«Freud creò una setta, la psicoanalisi non serve e spesso fa danni: cari colleghi, ammettiamolo». Così, nei giorni scorsi, la psicanalista Maria Chiara Risoldi su Repubblica, in occasione del lancio del suo ultimo libro su illusioni e delusioni provocate dalla disciplina del maestro austriaco. Secondo la psicoanalista, «Freud ha creato una struttura relazionale autoritaria, quella tra analista e paziente col lettino, e ha costruito una teoria e una tecnica che non funziona. La psicoanalisi è costosa, dura moltissimo, nel migliore dei casi non serve e nel peggiore fa danni» – ha detto Risoldi.
Sulla questione interviene Egidio T. Errico, medico, psichiatra e psicoanalista a Salerno.
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In questo proclama del tutto delirante e privo di qualsiasi fondamento di verità, io ravviso l’odio, più che nei confronti della psicoanalisi, nei confronti degli psicoanalisti che la praticano.
L’articolo accusa la psicoanalisi di essere una pratica autoritaria, adducendo a riprova l’uso del lettino! Ma non è piuttosto quella vis a vis la posizione autoritaria per eccellenza? I padroni, i dittatori pretendono di avere di fronte l’interlocutore su cui esercitare la loro azione autoritaria. E in genere parlano loro. Non amano certo che l’interlocutore si distenda su un lettino per mettersi, loro, alle sue spalle, silenziosi, ad ascoltare le sue ragioni!
Inoltre, Risoldi dice che la tecnica della psicoanalisi non funziona. Quale tecnica? Esiste forse una tecnica stabilita per la psicoanalisi una volta per tutte? Lo stesso Freud non ha forse modificato la sua tecnica continuamente a seconda di quello che apprendeva dai suoi pazienti – dalla suggestione, alle libere associazioni, all’interpretazione, al transfert – senza imporre loro mai nulla, ma solo raccomandando alcune, poche regole, necessarie per lo sviluppo della cura? Funziona forse meglio la tecnica della psichiatria? Quella della somministrazione degli psicofarmaci, sempre gli stessi e che lasciano il tempo che trovano! Anzi, spesso, peggiorano addirittura la situazione?
Inoltre, la collega afferma che la psicoanalisi è lunga e costosa, dimostrando con questo di ignorare che i tempi sono oggi quelli stabiliti dal singolo paziente e i costi sono in rapporto ai benefici che ne trae, poiché nessun paziente continuerebbe a pagare il proprio analista se non ne ricavasse dei benefici.
La terapia psichiatrica ha forse tempi più rapidi? I pazienti degli psichiatri non finiscono forse per prendere psicofarmaci per tutta la vita? E a quali costi?
Per inciso, ricordo di paziente che si presentò per chiedermi espressamente un percorso psicoanalitico, perché stanco delle cure farmacologiche. Mi disse che si era ormai deciso, nonostante il suo psichiatra gli avesse sconsigliato una psicoanalisi perché troppo lunga. Mi venne da chiedergli per quanto tempo, secondo il suo psichiatra, egli avrebbe dovuto assumere farmaci. Mi rispose testualmente: «Il mio psichiatra mi ha detto che devo prenderli per tutta la vita!» Lo stesso psichiatra, se da una parte cercava di distoglierlo da un’analisi perché troppo lunga, dall’altra non esitò a dirgli che avrebbe dovuto prender farmaci per tutta la vita!
Freud aveva visto giusto: la psicoanalisi è la peste che terrorizza ancora molti, ancora oggi, dopo più di cent’anni.
Sarebbe il caso di aprire un dibattito sul tema, per informare correttamente le persone sulla psicoanalisi, per spiegare cosa veramente sia, come e perché funziona, a cosa deve davvero la sua efficacia, in quali casi essa è indicata e utile e in quali no.
Per quanto se ne voglia dichiarare l’inutilità, o addirittura pericolosità, accusandola di fare “solo danni”, la psicoanalisi è, soprattutto oggi, in ottima salute e in piena attività: gli studi degli psicoanalisti sono sempre più affollati, come dimostra il numero sempre crescente delle richieste di psicoanalisi – di psicoanalisi, non di altre psicoterapie. Anzi, quello che spesso si verifica, riguardo a queste ultime, è che molto spesso ci arrivano pazienti che, avendole iniziate con la speranza di risolvere più rapidamente i loro problemi, delusi, invece poi le interrompono per intraprendere un’analisi, laddove molto difficilmente avviene il contrario.
Ma un confronto pubblico con i detrattori della psicoanalisi sarebbe per me particolarmente avvincente, non solo per la possibilità che mi darebbe di rendere noto quanto ho appena detto, ma anche perché mi consentirebbe di argomentare logicamente su quello che la psicoanalisi è, ossia di mettere in logica il suo metodo.
Nessuno ha il diritto di essere creduto sulla parola; al contrario, se vuole sostenere e rendere credibile la sua tesi, deve essere in grado di argomentarla logicamente e in maniera convincente.
Io sono pronto a farlo, e i detrattori della psicoanalisi? Hanno argomenti logici e convincenti a sostegno delle loro tesi? Se li hanno li tirino fuori, ma attraverso il confronto con chi è in grado di confutarli e di smentirli.