Premessa
di Alfonso Amendola
Per i 100 anni di Franz Kafka con Annachiara Guerra e Martina Masullo abbiamo definito un viaggio netnografico tra biografia e opera dove poter ritrovare il grande scrittore praghese “nel germinare delle metafore nella lacerante metamorfosi del soggetto in un ambiente straniato; lo sdoppiamento, l’imbestiamento, la sofferente e soffocante riconfigurazione del corpo e dello spazio nel flusso sensoriale della metropoli” (Donatella Capaldi). Il progetto – denominato Digital FK- è parte di un progetto di una ricerca accademica di stampo netnografico che nasce come racconto corale dedicato ai grandi capitoli della letteratura con uno sguardo mediologico (tra meme, intelligenza artificiale, social network, bookblogger, community on line, dispositivi tecnologici, piattaforme innovative abbiamo finora raccontato: Svevo, Pirandello, D’Annunzio). Nello specifico non si tratta del solito racconto su Kafka ma di una narrazione digitale che ce lo fa ritrovare decisamente “immerso” (recuperando una categoria di McLuhan) nel grande flusso rizomatico della nostra contemporaneità e completamente dentro la vertiginosa (e ineludibile) trasformazione della “network society” (Manuel Castels). E così, eccolo in chiave ultra-digital: il nostro giovane Kafka fieramente centenario! Lungo questa lineare abbiamo incrociato anche il mondo del videogame. Il focus che segue (a firma di Annachiara Guerra) s’inserisce nell’omaggio che RQ ha voluto donare ai lettori a partire dalle 3 straordinarie riflessioni critiche e teoriche del prof. Alberto Granese (cfr. Alberto Granese “Il Castello” di Kafka, apologo inquietante sull’ubiquità demoniaca del Potere”; Nelle aree antistanti il Castello c’è il codice kafkiano dei gesti; Il Potere come attributo dell’ente demoniaco, “Resistenze Quotidiane”, 3 giugno 2024).
Piccola bibliografia di riferimento
- F. Kafka (1969- 1988), Romanzi, Racconti, Confessioni e Diari, Lettere a Felice (1912-1917), Lettere, 5 voll., Milano: Arnoldo Mondadori Editore.
- Amendola, A. Lombardinilo, E. G. Parini (2025), Sociologia di Kafka, Roma: Rogas.
- D. Capaldi (2013), Kafka e le metafore dei media, Napoli: Liguori.
- M. Castells (1996), The Rise of the Network Society, The Information Age: Economy, Society and Culture, Hoboken: John Wiley and Sons Ltd.
- G. Masullo, F. Addeo, A. Delli Paoli (2020), Etnografia e Netnografia. Riflessioni teoriche, sfide metodologiche ed esperienze di ricerca, Napoli: Edizioni Loffredo.
- M. McLuhan (2011), Letteratura e metafore della realtà, Milano: Armando Editore.
- L. Mor, F. Rognoni (2014), Metamorfosi di Kafka. Teatro, cinema e letteratura, Mergozzo: Sedizioni.
- H. Zischler (1996), Kafka va au cinéma, Paris: Cahiers du cinéma.
Questo scritto inaugura un nuovo percorso di riflessione dedicato al complesso e stratificato multiverso dei videogame che di volta in volta ne racconterà la dimensione ludica-tecnologica-creativa. Inoltre, questa rubrica (affidata ad Annachiara Guerra che da tempo lavora – con rigore e qualità critica – nell’ambito dei game-studies in Italia) perfettamente s’inserisce nella sezione “nuovi sguardi critici” che di volta in volta racconta spaccati diversi della nostra contemporaneità affidati, appunto, a giovani autori e autrici.
