Mandolino, swing e jazz nel nuovo album di Corradetti

Il musicista originario di San Benedetto del Tronto delizia il suo pubblico con Jazzmandoit, un disco in cui confluiscono sonorità marcatamente jazz oltre al ‘gipsy’, al ‘manouche’ e colori latineggianti con spacchi di blues acustico e swing

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Laureato in composizione Pop-Rock con menzione d’onore presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara, Cristiano ‘Kriss’ Corradetti, originario di San Benedetto del Tronto (Ascoli Piceno), è autore e compositore di canzoni, musica per immagini, jingle commerciali e musiche per il teatro. Ha collaborato come arrangiatore con l’Orchestra Sinfonica Abruzzese, Sinfonica di Sanremo e ‘Medit Ensemble’ di Angelo Valori con featuring di artisti quali Morgan, Karima, Rita Marcotulli, Serena Brancale, Maria Pia De Vito, Luca Aquino e Malika Ayane. Insegna Composizione, Songwriting, Music Production e propedeutica musicale jazz per bambini e ragazzi ed è docente di training vocale, alfabetizzazione musicale, educazione alla voce, canto e musicologia, canto corale presso l’Accademia internazionale formazione arte e spettacolo di San Benedetto del Tronto.

Cristiano Corradetti svolge attività di ricerca e produzione nell’ambito delle culture musicali del Mediterraneo e si dedica allo studio dell’utilizzo terapeutico ed evolutivo del suono. È titolare dello studio di produzione musicale ‘K2U music production’ presso il quale produce arrangiamenti, composizioni e produzioni discografiche per artisti di differente estrazione, dal jazz al pop, dalle orchestre sinfoniche sino al rivoltante rap (ovvero l’involuzione della musica). In ‘Jazzmandoit’ (line up: Cristiano Corradetti, mandolino, chitarra classica, chitarra gipsy, elettrica e voce hanno suonato: Massimo Manzi, batterista di primo piano nel jazz italiano, Emanuele di Teodoro, giovane contrabbassista già con Max Gazzè e Bruno Marcozzi e Giacomo Lelli, flautista, già con Paolo Capodacqua, Goran Kuzminac, Clive Bunker e Flavio Oreglio) confluiscono sonorità marcatamente jazz oltre al ‘gipsy’, al ‘manouche’ e colori latineggianti con spacchi di blues acustico e swing. Nell’album, poi, vien fuori prepotente il ruolo del mandolino, strumento dalle enormi potenzialità espressive: «È ingiusto confinarlo nell’ambito della tradizione classica e di quella napoletana» questo ritiene Corradetti.

Il nuovo album, uscito alla fine del 2023 e per l’etichetta ‘PlayCab’, le quattordici tracce sono disponibili sia sulle principali piattaforme digitali che in formato fisico. Il disco si fa notare, come detto, per una particolare peculiarità: la presenza (da protagonista) del mandolino,  con l’intento, da parte dell’autore, di esaltare la voce dello strumento italiano soprattutto nell’ambito dei ‘territori sonori’ dello swing e del jazz. Questo, del resto, avviene – già da tempo – anche in altri Paesi. Nelle quattordici tracce del lavoro discografico di Corradetti vi sono cinque tributi a brani famosi della musica italiana: «Sono stati scelti – racconta – per la loro peculiare corrispondenza con il linguaggio degli arrangiamenti e con lo stile generale del disco, con uno sguardo particolare alla musica swing scritta nel nostro Paese durante il periodo compreso tra la fine degli anni Trenta e l’inizio degli anni Quaranta del secolo scorso».

La nota costante che attraversa il nuovo album di Corradetti è la propensione per la melodia, da cui deriva la scelta di omaggiare, tra gli altri, Nino Rota con il celebre tema di ‘Amarcord’ e Pino Daniele con una versione strumentale della sua poeticissima ‘E cerca ‘e me capì’. La successione dei brani guida l’ascoltatore in un viaggio sonoro che attraversa il jazz, le sonorità gipsy e manouche, i colori latineggianti, il blues acustico delle origini per poi riallacciarsi gradualmente verso il jazz e alle sue sonorità tipiche, fino al commiato dell’ultimo pezzo, unica traccia in cui si ascolta anche la voce, utilizzata come uno strumento.

Cristiano Corradetti che, oltre alla scrittura e agli arrangiamenti dei brani, ha curato anche le riprese audio di tutti gli strumenti, il mixaggio e il mastering, dice: «Questo album è una sorta di rinascita, un nuovo ‘primo atto’, per così dire, della mia carriera musicale. Mi sono formato strumentalmente come chitarrista e, dopo anni in cui ho lavorato come cantautore, arrangiatore e produttore, ho deciso di dedicarmi allo studio del mandolino, esercitando su questo strumento soprattutto il linguaggio del jazz e della world music. Il fascino di un suono così spiccatamente italiano mi ha conquistato e mi ha spinto a intraprendere questo nuovo percorso musicale e artistico, nella speranza di poter dare a questo strumento meraviglioso e alle sue caratteristiche espressive l’attenzione che merita, attenzione di cui gode per lo più nella musica classica e in quella napoletana. Poiché la mia scelta è stata guidata dal cuore, per lo stesso motivo ho chiesto ai musicisti di suonare accordando gli strumenti a 432Hz. Al di là delle teorie legate agli effetti benefici di questa intonazione, che da tempo studio ed approfondisco, il mandolino stesso ha scelto di suonare così, rispondendo in modo più morbido e dolce alla pizzicata dei miei plettri».

