Paolo Talanca o del vivere nella musica

L’opera non si limita a tracciare un semplice percorso cronologico della musica italiana, ma si spinge a interrogarsi sul ruolo sociale che la canzone d’autore ha ricoperto e continua a ricoprire. È un’opera imprescindibile per chi desidera comprendere non solo la storia della musica d’autore in Italia, ma anche come essa sia stata in grado di veicolare tematiche sociali e politiche, diventando una forma di narrazione collettiva della nostra storia

Tempo di lettura 4 minuti

C’è un passaggio di assoluta verità nel Crepuscolo degli idoli di Friedrich Nietzsche: “senza la musica la vita sarebbe un errore”. E di questo assunto noi ne siamo ferocemente convinti. Vivere senza musica, senza la sonorizzazione del tempo, senza il canto melodico è un vivere parziale, è un vivere monco, è un vivere che spaventa… è un vivere nell’errore, appunto. E allora ben vengano tutti quei percorsi teorici, di ricerca, di formazione che sottolineano con vigore e gioia la bellezza fondativa del tema musicale. E lungo questa lineare (ovvero la ricerca storico-teorica come “necessità”) s’inserisce il recente volume di Paolo Talanca Musica e parole. Breve storia della canzone d’autore in Italia (Carocci, Roma, 2024) con una puntuale prefazione di Francesco Stella.

Il libro offre un’analisi ricca e approfondita sulla nascita e sull’evoluzione della canzone d’autore in Italia, un fenomeno che ha profondamente segnato la storia culturale del nostro Paese. Il libro si distingue per il suo approccio che non si limita a una semplice ricostruzione storica, ma esplora con sensibilità le radici e le connessioni sociali che hanno caratterizzato questo genere musicale, facendo delle canzoni non solo espressioni artistiche, ma veri e propri specchi della società. Infatti, Paolo Talanca (tra i suoi lavori precedenti ricordo le monografie dedicate a Ivan Graziani e Francesco Guccini e soprattutto un libro dedicato al “canone” del lavoro cantautorale) riesce con Musica e parole a tracciare una storia della canzone d’autore italiana che, negli anni, ha saputo superare la dimensione del semplice intrattenimento, diventando veicolo di messaggi politici, sociali e culturali.

Tra i momenti fondativi che attraversano la storia della canzone d’autore italiana, Paolo Talanca rintraccia due momenti nodali: il Festival di Piedigrotta (1839) e la figura di Renato Carosone. Piedigrotta prima e Carosone dopo, assumono un ruolo emblematico: non solo come espressioni di una vivace tradizione musicale napoletana, ma anche come tappe fondamentali nella transizione verso una nuova concezione autoriale della canzone. La Piedigrotta, con la sua carica spettacolare e folklorica, rappresenta infatti un laboratorio precoce di poetica musicale, in cui la commistione tra testi, melodie e contesto sociale anticipa alcune delle dinamiche tipiche della canzone d’autore. Allo stesso modo, Carosone – con la sua ironia, il suo senso del ritmo e la capacità di mescolare jazz, swing e tradizione partenopea – diventa una figura ponte tra la canzone di consumo e l’espressione personale e stilizzata dell’autore. Talanca riconosce in queste esperienze non solo un retroterra culturale, ma anche un preciso serbatoio di forme, linguaggi e intuizioni che anticipano la stagione più consapevole della canzone d’autore italiana. Così come riconosce al decennio degli anni Cinquanta del Novecento una strutturale centralità “Se dunque da una parte gli anni Cinquanta passeranno alla storia come il periodo cruciale perché si creino le condizioni del cosiddetto miracolo economico, dall’altra il decennio non fa che evidenziare gli squilibri e le distanze economiche, ideologiche e sociali” (p. 32). Infatti un aspetto centrale del libro è l’analisi delle tematiche sociali che si intrecciano nei testi delle canzoni, tema che Talanca esplora con grande attenzione e dentro una precisa tassonomia. Nel frattempo, in questo periodo esplode in fenomeno Sanremo (1951) e l’innovativa teatralità musicale di Domenico Modugno artefice di “canzoni ed esecuzioni materiche, pastose, viscerali” (p. 46). Da lì in poi si definisce un nuovo tipo di canzone italiana: dalla “canzone diversa” (come la definisce Umberto Eco) al “cantautore” (che ci ricorda Talanca “la prima occorrenza conosciuta del termine cantautore si ha in un trafiletto di Sorrisi e Canzoni del 7 agosto 1960”, p.55). Da qui, tra gli anni Sessanta e i Settanta, il libro rafforza il discorso sulla musica d’autore che diventa un riflesso diretto delle trasformazioni sociali e politiche dell’Italia. Le prime canzoni di protesta si sviluppano in un contesto di forti tensioni politiche e sociali: la lotta contro il consumismo, le disuguaglianze, le ingiustizie sociali e l’emergere di una nuova coscienza collettiva, tutto questo trova spazio in canzoni che diventano l’eco delle speranze e dei fallimenti di un’intera generazione.

