di pannelli solari richiede un elevato consumo energetico, spesso generato ancora da fonti fossili, riducendo il vantaggio ecologico della tecnologia.
Un’altra questione rilevante riguarda lo smaltimento dei pannelli a fine vita. Attualmente, la maggior parte delle infrastrutture per il riciclo di pannelli solari non è ancora adeguata e molte unità -specie all’est del mondo- finiscono in discariche aumentando il problema già grosso dell’inquinamento da rifiuti elettronici. Senza un sistema efficace di riciclo e riuso, il rischio di una nuova crisi ambientale legata ai rifiuti tecnologici diventa concreto.
Energia eolica: Le pale eoliche sono l’altra icona della transizione energetica, ma anche loro presentano sfide ambientali e sociali. L’installazione di turbine eoliche su larga scala richiede vasti spazi di terra o mare, spesso con conseguenze sulla fauna locale. Uccelli migratori e pipistrelli sono particolarmente vulnerabili agli impatti delle pale eoliche, causando un declino nelle popolazioni di alcune specie.
Inoltre, la produzione delle turbine eoliche utilizza materiali rari e metalli che devono essere estratti con processi altamente inquinanti. Le pale stesse, realizzate in fibra di vetro, sono difficili da riciclare e molte -specie nei Paesi asiatici- vengono semplicemente interrate dopo il loro ciclo di vita, aggravando il problema dei rifiuti industriali.
L’energia elettrica: ancora dipendente dai combustibili fossili
Un altro aspetto sottaciuto della green economy riguarda la fonte di energia che alimenta le tecnologie rinnovabili. Le auto elettriche necessitano di essere ricaricate, ma attualmente il 40% dell’energia elettrica mondiale proviene ancora dal carbone… Questo significa che, sebbene le auto elettriche non emettano gas di scarico, il loro utilizzo non è privo di impatti ambientali.
In molti paesi, le reti elettriche non sono ancora in grado di sostenere un’adozione di massa delle auto elettriche senza ricorrere all’energia prodotta da centrali termoelettriche. Questo limita l’effettivo beneficio ecologico di queste tecnologie, almeno finché non si svilupperanno infrastrutture di produzione energetica completamente rinnovabili.
Verso un futuro davvero sostenibile
Affrontare le sfide della green economy richiede un approccio equilibrato e realistico. Per minimizzare gli impatti ambientali delle tecnologie rinnovabili, è fondamentale investire nella ricerca di materiali alternativi, sviluppare metodi di riciclo efficienti e garantire che l’energia utilizzata per la produzione provenga da fonti realmente sostenibili.
A livello sociale, i governi devono implementare politiche di transizione giusta, che garantiscano opportunità di riconversione per i lavoratori delle industrie tradizionali e facilitino l’accesso alle tecnologie verdi per tutti i cittadini. Solo attraverso un’azione coordinata e globale sarà possibile trasformare la green economy in una reale opportunità di sviluppo sostenibile, senza cadere nelle stesse trappole del passato.
Siamo tutti per un futuro più pulito, questo è fuori di dubbio, ma bisogna riconoscere che l’attuale è solo un business transitorio di cui sta godendo la Cina visto che sforna auto che sono poco più che grandi device elettronici digitali fatti in serie… ma che appena arrivano in Europa raddoppiano il loro prezzo! L’esempio della Leapmotor C10 è esemplare: un SUV di quasi cinque metri che somiglia a cento altri, che in Cina è venduta all’equivalente di 20.000 dollari, qui viene distribuita da Fiat a non meno di 38-40.000 euro… e volendoci intristire ancora di più, sappiamo che producono in Cina Buick (addirittura!!!), Chevrolet (Monza ed Equinox), alcuni modelli Ford, Tesla (Model 3 e Model Y), Volkswagen (Passat e Tiguan), Audi (A6L e Q5L), BMW (Serie 3, Serie 5 e iX3), Mercedes-Benz (E L) e abbondantemente Stellantis: insomma l’Automotive in Europa non esiste più: lo affermò Luca di Montezemolo più di due anni fa, dissero che era un contafrottole…