Chaplin, l’appello agli uomini ne “Il grande dittatore”

Il film capolavoro esce nel 1940, ma intreccia le vicende della sua gestazione con la storia tragica del Novecento. Subito dopo “Notte dei cristalli” del novembre 1938 è depositata una prima sceneggiatura, che è distribuita due giorni dopo l’invasione della Polonia da parte della Germania nazista: il 3 settembre 1939, giorno della dichiarazione di guerra del Regno Unito alla Germania. La casa di produzione era preoccupata “all'idea di un film anti-hitleriano e dubitava che lo si potesse proiettare in Gran Bretagna. Ma io ero deciso a tirare avanti, perché Hitler doveva essere messo alla berlina. Se avessi conosciuto gli orrori dei campi di concentramento tedeschi non avrei potuto fare “Il Dittatore”; non avrei certo potuto prendermi gioco della follia omicida dei nazisti. Ma ero ben deciso a mettere in ridicolo le loro mistiche scemenze sulla purezza del sangue e della razza”, ricorda Chaplin. Alla fine del film, il piccolo e mite barbiere ebreo, sosia di Hynkel-Hitler, pronuncia, negli abiti del dittatore, un discorso alle truppe schierate che è un appello alla tolleranza e alla democrazia. Un appello all’umanità.

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Mi dispiace, ma io non voglio fare l’Imperatore, non è il mio mestiere. Non voglio governare, né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se possibile: ebrei, ariani, uomini neri o bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre, dovremmo godere soltanto della felicità del prossimo, non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, e sufficiente per tutti noi. La vita può essere felice e magnifica, ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori, ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto, a passo d’oca, a far le cose più abiette.

Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. Senza queste qualità la vita è violenza, e tutto è perduto. L’aviazione e la radio hanno avvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la bontà dell’uomo, reclama la fratellanza universale. L’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo. Milioni di uomini, donne, bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli uomini di torturare e imprigionare gente innocente.

A coloro che mi odono io dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero, l’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori, e il potere che hanno tolto al popolo, ritornerà al popolo. E qualsiasi mezzo usino, la libertà non può essere soppressa.

Soldati! Non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano; che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare! Che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie! Non vi consegnate a questa gente senza anima! Uomini macchina con macchine al posto del cervello e del cuore.

Voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore. Voi non odiate. Coloro che odiano sono solo quelli che non hanno l’amore altrui.

Soldati, non difendete la schiavitù, ma la libertà! Ricordate, nel Vangelo di Luca è scritto: “Il Regno di Dio è nel cuore dell’Uomo”. Non di un solo uomo, di un gruppo di uomini ma nel cuore di tutti gli uomini.

Voi, il popolo, avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, il popolo, avete la forza di fare sì che la vita sia bella e libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi, in nome della democrazia, usiamo questa forza. Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo, che sia migliore, che dia a tutti gli uomini lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere.

Mentivano: non hanno mantenuto quelle promesse, e mai lo faranno. I dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo, allora combattiamo per mantenere quelle promesse, combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza, combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati, nel nome della democrazia, siate tutti uniti!

[Charlie Chaplin, Il grande dittatore]

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