Cento anni di Kafka: processi e metamorfosi digitali dalla letteratura ai videogiochi
di Annachiara Guerra
Come si può pensare la letteratura nel digitale? Si può partire di sicuro dalla digitalizzazione, tra ebook e archivi digitali. Eppure, un’opera letteraria e il suo autore possono assumere varie forme ed essere raccontati in molti modi nel e tramite il digitale: non è solo la trasformazione della carta e dell’inchiostro in codice binario, ma è anche la metamorfosi di quell’opera e il relativo autore nei media digitali, e i processi intrapresi per comprendere le tante sfaccettature che assumono su ognuno di essi. Digital FK ha proprio quest’obiettivo. Iniziato con Svevo, Pirandello, e D’Annunzio, è un progetto di una ricerca accademica – a cura del Prof. Alfonso Amendola, Annachiara Guerra e Martina Masullo dell’Università degli Studi di Salerno – di stampo netnografico dedicato ai grandi capitoli della letteratura con uno sguardo mediologico tra meme, intelligenza artificiale, social network, bookblogger, community on line, dispositivi tecnologici, piattaforme innovative. In occasione della dodicesima edizione di Salerno Letteratura Festival che ha celebrato dal 15 al 22 giugno 2024 il centenario di Kafka, Digital FK è stato un incontro che si è concentrato proprio sulla narrazione digitale dell’autore praghese in cui oggi è decisamente immerso. Per quanto ciò possa sorprendere, Kafka è stato rimediato anche nel medium videoludico, in cui la presenza di un mondo digitale è percepibile a livello visivo ed è tangibile attraverso immersività e interazione. Esistono ben quattro videogiochi su Kafka e le sue opere più importanti. Sebbene molto diversi fra loro per tanti elementi, il filo rosso che li collega è l’intento di restituire al fruitore concetti, idee, pensieri e vissuti di Franz Kafka provenienti dalle sue opere e dalla sua vita che, come si sa, sono estremamente connessi.
The Franz Kafka Videogame è un’avventura grafica del 2017 di genere punta&clicca ispirata agli scritti di Franz Kafka. La particolarità di questo videogioco risiede nella caratteristica stessa dell’autore del titolo videoludico. Infatti, Denis Galanin, oltre ad essere uno sviluppatore di videogiochi, è anche un autore di libri illustrati per bambini. Galanin ha unito quindi le sue competenze e passioni per dar vita a delle piccole opere videoludiche con uno stile artistico particolare, colorato con disegni realizzati a mano, elementi già ben visibili in un suo precedente lavoro ispirato all’Amleto di Shakespeare. L’obiettivo di The Franz Kafka Videogame è risolvere una serie di enigmi e rompicapo collegati in sequenza per formare una storia di avventura suddivisa in quattro atti, ciascuno caratterizzato da elementi narrativi cruciali che ricordano molto lo stile dei racconti di Kafka. Il protagonista è lo stesso Kafka – chiamato K. nel videogioco – che inizia questa avventura surreale quando una donna si reca nel suo studio per sottoporsi a ipnosi e cercare di risolvere i suoi problemi legati alle inquietudini derivanti dai propri incubi. Calato nel subconscio della sua paziente, K. deve capire come sciogliere gli enigmi della mente e il videogiocatore lo deve fare letteralmente, cliccando sui vari punti dello scenario. Già dal primo rompicapo, si intuisce come questi non siano enigmi lineari ed esplicitamente logici. L’approccio deve essere, per l’appunto, surreale e trasversale, con un pensiero fuori dagli schemi: se generalmente due più due fa quattro, in The Franz Kafka Videogame quello potrebbe sembrare in apparenza un due e il risultato potrebbe essere dodici. Il videogioco è breve e conciso, ma allo stesso tempo affascinante e carico di un’atmosfera unica. La trama – quella lineare – fa da sfondo alle immagini e artwork bidimensionali ben disegnati e alle suggestive musiche che fanno compagnia durante le cutscenes e i rompicapo. In pratica, quella di The Franz Kafka Videogame più che un videogioco è un’esperienza videoludica in cui, per via del surrealismo degli enigmi, ha anche l’intento di far provare al videogiocatore un senso di spaesamento, come quando ci si alza una mattina e ci si ritrova trasformati in un insetto.
