Giornalisti robot? L’intelligenza artificiale in redazione

Bild manda a casa i dipendenti e li sostituisce con le macchine. La situazione dell'IA in Italia, in bilico tra sostegno al lavoro e fake news che dilagano anche grazie ai social

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Giornalisti addio, arriva l’intelligenza artificiale! L’incubo quotidiano dei tantissimi operatori dell’informazione è diventato realtà con la Bild, il tabloid popolare tedesco, che ha preannunciato il licenziamento di circa 200 dipendenti, tutti sostituiti con l’intelligenza artificiale. A pagare saranno soprattutto caporedattori, impaginatori, correttori di bozze, segretari ed editor fotografici del giornale più venduto in Europa con 5 milioni di copie al giorno. La comunicazione è stata fatta con una mail direttamente dall’editore, Axel Springer: il piano di ridimensionamento riguarderà anche la riorganizzazione delle edizioni regionali (passano da 18 a 12) e centinaia di licenziamenti (200, secondo i bene informati). Il giornale – è stato annunciato ai dipendenti a mezzo email – «sfortunatamente si separerà dai colleghi che hanno compiti che nel mondo digitale sono eseguiti dall’intelligenza artificiale o dai processi automatizzati», citando espressamente ruoli come quelli del caporedattore, impaginatore, correttore di bozze, segretariato ed editor fotografici che – ha specificato «non ci saranno più come ci sono oggi».

Lo scorso mese di marzo, Mathias Doepfner, amministratore dell’azienda, aveva annunciato che il mondo del giornalismo sarebbe profondamente cambiato con lo sviluppo delle nuove tecnologie. «L’intelligenza artificiale – disse – ha il potenziale per migliorare il giornalismo indipendente o semplicemente sostituirlo. Comprendere questo cambiamento è essenziale».

Bild, dunque – stando all’annuncio e al netto di polemiche e lotte sindacali – ufficialmente sarà il primo grande giornale a sostituire il capitale umano con l’intelligenza artificiale.

Ma che rapporto hanno i principali organi di informazione mondiale con l’intelligenza artificiale (AI o IA, che dir si voglia)?

Sos fake: dall’arresto di Trump
al piumino di papa Francesco

Prima di addentrarci nella disamina dei vari tipi di intelligenza artificiale applicata al giornalismo, ricordiamo alcuni casi pratici.

L’immagine fake di papa Francesco con il piumino bianco in giro per Roma creata con l’intelligenza artificiale

Ricordate la foto di papa Francesco col piumino bianco? Ha spopolato sui social fino a qualche mese fa e qualche testata giornalistica un po’ per acchiappare click un po’ per ingenuità è caduta nel tranello riprendendo la foto del papa in giro per Roma con un piumino all’ultima moda. Quella foto era creata dall’intelligenza artificiale, da Midjourney, un potente software in grado di creare immagini da descrizioni testuali. Esattamente lo stesso utilizzato per creare un’altra immagine che ha spopolato in America: l’arresto fake di Trump. Nel caso americano, però, a firmare il servizio del finto arresto di Trump era stato proprio un giornalista, Eliot Higgins, fondatore di una piattaforma di giornalismo investigativo. L’esperimento di Higgins – spiegò lo stesso giornalista in una intervista – serviva proprio «per vedere cosa poteva fare il software e quanto sarebbero state complesse le immagini. Stavo solo scherzando».

L’immagine dell’arresto di Trump creata con l’AI da un giornalista americano

Dai clamorosi casi di fake news all’intelligenza artificiale che semplifica il lavoro di redazione: stando alle ricerche e ai dati targati 2023 dell’Osservatorio sul giornalismo digitale dell’Ordine dei giornalisti, diversi sono gli esperimenti con ChatGPT-3, un software capace di generare un testo in maniera automatica, e con DALL-E, un generatore di immagini che si basa sulla descrizione testuale inserita dal giornalista. Non manca il sostegno all’attività più strettamente giornalistica: c’è Whisper, che è uno strumento utile alla trascrizione delle interviste e DeepL, che lavora come traduttore.

Storicamente, il primo utilizzo dell’AI nel mondo giornalistico è stato al Washington Post, che utilizzò il software Heliograf per coprire i Giochi Olimpici di Rio nel lontano 2016: il software aveva il compito di raccogliere i dati relativi al calendario degli eventi, ai risultati e alle medaglie creando brevi news interamente prodotte dall’intelligenza artificiale.

In Italia l’approccio al mondo dell’intelligenza artificiale appare più timido per una serie di fattori, tra cui i problemi di budget che da sempre attanagliano il mondo dell’editoria, la mancanza di figure tecniche competenti nelle aziende editoriali e il lento processo di digitalizzazione che riguarda il nostro Paese. Una fortuna?

