Il Centro politico per un’etica del bene comune

Si tratta di un'area che non va costruita tra destra e sinistra, ma oltre i loro ambiti per la forza innovatrice che i cattolici hanno sempre investito nella società

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Tornano le "grandi manovre" dei cattolici per una riedizione moderna di un Centro politico

Il Centro è un punto geometrico ma anche il Centro che politicamente attesta la visione di società dei cattolici popolari, in cui la persona è il perno centrale della vita comunitaria. Il Centro è unico e indivisibile in quanto contiene e declina valori e principi morali universali inalienabili. Eticamente non esiste un Centro diverso da quello che è, gli altri sono surrogati culturali che si esprimono per motivi tattici e politicamente strumentali: come centro-sinistra o centro-destra.

Tanto premesso, rispetto alla evidente deriva dei loro valori, urge che i cattolici popolari, sparsi in ogni dove, ritrovino la propria ragion d’essere, il proprio senso di appartenenza, per ritrovarsi in un luogo ideale, che non sia necessariamente un partito, da cui partire per costruire insieme un condiviso Progetto di Società, differente da quello della Destra e della Sinistra. È noto che la destra concepisce lo Stato come Stato-impresa, dove la competizione sfrenata, il profitto, il materialismo, con la globalizzazione e l’autonomia differenziata, la fanno da padrone. Di converso, la sinistra con lo Stato-assistenziale, l’omologazione dell’individuo, il reddito di cittadinanza, il regionalismo statalizzato (Emilia Romagna-Campania-Puglia ecc.), fa alla prima da contraltare. E il Centro?

Il Centro, che per i popolari bisogna costruire, si colloca non tanto fra la destra e la sinistra quanto “oltre” la destra e la sinistra per la capacità di vedere e leggere i nuovi problemi davanti ai quali si trova il Paese ed affrontali. Il fine è dare al Paese uno Stato giusto, solidale, basato sul rispetto inalienabile della persona e sull’autonomia territoriale perequata. “La principale risorsa per l’uomo – ha scritto Papa Giovanni Paolo II – è l’uomo stesso”. Per valorizzare questa risorsa ci vuole lo Stato etico, l’unico in grado di investire su di esso. Questo l’atteggiamento di chi è convinto che l’altro, colui che ha bisogno della solidarietà, è potenzialmente produttivo, è in grado di far bene, anzi benissimo, se solo si è disposti a rischiare su di lui e ad investire su di lui.

Lo stimolo ad affrontare e vincere la scommessa della solidarietà è forse il contributo specifico più caratterizzante che si può dare alla nascente alleanza dell’area moderata, cattolica, popolare.

Il buon governo dello Stato scaturisce da un’etica del bene comune e del servizio pubblico, dall’amore e dalla cura del particolare che sanciscono il principio di responsabilità da parte di chi è chiamato ad esercitare il governo in una struttura di servizio: Governo, Parlamento, Enti Locali, Partiti, Sindacati ecc…, ed è l’aspetto più avvertito nel Paese. In conclusione, l’essere un’associazione di idee e di uomini significa assumere liberamente e laicamente il rischio di una responsabile interpretazione della storia contemporanea e su di essa indirizzare la propria azione politica, consapevoli che la politica è orientata da valori che non cambiano! Spetta, pertanto, alla responsabilità di ciascuno di noi interpretarli ed incarnarli nella situazione storica del momento con onestà intellettuale, che richiede la dovuta coerenza, con un rinnovato spirito di servizio, da mettere a disposizione della persona.

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