Commissione Ue contro lo strapotere dei colossi digitali

L'Europa ha scatenato un terremoto, un'onda di indagini senza precedenti su Google, Meta, Amazon e Apple. Ecco cosa accade

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Dagli inizi di aprile ’24 la Commissione Europea – nell’ambito del Digital Markets Act (in sintesi DMA) approvato nel 2022- ha scatenato un’onda di indagini senza precedenti sui 4 colossi tecnologici Google, Apple, Meta, ed Amazon per contenere e regolamentare lo strapotere che questi giganti digitali hanno accumulato nel corso degli anni.

Per avere solo una minima idea del potere di questi quattro colossi e riflettere su cosa potrebbero inventarsi se avessero cattive intenzioni, basti dire che la capitalizzazione di Apple a marzo 2024 era valutata tra i 2.700 e i 3.000 mld di dollari, quasi il doppio del PIL della Russia, che, come è noto, ci sta dando qualche ansia, e che il fatturato 2023 di tutti e quattro messi insieme supera il PIL di più di 80 nazioni! Non sono dati comparabili, sappiamo bene che non è un confronto omogeneo, ma l’esempio serve solo a mettere in evidenza quanto sia immensa la ricchezza, la potenza economica e quindi il potere sociopolitico di queste aziende tecnologiche e di contro spiegare l’origine delle legittime ansie della Commissione UE.

Le ansie create dai 4 colossi per lo sviluppo della UE:

Il DMA è una legislazione proposta dall’UE per disciplinare le aziende tecnologiche dominanti e garantire una concorrenza equa nel mercato digitale. Queste indagini rappresentano un passo significativo verso l’attuazione di questa legge, evidenziando la crescente preoccupazione dell’U.E. riguardo al potere e all’influenza eccessiva delle Big Four:

Google: detiene una quota di mercato dominante nel settore dei motori di ricerca in Europa, con oltre il 90%, raccoglie una grande quantità di dati sugli utenti, il che solleva preoccupazioni sulla privacy, ed evade le tasse in Europa spostando i profitti in paradisi fiscali sottraendo finanza alla UE.

Apple: detiene una quota di mercato significativa nel mercato degli smartphone in Europa, con oltre il 20%, è accusata di utilizzare pratiche anticoncorrenziali per ostacolare la concorrenza nel mercato dei dispositivi mobili con il suo ecosistema chiuso e il controllo su App Store; è indagata per le sue restrizioni all’innovazione, come il divieto di caricare i dispositivi Apple tramite cavi non certificati.

Meta: è stata accusata di non fare abbastanza per contrastare la disinformazione e le fake news sulla sua piattaforma Facebook, di fare poco per contrastare l’incitamento all’odio e di utilizzare i dati degli utenti per fini pubblicitari con la sua posizione dominante tra i Social media.

Amazon: detiene una quota di mercato dominante nel mercato dell’e-commerce in Europa, con oltre il 30%. Ciò solleva preoccupazioni sulla concorrenza e sulla possibilità di scelta dei consumatori; tra l’altro è accusata di pratiche anticoncorrenziali nei confronti dei venditori terzi che usano la sua piattaforma, favorendo i propri prodotti a marchio rispetto a quelli dei suoi stessi inserzionisti.

Questi sono solo alcuni dei modi in cui Google, Apple, Meta e Amazon creano ansie e difficoltà allo sviluppo della UE. Le azioni intraprese rappresentano una mossa significativa da parte dell’Unione Europea nel tentativo di bilanciare il potere delle grandi aziende tecnologiche e proteggere i consumatori e le piccole imprese dall’abuso di posizione dominante nel mercato digitale.

La Commissione europea sta lavorando per affrontare queste sfide con grande tatto e discrezione (ça va sans dire!) per garantire da una parte che queste aziende operino in modo equo e competitivo, ma anche per far sì che queste aziende continuino ad essere contributori all’economia europea creando posti di lavoro.

E se la Commissione non ci riesce?

Se la Commissione Europea non riuscisse a contenere lo strapotere di questi giganti digitali nonostante il DMA, nei prossimi anni si potrebbe configurare uno scenario cupo, molto.

Monopolio: Queste aziende potrebbero consolidare il loro monopolio in vari settori, dall’e-commerce ai social media: ciò ridurrebbe la concorrenza e le scelte disponibili.

Barriere per le nuove aziende: Le startup e le piccole imprese potrebbero trovare difficile competere con le risorse finanziarie e la portata globale dei giganti tecnologici consolidati.

Limiti per l’innovazione: Se queste mantengono il loro potere senza essere regolamentate, potrebbero avere meno incentivi per innovare e migliorare i loro prodotti e servizi.

Rischio per la privacy: Le Big Four hanno accesso a enormi quantità di dati sugli utenti europei. Senza una regolamentazione efficace, potrebbero continuare a utilizzare questi dati per fini occulti e senza il consenso adeguato degli utenti… ed andare anche molto oltre.

Pericolo Elezioni: I vertici europei è da tempo che tengono sotto osservazione quello che ritengono il pericolo più grande: la manipolazione delle elezioni ed un regime di finta democrazia.

Se con il DMA non si riuscisse a contenere lo strapotere delle grandi aziende tecnologiche in Europa potremmo assistere a un ritorno -sotto altre forme- di un oligopolio tipico della prima metà del ‘900 con annessi rischi seri per la Governance globale degli Stati, poiché con la diffusione delle identità digitali ci sarà prima o poi il via libera alla E-Voting (votazione elettronica) e con essa -in caso di fallimento del DMA- la possibilità concretissima di un cartello per orientare le votazioni: con questa prospettiva davvero ci sarà il via libera al Governo del Grande Fratello, visto che Echelon, il grande orecchio, è già in funzione da anni.

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

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