Stando ai dati dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, nel 2022 il mercato dell’IA in Italia ha raggiunto 500 milioni di euro, registrando una crescita del 32% rispetto all’anno precedente. Il 2023 è iniziato con l’esplosione mediatica nei confronti di Dall-E2 e ChatGPT di Open AI: ma anche se il 93% degli italiani dichiara di conoscere la IA (il 55% afferma di utilizzarla quotidianamente, il 37% anche a lavoro), il 73% ha paura degli impatti nella vita e nel lavoro e il 19% è addirittura contrario ad inserirla nelle attività professionali.

L’informazione è un mondo in continua trasformazione: nel giro di dieci anni i giornalisti hanno dovuto affrontare il passaggio – spesso traumatico e con notevoli conseguenze per il mercato editoriale – dalla carta stampata al web, poi è arrivato il tempo dei corsi di formazione sulla Seo (acronimo di Search Engine Optimization) e poi ancora il mondo dei social e il data journalism. Neppure il tempo di stabilizzarsi ed ecco che arriva l’intelligenza artificiale. E ora, cosa accadrà?

Ci sono alcune redazioni che, come si evince dai dati dell’Osservatorio dell’Ordine dei giornalisti, stanno giù utilizzando l’AI nella vita redazionale. Come? Come automatizzazione delle notizie, come algoritmi per ricavare i trend e per definire gli argomenti da trattare e come content management system intelligenti, a supporto dei giornalisti.

Sostegno per l’attività redazionale
e automazioni per semplificare il lavoro

Durante la pandemia – racconta il report – l’Ansa ha utilizzato l’AI per flussi automatizzati sulla base dei dati forniti dalla Protezione Civile per produrre notizie e grafici in tempo reale sull’andamento della pandemia. E non solo: di recente proprio il direttore Ansa, Luigi Contu, ha illustrato come l’AI entra in redazione come sostegno all’attività giornalistica dei vari settori.

L’intelligenza artificiale è sbarcata da tempo anche a Mediaset: un applicativo suggerisce quali sono gli argomenti più interessanti da approfondire e c’è AI anche come supporto alla definizione del palinsesto e per calcolare l’audience. Tra i progetti in corso presso il Centro Ricerche Innovazione Tecnologica e Sperimentazione della Rai sono attivi la sottotitolazione automatica e gli assistenti vocali, tanto per fare un esempio.

Al Secolo XIX l’intelligenza artificiale aiuta il giornalista mentre scrive: controlla i dati, le risorse, i link, l’ortografia, la sintassi e suggerisce contenuti correlati da proporre al lettore.

In ambito locale non mancano le novità: all’Eco di Bergamo l’intelligenza artificiale è utilizzata per creare newsletter personalizzate e raccomandazioni di lettura on line. E poi c’è un algoritmo che propone e organizza i contenuti in base al comportamento dell’utente: una novità che interessa gli autori loggati e che ha consentito al giornale – dati dell’Osservatorio alla mano – di avere 11mila iscritti in più in nove mesi. Visto il successo, lo strumento è stato successivamente utilizzato anche dall’Unione Sarda e dal Giornale di Brescia.

Insomma, tante novità ma ben lontane dalla logica del giornalista soppiantato dalla macchina nell’esercizio quotidiano delle sue attività professionali. Nel mare magnum degli esperimenti, tuttavia, non mancano i flop, come il caso “Cnet”, sito di informazione tecnologica che, affidandosi all’intelligenza artificiale, ha realizzato quello che il Washington Post ha definito “un disastro giornalistico”. Il sito, infatti, ha testato la pubblicazione di articoli scritti interamente dall’intelligenza artificiale. Il risultato? Una serie di errori particolarmente evidenti che ha costretto la proprietà a correre ai ripari e a indicare chiaramente la dicitura “scritto con l’intelligenza artificiale” in attesa che i giornalisti in carne e ossa ponessero rimedio agli errori.

Mentre il mondo è pronto già a dividersi tra apocalittici e integrati, appare difficile pensare – per ora – che l’AI possa sostituire in tutto e per tutto il lavoro dell’uomo nel mondo del giornalismo. Ma potrebbe modificare per sempre il loro approccio al lavoro: Satya Nadella, Ceo di Microsoft sostiene che i giornalisti (così come altri professionisti) a breve non cominceranno più a lavorare da un foglio bianco, ma partiranno sempre da una bozza creata dall’IA. Insomma, siamo di fronte a un cambiamento epocale, quasi quanto quello che ha caratterizzato il passaggio alla radio, alla tv e al web.

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

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