Il caso Ferragni: pensavamo di aver toccato il fondo…

Marketing e porcate morali: adesso chi ci ripaga dal danno morale non indifferente arrecato a questo mestiere?

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Nessuno ne parla più, è evidente che si stanno trovando nuovi equilibri per evitare conseguenze penali; dopo il pentimento e le lacrime sono ricominciati i post da famiglia felice, ma ciò non toglie che anche se l’Antitrust l’ha definita “Pratica commerciale scorretta” la loro è stata una porcata morale. Del caso “Ferragni/Balocco” però non voglio parlare dal punto di vista dell’equivoco o dell’errore della Ferragni, né della ingenuità della Balocco… vorrei parlare del danno d’immagine causato al mestiere che ho fatto per oltre 40 anni.

Noi operatori del settore avevamo un dato già assodato: “dal 2010 la Comunicazione ed il Marketing non sono in buona salute, anzi…”, solo che pensavamo di aver già toccato il fondo; ma da quando sono arrivate le influencer -signore che usano per lo più esporre viso e loro parti corporee photoshoppate (il tempo passa per tutti)- nulla è stato come prima; hanno contaminato quel campo che una volta costava studio, gavetta di anni e sudore di fatica, ma che anche loro chiamano con levità marketing.

Di certo non è che prima di loro si vivesse un periodo d’oro; Internet e il copia-incolla web di strategie, studi di settore e impudenti (e pessimi) plagi della grande creatività degli anni d’oro ‘80-’90 avevano già dato una bella randellata ad un mestiere entusiasmante, per questo si pensava di aver già toccato il fondo… e invece c’è chi scava nel basamento a picconate.

Oggi abbiamo la prova provata di quanto si ipotizzò allo Sheraton di Roma nel 2012 in un convegno di pubblicitari che si erano fatto il mazzo per una vita e che mettendo a fuoco lo status quo del mercato pubblicitario, vedevano una deriva di clientela andare verso i social e nelle braccia delle influencer; la conclusione fu: “…il nostro mestiere si va trasformando in un facilitatore di business, non bisogna fare più consulenza ai clienti ma il piazzista, devi vendere per loro…” ed oggi potremmo aggiungere con prove alla mano “anche prendendo in giro i consumatori, con impegni o promesse che non si aveva alcuna intenzione di mantenere” cosa che fino ad allora per deontologia non era mai stato fatto.

Quello che stupisce in questo caso è l’ingenuità (ci vado leggero!) della Balocco che rivela l’assenza di manager cazzuti nella comunicazione che non hanno tenuto in alcun conto l’effetto “Cannibalismo” che avrebbe esercitato una figura mediatica forte come la Ferragni in una equivoca raccolta fondi a favore dell’Ospedale Regina Margherita: tutti i colleghi impegnati in raccolta fondi per beneficenza o per la ricerca scientifica non se ne sarebbero stati buoni! E non è un caso che Balocco è cascata proprio sul compenso da un milione di euro alla Ferragni che, come diremo in seguito, è un compenso assurdo, fuori da ogni grazia di Dio e che svela che è stato solo un business.

È indiscutibilmente noto, che nella raccolta fondi a favore di Associazioni Onlus tipo Comunità S. Egidio, Legambiente, Caritas, Ospedali, etc.. i VIP che promuovono la raccolta NON VENGONO PAGATI, prima di tutto per principio deontologico (altrimenti che beneficenza è?) e poi perché beneficiano di una grande visibilità visto che anche i media che passano le pubblicità quando si tratta di beneficenza abbassano le tariffe di molto, spesso sono al minimo se non gratis.

E che la Balocco sia in mano a hobbisti lo testimonia il fatto che qualcosa del genere era già successo con le Uova di Pasqua a favore de “I bambini delle fate”, e sempre con la Ferragni: qualunque uomo marketing con gli attributi avrebbe sconsigliato la Balocco di esporsi con un esborso da 1 mln di Euro che attesta che la beneficenza c’entra come cavoli a merenda… e allora la domanda sorge spontanea: Cosa ha fatto la Ferragni per meritare un cachet fuori da ogni regola commerciale?

È qui che il sedicente marketing va a finire nel water; accertato che quello della Ferragni è un compenso anomalo da tutti i punti di vista, soprattutto professionale, escluso che sia una percentuale sulle vendite perché è stato pagato (ingenuamente?) prima della conclusione dell’operazione, più plausibilmente l’accordo appare essere un “beneficio fiscale”… questa ipotesi evidenzia il danno perpetrato al nostro mestiere: questa operazione è Marketing come io sono un’astronauta pronto a partire per Marte. Il Marketing dovrebbero portare le aziende all’etica e alla trasparenza di mercato, mentre questa vicenda ha dimostrato invece che questa professione può essere utilizzata per giocare con parole e ingannare i consumatori.

Non cado dal pero però, nella mia vita professionale ne ho viste tante e credo ci sia dell’altro da qualche parte: vista l’anomalia del compenso all’influencer (superiore di ben 5 volte all’utile ottenuto dalla stessa Balocco…😲) questa operazione odora tanto di una riedizione di quello che nei gloriosi anni ‘80 e ’90 si chiamava confidenzialmente “Giro di valzer” e i consulenti fiscali, con professionale ironia, defiscalizzazione.

In quegli anni c’erano un paio di società allocate in Svizzera e una a San Marino che vendevano sponsorizzazioni delle gare di Offshore e di Formula 1, propugnando anche elargizioni alle Associazioni sportive che godevano di detassazioni e di occhi bendati, e poi -se ben introdotti- si poteva accedere al paradiso dei paradisi: comprare collane di costosissimi e pregiati libri stampati da tipografie collegate al sistema fiscale del Vaticano. Non erano mecenati o fanatici dello sport: era evasione, il 50% e più degli esborsi ritornavano discretamente alle Aziende in discrete valigette nere.

Il danno è fatto e la fiducia in chi si attiva per la vera beneficenza è a zero; chissà cosa diranno di questo errore -ammesso tra commozione e lacrime- le varie Associazioni Professionali di cui la Influencer fa parte (UNA, AssoCom, FIM, PRTM), che come tutte le associazioni professionali che si rispettino hanno un codice deontologico mica da ridere.

Ma al peggio non c’è mai fine! Oggi l’incriminato Pandoro della Ferragni è ritenuto un pezzo da collezione, su e-bay lo si trova a prezzi assurdi, come una reliquia, qualcuno mi dice finanche 600 Euro per qualcosa che tra un paio d’anni finirà ai vermi!

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

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