“Gregorio Samsa, svegliandosi una mattina da sogni agitati, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo.” The Metamorphosis e Metamorphosis sono due videogiochi del 2020. Il primo, sviluppato da Izmir Games Collective, fa parte del genere visual novel, ovvero caratterizzato da un’interfaccia prevalentemente testuale e visiva, con dialoghi scritti e immagini statiche, talvolta con elementi audio come effetti sonori e musiche. Infatti, in The Metamorphosis, si trova tutto ciò: è la trasposizione de La metamorfosi di Kafka in un libro illustrato interattivo, dove Gregor Samsa insetto viene mostrato incolore rispetto agli altri personaggi e alle ambientazioni. Il secondo, Metamorphosis, è con tutta probabilità, fra tutti e quattro, il videogioco ispirato a Kafka nel senso più stretto del termine. C’è una trama con un protagonista, che è quella de La Metamorfosi con Gregor Samsa, un’ambientazione e degli obiettivi da raggiungere. Ci sono tutti gli elementi, quindi, che contraddistinguono un videogioco nella sua idea più classica: game design, level design, meccaniche di gioco, narrazione, ma soprattutto la trasposizione di un’opera. Molto probabilmente, fra tutti gli scritti di Kafka, La Metamorfosi è quella che si adatta meglio ad una trasposizione videoludica. Il videogioco sviluppato da Ovid Works e pubblicato da All in! Games è – come si legge sul sito ufficiale – una “storia ispirata alla curiosa immaginazione di Kafka, un’avventura in prima persona ambientata in un mondo surrealista in cui le tue nuove abilità sono la tua ultima e unica speranza di redenzione.” Il videogiocatore si ritrova nei panni di Gregor Samsa che una mattina, misteriosamente, assume le sembianze di un insetto. La prima cosa accade avviato il videogioco e di cui si fa esperienza è di fatto proprio la metamorfosi. Sebbene in prima persona – con una visuale che non permette di vedere il personaggio – il passaggio da uomo a insetto è percepibile attraverso vari elementi. Gregor si sveglia nella sua camera da letto, prende una chiave, apre la porta e attraversa un corridoio per arrivare di nuovo nella sua camera da letto che però, questa volta, è diventata più grande. Il processo si ripete e la voce di Gregor cambia, si modifica e, preso dal terrore, si rende conto della sua trasformazione in insetto. La prospettiva cambia letteralmente, si rende conto infatti che nella casa in cui si trova, dietro i cassetti c’è un mondo parallelo di insetti, anzi, una società vera e propria. Ma c’è anche un altro processo, quello del suo amico Joseph. In Metamorphosis, infatti, Gregor assiste, mentre si trova inerme su una libreria, all’arresto del suo amico Joseph per ragioni sconosciute e che dovrà affrontare un processo. Quindi, l’altra importante opera di Kafka, Il Processo, fa da sfondo narrativo a La Metamorfosi. Proprio riguardo gli sfondi, anche in questo videogioco è presente una raffinata cura artistica, nonostante la grafica utilizzata sia tridimensionale. Gli sfondi delle varie ambientazioni, infatti, sono state disegnate a mano e sul sito ufficiale del videogioco è possibile ammirare gli artwork e i bozzetti preparatori. Metamorphosis dimostra come si possano unire medium videoludico e letteratura per creare un prodotto che possa essere fruito da chiunque, che sia videogiocatore occasionale o appassionato.
Se Metamorphosis è la trasposizione videoludica di Kafka, Playing Kafka è un’esperienza videoludica celebrativa dello scrittore. Sviluppato da Charles Games – casa di produzione videoludica indipendente – in collaborazione con il Goethe-Institut, Playing Kafka è un progetto sostenuto dal Piano Nazionale di Restauro del Ministero della Cultura della Repubblica Ceca, finanziato dall’Unione Europea e realizzato nel 2024 proprio per commemorare il centenario della morte di Kafka. Inoltre, nei titoli di coda è possibile leggere i nomi delle persone che hanno prestato consulenza da esperti per la realizzazione di Playing Kafka. Tra questi spicca il nome di Reiner Stach, scrittore e critico, nonché il più importante biografo di Franz Kafka. Dal sito ufficiale della casa sviluppatrice, si legge che il videogioco “presenta una storia ramificata completamente doppiata, basata su Il processo, Il castello e Lettera al padre di Kafka”. Appena avviato Playing Kafka, infatti, il videogiocatore si troverà davanti tre sezioni, ognuna con il titolo delle tre opere dell’autore. La prima accessibile è Il Processo, completata questa, si sbloccherà Lettera al padre, dopodiché, Il Castello. Sebbene questa tripartizione e la sequenzialità a cui attenersi, non si tratta di tre giochi separati ma – per riprendere il termine utilizzato dal sito nominato prima – di una ramificazione.