L’album

Il disco si apre con una rispettosa rilettura di ‘Amarcord’ di Nino Rota con il contrabbasso che, da solo, suona la melodia, come se la ricordasse appena, per poi essere raggiunto dal resto della formazione, che presenta il tema della colonna sonora con pochissime modifiche rispetto all’originale. Segue un’inedita versione de ‘Il giovanotto matto’, tributo a Lelio Luttazzi, in cui il mandolino, vero protagonista dell’esecuzione, fa l’occhiolino allo stile jazz manouche, presentando il tema in un agile medium swing intervallato da sezioni Calypso e avventurandosi nel primo momento solista dell’album. Anche ‘Coffe Piquin’, brano originale di Corradetti, presenta sonorità jazz manouche, permettendo agli strumenti di dialogare in sezioni di assolo e scambi tipici del linguaggio jazz tradizionale. ‘Au Loin’ è un pezzo originale in tre quarti, jazz waltz, in cui si ravvisa la predilezione dell’autore per le melodie cantabili e incisive, anche quando sono poggiate sui territori armonici più articolati della forma standard jazz. Scanzonato e brillante, ‘Get-Go-Ged-It’ è un brano latin jazz nel quale Corradetti sceglie una veste più intima e pacata, senza batteria: la sezione ritmica è affidata al contrabbasso e alla chitarra classica, mentre il mandolino e il flauto duettano sul tema e durante i soli. ‘E cerca ‘e me capì’, brano-capolavoro di Pino Daniele, viene riproposto in una rilettura cameristica della formazione (mandolino, flauto, chitarra, contrabbasso e batteria) al completo. ‘Blues 4 Two’, altra traccia originale del leader, è il punto più profondo e oscuro, per così dire, del percorso sonoro del disco: un’improvvisazione rural blues in cui duettano il mandolino e la chitarra resofonica slide (la chitarra resofonica, resonator guitar) è un tipo di chitarra inventata negli Stati Uniti d’America alla fine degli anni venti, da John Dopyera, emigrante slovacco. Rispetto alla chitarra tradizionale, essa è dotata di uno o più coni metallici vibranti, inseriti nel corpo dello strumento e collegati al ponte, con la funzione di amplificarne il suono, sinuosa ed enigmatica. In ‘Mille lire al mese’ siamo ancora in un territorio vicino al jazz manouche: il mandolino introduce il tema con toni arabeggianti, per poi svolgere la melodia principale a ritmo di rumba e liberarsi nell’assolo con uno scorrevole swing in quattro che lo porterà alla conclusione. Anche qui la chitarra ritmica sorregge il mandolino, unico strumento protagonista del brano. ‘Garrison’, scritto da Cristiano Corradetti, è il solo pezzo del disco in cui il leader usa la chitarra elettrica come omaggio dichiarato al compianto chitarrista Garrison Fewell. ‘Morrigan Blues’ è una sorta di bonus track non dichiarata del disco, poiché è l’unico brano registrato totalmente in presa diretta, ossia suonato dal vivo in studio, al cui arrangiamento hanno poi collaborato, in fase di registrazione, anche Emanuele Di Teodoro e Massimo Manzi. ‘Lapacho’ è un brano scritto in stile di bossanova, dalle tinte sognanti e ariose. ‘Facircus’ evoca il clima circense: il mandolino è stato usato in maniera orchestrale, sovraincidendo più linee melodiche che si incastrano nel finale corale, sorrette da chitarra e contrabbasso che ne tratteggiano l’andamento ritmico incalzante; ‘Libertango’ è un’interpretazione personale del capolavoro di Astor Piazzolla, ma è soprattutto una dedica a Tullio De Piscopo, autore della traccia di batteria della celeberrima composizione piazzolliana: la chitarra scompare e i quattro strumenti – mandolino, flauto, contrabbasso e batteria – si incastrano in una successione di quadri orchestrati che si espandono e si contraggono dinamicamente lungo il trascorrere della melodia. Chiude l’album il brano originale ‘Bambina con le ali’, una melodia semplice ed ariosa in cui compaiono anche tre voci (dello stesso Corradetti), in una sorta di gospel mediterraneo. «Il pezzo – racconta Corradetti – è un omaggio alle piccole vittime che hanno pagato e pagano ancora un prezzo troppo alto per essere nate nella parte “sbagliata” del mondo».

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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