La psicoanalisi del tiranno

Nel Libro IX della Repubblica Platone analizza il carattere e il sistema di vita del tiranno, che si affermano a partire dalla formazione e dalla condizione dell’uomo democratico. La trattazione si articola attraverso figure e categorie che la cultura psicoanalitica ci ha reso familiari e che lo stesso Freud riconoscerà al termine de “L’interpretazione dei sogni”: “Sarebbe ancora opportuno ricordare il detto di Platone: l’uomo virtuoso si limita a sognare quel che l’uomo malvagio fa nella vita".

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”E ora resta da esaminare proprio lui, il tiranno, come si trasforma dalla condizione di democratico, e una volta preso il suo carattere, come sia e in che modo viva, se miseramente o felicemente”.

“In effetti, non ci resta che costui” ammise.

“Sai di che cosa vorrei trattare?” domandai.

“Di che cosa?”

“Dei desideri, della loro natura e del loro numero. Non mi pare che siano stati adeguatamente definiti. E finché su questo punto non saremo sufficientemente precisi la ricerca sul nostro tema non potrà essere abbastanza chiara”.

“E siamo ancora in tempo per farlo?” chiese lui.

“Certamente. Guarda quali aspetti vorrei cogliere di questi desideri. Si tratta di questo: alcuni piaceri e desideri non necessari a me sembrano contrari alle leggi. Essi probabilmente nascono in ciascuno di noi, ma, essendo tenuti a freno dalle leggi e dalle buone intenzioni ad opera della ragione, da qualche uomo sono totalmente rimossi, oppure sono ridotti a un numero esiguo e resi inoffensivi. In altri, però sono particolarmente violenti e numerosi”.

“E questi desideri quali sarebbero?” domandò.

“Quelli che si risvegliano nel sonno, quando il resto dell’anima dorme -con ciò intendo riferirmi alla sua parte razionale, moderata e predominante- e invece salta fuori l’altra parte, quella animalesca, selvatica, che si riempie di cibo e di bevande; e questa, facendosi largo nel sonno cerca di venire a galla e soddisfare le sue aspirazioni. Del resto tu non ignori che in tali condizioni essa osa fare di tutto come se fosse libera da ogni remora imposta dal pudore e dalla saggezza. Così, ad esempio, non ha alcuna esitazione a rappresentarsi un’unione incestuosa con la madre, o con un altro uomo, qualsiasi sia, o con dèi o con animali, oppure a macchiarsi del sangue di chiunque, o a cibarsi di qualunque cosa. Insomma non lascia indietro nulla per folle e indecente che sia”.

“Dici proprio la verità”, ammise.

“(…) Però parlando di queste cose siamo andati troppo lontani. Quello che volevamo riconoscere era il seguente principio: che in ciascuno di noi, anche in quelli che all’apparenza sono i più controllati, è presente un certo tipo di desideri davvero terribile, selvaggio e refrattario a ogni regola, e che questo viene allo scoperto nello stato del sonno (…). Ritorna ora con la mente all’uomo democratico e al profilo che ne avevamo tracciato (…). Quelle vecchie opinioni che possedeva fin da bambino su ciò che è bello e ciò che è vergognoso -ed era ben convinto che fossero giuste- verranno ora sopraffatte da nuove passioni, ormai libere da ogni controllo, che fanno da scorta a Eros e che da lui sono aiutate: quelle che prima, quando nel nostro uomo prevaleva lo spirito democratico ed era ancora sotto il controllo delle leggi e del padre, e si autogovernava in modo democratico, si scatenavano solo nel sonno, in sogno. Ma sotto la tirannide di Eros, divenuto in ogni momento della sua vita da desto quello che raramente gli capitava di essere in sogno, non si asterrà da alcun tremendo assassinio né da alcun cibo né da alcuna azione: Eros, che vive in lui da tiranno in piena anarchia e illegalità, in quanto è egli stesso un monarca assoluto, condurrà chi lo ospita in sé come in una città a ogni forma di audacia, onde nutrire sé stesso e la turba che lo circonda (…)”.»

[Platone, La Repubblica, Libro IX, 571a-d, 572b-c, 574d, 575a (traduzione di Roberto Radice e Giovanni Reale)].

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