Lo stile grafico ed estetico, estremamente minimal nel design e nei colori, nonché anche l’aspetto narrativo è unico per tutte e tre le opere riportate nel videogioco, così come è unico lo stile di Franz Kafka. La traduzione di Playing Kafka è, letteralmente, “giocando Kafka”, perché in questo caso si fa esperienza non solo delle opere, ma dello scrittore stesso, del suo vissuto e dei suoi pensieri, idee, concetti, rintracciabili in tutte le sue opere. Sul sito del Goethe Institut, nella sezione dedicata a Playng Kafka, si afferma: “attraverso dialoghi coinvolgenti con i personaggi e puzzle interattivi, i giocatori intraprendono un viaggio kafkiano. Quali scelte faresti se fossi Josef K.? Ogni scelta influenza il corso del gioco e la storia. Playing Kafka incoraggia i giocatori a impegnarsi attivamente nella narrazione e apre lo spazio alla riflessione individuale sull’opera di Kafka nel contesto del mondo odierno.” Il Processo è la prima ramificazione in cui il videogiocatore si ritroverà catapultato. Il romanzo ha la particolarità di avere alcuni capitoli intermedi non ultimati e frammentari. Sebbene queste lacune siano state colmate postume dall’amico di Kafka, Max Brod, il videogioco pone quest’aspetto al centro del gameplay. Molto spesso ci si ritroverà davanti delle scelte che cambieranno l’andamento della storia, il tutto accompagnato da enigmi semplici ma bizzarri. Interessante è l’inserimento dei famosi disegni di Franz Kafka visibili in dei quadri che fanno parte dell’arredamento delle varie stanze che compongono le ambientazioni grigie, poco illuminate e dal design essenziale, anzi, quasi spersonalizzato. Lettera al padre è fra i tre capitoli quello che si discosta leggermente in termini di meccaniche di gioco e interazione. Il videogiocatore impersona lo stesso Kafka, seduto ad una scrivania in un ambientazione vuota, intento a scrivere la lettera. Alcune frasi dovranno essere composte trascinando le varie parole nel balloon nell’ordine giusto. Queste sezioni sono intervallate dai ricordi di Kafka che trasmettono i suoi sentimenti di paura e sensazioni di angoscia nei confronti del padre. Giocando a Il Castello si percepisce il senso di alienazione e frustrazione continua dell’uomo che Kafka vuole trasmettere attraverso il romanzo. Ciò è possibile grazie a delle sezioni in cui il protagonista, K. deve trovare la strada giusta per arrivare al Castello, sempre presente sullo sfondo, non trovandola mai. Il videogiocatore si troverà a scegliere il percorso senza avere un indicazione, procedendo dunque a tentoni con un senso di disorientamento. Come detto, Il Castello è il terzo e ultimo capitolo giocabile in sequenza e non è un caso dato che si tratta dell’ultima opera scritta da Kafka, rimasta incompiuta e pubblicata postuma. Ad un certo punto il romanzo si interrompe bruscamente e nella parte finale del videogioco è lo stesso Kafka che domanda a K. – e quindi al videogiocatore – come dovrebbe finire la storia, ponendogli tre alternative.
Esiste un altro filo rosso che collega The Franz Kafka Videogame, Metamorphosis e Playing Kafka: sono tutti e quattro videogiochi molto recenti. Ciò indica un voler riscoprire e, forse, comprendere Kafka oggi attraverso il medium videoludico così come è stato fatto in passato con il cinema e la televisione. Il videogioco è capace di restituire un’esperienza diversa rispetto agli altri media grazie alle componenti dell’interattività e immersività, ponendo il fruitore a guardare la letteratura sotto un’altra ottica. Essendo molto diversi fra loro, i quattro videogiochi dimostrano come il medium videoludico può “assorbire” Kafka – e in potenziale qualsiasi altro autore e opere letterarie – assumendo varie forme: un videogioco classico d’avventura, come Metamorphosis, esperienze videoludiche con linguaggi e dinamiche particolari come The Franz Kafka Videogame e Playing Kafka, o ancora una visual novel come The Metamorphosis. Ovviamente non è tutto così facile come sembra. La trasposizione dal mondo letterario al mondo videoludico è complessa, soprattutto se ci si ritrova davanti autori molto importanti e che hanno di per sé un certo grado di complessità, proprio come Kafka. D’altronde è lo stesso F.K. che afferma in uno dei suoi diari: “io vivo fra due mondi… è per questo che nella vita le cose mi restano un pochino difficili”.