La notte fonda dei diritti individuali

Tempi duri per la libertà, ostaggio di regole e direttive

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Ed è subito sera. Senza però neanche passare per il giorno. Quanto a diritti individuali è infatti notte fonda, notte nera e buia, nero pece come la notte di Hegel nella quale tutte le vacche sono nere: ma qua siamo di fronte a diritti inalienabili dell’essere umano, altro che vacche – naturalmente con tutto il rispetto. Un rispetto – si intende per l’essere umano – che gli attuali governanti non solo non possiedono, ma sono orgogliosi di non possedere, sbandierando con grande soddisfazione il proprio no a tutto ciò che anche lontanamente confina con la libertà individuale: la libertà di nascere non nascere, crescere, morire, fumare canne, adottare figli o genitori, sposarsi non sposarsi, divorziare, convivere, scopare con chi ci pare, affittare uteri, cercare affetto, cure, sostegno, amicizia, amore, surfare su generi e razze e fluidità varie, ignorare XX e XY: in poche parole: la libertà di essere.

E invece siamo qui ancora una volta ostaggi di chi non vuole o ha paura che si sia liberi di e liberi da, che si possa determinare la propria vita senza dover chiedere permesso al prete, al sacrestano, al maresciallo, al vescovo, al farmacista; e perché no, nel caso anche al podestà del momento, al prefetto, al questore, al ministro. No, nuntereggae più. Tanto per citare: “onorevole eccellenza, cavaliere senatore, nobildonna, eminenza, monsignore. Vossia, cherie” (musica e parole di Rino Gaetano, ovvio): no no, proprio nuntereggae più

Già il fatto di aver dovuto combattere, polemizzare, argomentare, disquisire per ciò che dovrebbe essere normale, è terribile e deprimente al tempo stesso. Eppure è stato necessario: per poter compiere piccoli grandi passi verso il futuro, per vincere grandi battaglie pubbliche non meno che piccole schermaglie familiari, ambiente nel quale probabilmente s’è fatto più fatica a smussare angoli o addirittura abbattere del tutto muridi perbenismo e convenzioni: costruzioni umane piene di umidità da vecchiume e preconcetti. Già questo non avrebbe dovuto essere né giusto, né necessario. Ma che adesso tutto quel che è avvenuto debba addirittura essere messo in discussione, sembra assurdo eppure è vero. Ci si scopre disarmati, tanta è la sorpresa, tale è l’ignoranza, l’arroganza di grisaglie ministeriali che vorrebbero dare lezioni e impartire ordini.

Cosa fare? Non è facile pensarci, valutare, organizzarsi, muoversi, magari ribellarsi. Se una cosa si può fare è continuare a camminare verso il futuro, così, con disinvoltura, considerando quel che accade come rumore di fondo, fastidio che disturba ma passerà. La forza delle idee farà il suo corso e questo ciarpame finirà in cantina insieme a chi lo espone come merce pregiata; il progresso illuminerà di nuovo la notte nera. E ciao ciao Hegel.

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E adesso dove stanno la rinascita e il benessere?