Fabrizio De André, ad esempio, emerge come uno dei grandi cantautori che ha affrontato tematiche sociali complesse e talvolta scomode. Le sue canzoni sono sempre state uno spunto di riflessione sulle marginalità, sulla povertà, sul dolore degli esclusi. Talanca mette in evidenza come De André, con le sue parole, sia riuscito a rendere universali temi tanto delicati, facendone strumenti di denuncia sociale. Francesco Guccini a cavallo tra la tradizione francese e quella americana.  Lucio Dalla, con la sua capacità unica di raccontare le contraddizioni della realtà italiana e storie intime. Francesco De Gregori con il suo ermetismo iniziale, e poi l’impegno e ancora canzoni che esplorano il senso di smarrimento esistenziale di una generazione in cambiamento. L’importante passaggio degli anni Ottanta (centralità quella di Franco Battiato) dove avviene un salto epocale (oltre che ideologico) perfettamente sintetizzato da Talanca nel capitolo “Dal noi all’io” (pp. 107-126). Gli anni Novanta segnati da fratture politico-sociali (“Tangentopoli”) e la nuova scena cantautorale tra rap e hip hop, tra “pop d’autore” (Grignani) e ritrovata ironia (Baccini, Elio, Capossela)

Anche gli sviluppi più recenti della musica d’autore non si sottraggono a questa riflessione sociale. Artisti come Niccolò Fabi e Samuele Bersani continuano a raccontare con sensibilità le difficoltà e le incertezze della vita contemporanea. Talanca osserva come i temi della solitudine, dell’incertezza del futuro e della ricerca di un’identità individuale, ma anche collettiva, siano sempre presenti nel panorama della canzone d’autore, rispecchiando i cambiamenti profondi che la nostra società ha attraversato negli ultimi decenni. Importante centralità la cantantessa Carmen Consoli. E poi il ritorno del Rap, “l’implosione politica al tempo dei social” (p. 169-170), l’indie made in Italy fino ad arrivare a Brunori SAS e un’importante riflessione conclusiva che inquadra perfettamente il problema della musica d’autore invitando a non “demonizzare” l’industria ma di sapersi muovere nella complessità del nostro tempo con una precisa logica comunicativa e l’identificazione di “presìdi autorevoli” (p. 183).

Insomma, è ben chiaro che l’opera di Paolo Talanca non si limita a tracciare un semplice percorso cronologico della musica italiana, ma si spinge a interrogarsi sul ruolo sociale che la canzone d’autore ha ricoperto e continua a ricoprire. Musica e parole è un’opera imprescindibile per chi desidera comprendere non solo la storia della musica d’autore in Italia, ma anche come essa sia stata in grado di veicolare tematiche sociali e politiche, diventando una forma di narrazione collettiva della nostra storia. E Paolo Talanca, con la sua scrittura chiara e rigorosa, riesce a restituire l’essenza di un movimento musicale che ha segnato (e a nostro giudizio continuerà a segnare) profondamente la cultura italiana, dimostrando come, attraverso le parole e le note, gli artisti siano riusciti a raccontare le trasformazioni di un’intera nazione.

 

Alfonso Amendola

Professore di Sociologia dei processi culturali presso l’Università degli Studi di Salerno. Dirige gli incontri d’Ateneo “Open Class. Le professioni della comunicazione” e co-dirige i “Dialoghi sociologici”. È docente nel Collegio del Dottorato di Politica, Cultura e Sviluppo (ciclo XL) dell’Università della Calabria. È responsabile scientifico e Key staff member di diversi progetti internazionali. Il suo percorso di ricerca si muove lungo un crinale di 5 punti: visual studies, culture d’avanguardia, consumi generazionali, innovazione digitale e mediologia della letteratura (temi su cui ha pubblicato numerosi libri, monografie e saggi scientifici). Dirige per le Edizioni Rogas di Roma la collana di sociologia della cultura “La sensibilità vitale” e co-dirige per Cambridge Scholars la collana “Multidisciplinary Approaches to Discourse and Sociology”. Accanto all’attività universitaria è consulente e cultural manager di numerosi festival e rassegne. Scrive sul quotidiano “Il Mattino” e il periodico “CostoZero”, cura la sezione “Nuovi sguardi critici” per RQ e collabora con la Rai.

Previous Story

Non solo pallone, il calcio è (anche) psicologia

Next Story

Mosaico di tempo e natura nel nuovo testo di Roberto Deidier