Tecniche di nascondimento per adulti: il percorso di Carmen Gallo nella fragilità che non spaventa

Questo libro è un viaggio verso la consapevolezza di sé e dello spazio che si occupa nel mondo. Attraversando piccoli scorci di esperienze personali, vengono identificati quei nascondimenti dalla vita quotidiana che, se dapprima sembrano funzionare, poi finiscono per presentare il conto: ne sono un esempio il lavoro incessante, il fingersi qualcun altro, il rendersi invisibile

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Continuano gli incontri invernali presso Copperfield Bookshop, libreria indipendente nel cuore di Battipaglia inaugurata lo scorso ottobre da Laura Moccaldi, “uno spazio di inclusione, recipiente di storie e condivisione”. Recente ospite del  Salotto Copperfield l’autrice Carmen Gallo con il suo ultimo lavoro: Tecniche di nascondimento per adulti. Un libro capace di insinuarsi con delicatezza nel bisogno di ascolto del lettore moderno, che almeno una volta nella vita avrà avvertito la necessità di fare un passo indietro e rendersi invisibile all’incessante, folle corsa dei tempi moderni. Se per i bambini è soltanto un gioco, che pure richiede astuzia e tempismo, cosa vuol dire nascondersi per gli adulti? E quanto è importante imparare a farlo nel modo giusto?

Pubblicato da Italo Svevo Editore nella collana “Biblioteca di letteratura inutile”, il testo è nato, come ha spiegato l’autrice in dialogo con Francesco Ferrara, dalle sue recenti fatiche poetiche. Il tema del “nascondimento” aveva infatti ispirato i versi di Uscirne vivi, prima di ripresentarsi in forma prosaica.

Docente di Letteratura Inglese presso l’Università di Roma La Sapienza, Gallo concentra i suoi studi sulla letteratura elisabettiana e il teatro inglese contemporaneo; ha tradotto opere quali Romeo e Giulietta e The Waste Land di T.S. Eliot, e ha pubblicato tre raccolte di poesie, tra cui Le fuggitive che le è valso il Premio Napoli nel 2021. Di queste, una selezione è presente in diverse antologie europee.

La medesima attenzione per le parole che caratterizza i suoi componimenti, la ritroviamo in Tecniche di nascondimento per adulti. Una confessione e, insieme, un tentativo: lenire quella sensazione di inadeguatezza che rischia di prendere il sopravvento, ricordando che nascondersi è naturale e, a volte, indispensabile per andare avanti. Se nelle prime pagine la narrazione si mantiene su un terreno neutrale, pian piano si vede affiorare un profilo più definito della voce narrante, caratterizzata da due tratti principali: l’ironia, e una tenera, disarmante sincerità. Attraversando piccoli scorci di esperienze personali, vengono identificati quei nascondimenti dalla vita quotidiana che, se dapprima sembrano funzionare, poi finiscono per presentare il conto: ne sono un esempio il lavoro incessante, il fingersi qualcun altro, il rendersi invisibile. I nascondimenti, avrà modo di scoprire il lettore, vanno scelti con estrema cautela.

C’è qualcosa di vagamente calviniano nelle situazioni ordinarie, nelle crepe temporali in cui la protagonista prova a riprendere fiato: diventare “un soffitto” è una di queste parentesi di tregua. Non è difficile immaginarla dialogare con quel Palomar, spesso fuori luogo, capace di perdersi in mille riflessioni che scaturiscono da un microscopico frammento di realtà. Riflessioni che però conducono a intuizioni risolutive: “Palomar, non amandosi, ha sempre fatto in modo di non incontrarsi con sé stesso faccia a faccia; è per questo che ha preferito rifugiarsi tra le galassie; ora capisce che è col trovare una pace interiore che doveva cominciare. L’universo forse può andar tranquillo per i fatti suoi; lui certamente no” (Palomar, Italo Calvino, Oscar Mondadori). Non troppo distante dalle vie percorse dal personaggio di Calvino, e con un lirismo accentuato – riflesso poetico? – è il viaggio che si compie nelle pagine di Carmen Gallo. Un viaggio verso la consapevolezza di sé e dello spazio che si occupa nel mondo.

Ma la vera ricchezza di queste pagine sta nella cura con cui la dimensione personale si schiude, timidamente, allo sguardo esterno, per legittimare una fragilità che appartiene a tutti e che non deve fare paura: “Non vale mai la pena nascondersi per sempre, e questo con l’esperienza si impara. Ciò che importa è non dimenticare mai che ci si nasconde per poter essere vivi o liberi o felici (e non sono la stessa cosa), nel medio o lungo termine”.

 

 

Annateresa Mirabella

Nata nel 1996, è laureata in Semiotica e in Filologia Moderna. Attualmente frequenta il master in Critica Giornalistica presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico

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