Sulle tracce di Hancock e Tyner

La città di Milano omaggia i due storici jazzisti statunitensi, tra i più influenti musicisti degli ultimi sessant'anni

Tempo di lettura 1 minuto

Milano è sempre stata sulle scie dei grandi pianisti e storici jazzisti statunitensi. Herbie Hancock (83 anni ed un passato mitico) ed il favoloso McCoy Tyner (scomparso a Filadelfia nel 2020 ad 82 anni): chi non li ha gustati, amati, ascoltati, presi ad esempio,  centellinandone ogni scala, ogni assolo? Beh, credo tutti gli amanti del jazz e non solo. Uno degli appuntamenti dell’‘Atelier Musicale’ è stato dedicato a loro, i più influenti jazzisti degli ultimi sessant’anni: Herbie Hancock ed Alfred McCoy Tyner.

La rassegna jazz meneghina (organizzata dall’associazione culturale ‘Secondo Maggio’) si è tenuta presso l’Auditorium della ‘Camera del Lavoro G. Di Vittorio’ in corso di Porta Vittoria, a Milano. Ospiti, sono stati -ancora una volta- il Trio Tarenzi-Goloubev-Arco. Questa inedita formazione che ha registrato sold out, ha proposto alcuni dei brani più noti dei due grandi maestri afroamericani. Sul palco la competenza pianistica di Roberto Tarenzi, musicista che conosce a fondo il linguaggio jazz degli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche i suoi sviluppi elettrici negli anni Settanta, quella del contrabbassista russo Yuri Goloubev, virtuoso del suo strumento ed acclamato in tutta Europa, oltre alla purezza di Tony Arco, tra i più completi batteristi della scena continentale, profondo conoscitore, anch’egli, degli stili jazzistici dell’epoca e che ha visto l’affermazione di Tyner e Hancock.

Dei due celebri dedicatari, il primo è stato una colonna del quartetto dell’apripista John Coltrane e poi protagonista di progetti musicali a nome proprio, che hanno proiettato quella musica negli anni Settanta. Il secondo è stato, invece, una determinante presenza nel secondo quintetto storico di Miles Davis e ha poi attraversato diverse epoche del jazz, diventando famoso a livello mondiale nella sua fase electric-funk. Entrambi sono stati compositori di brani entrati stabilmente nel repertorio jazzistico, oltre che portatori di quei meccanismi armonici che si definiscono ‘modali’.

Il programma scelto dal trio ci porta nel cuore della loro produzione, che per Hancock significa esplorare pezzi contenuti in album storici quali ‘Empyrean Isles’, ‘Maiden Voyage’, ‘Speak Like A Child’ e ‘Thrust’, quest’ultima vera e propria hit del periodo elettrico.  Per Tyner la scelta è caduta sul suo album di esordio, ‘Inception’, del 1962, per poi concentrarsi quasi integralmente su ‘The Real McCoy’, autentico disco-capolavoro registrato dal pianista di Filadelfia nel 1967. La direzione ed il coordinamento artistico sono stati di Giuseppe Garbarino e Maurizio Franco mentre l’Associazione culturale ‘Secondo Maggio’ è presieduta da Gianni Bombaci con vicepresidente il grande Enrico Intra.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

Previous Story

Carpentieri, una vita per il jazz rock

Next Story

Mandolino, swing e jazz nel nuovo album di Corradetti