Cinzia Della Ciana, avvocato, con alle spalle una giovanile formazione musicale, è autrice poliedrica che fin dal suo esordio alterna la sua produzione tra prosa e poesia, curando un linguaggio sonoro dal timbro evocativo. Ricordiamo per la narrativa le sue raccolte di racconti (“Quadri di donne di quadri”, Aracne 2014, “Solfeggi”, Helicon 2018 e “Grumi sciolti”, Helicon 2020) e il romanzo familiare “Acqua piena di acqua”, Effigi 2016. Fanno da contrappunto le sillogi poetiche: “Passi sui sassi”, Effigi 2017, “Ostinato – Suite in versi”, Helicon 2019 e “Gutta Cavat”, Helicon 2021. A partire dal 2021 coltiva l’amore per la scrittura teatrale pubblicando con Helicon “Tre passi con Dante”, “Mad24 – Tragedia moderna di una mistica del Seicento”, “Discendenze Impossibili. La Madama e La Loca”, “Genio e Regolatezza nel Rinascimento”, opere da cui nascono riduzioni per reading sonorizzati che l’autrice propone partecipando a varie manifestazioni artistiche in tutta Italia. Ama, infatti, sperimentare “contaminazioni” con altre discipline (dalla musica alla danza passando per la pittura). Si segnala il suo contributo al progetto “Dalla parte delle cattive” con il melologo “La Fata Malefica” musicato da Barbara Rettagliati e rappresentato in vari teatri da Piacenza a Genova a Rieti. Più volte recensita (come in “Annali d’Italianistica”), numerosi i riconoscimenti (tra tutti il “Premio d’onore” per la poesia al Casentino 2020).
Un bicerin
L’acqua va dove vuole andare
non scordarlo nel tuo inutile
operare ma non per questo
trascura di lasciarti andare
godi del tuo saper contare
all’infinito. Brinda al brivido
la schiena che distrattamente
calda si volta nei capelli
sciolti e non ha vento, l’acqua.
Tempus fugit
I.
Ma così giallo, pieno di gialli
quello oltre l’orlo sboccia
sulla buccia di foglie di tiglio
senza blu senza arancio
solo viali di luce folle
veste i piedi di vita
una mattina di novembre.
II.
Prima che cada l’ultima foglia
un cane nero la calpesterà
sopra il tappeto di carte gialle
la maschera rossa la ingoierà.
Prima che cada l’ultima foglia
tagliati corti tutti i capelli
lasciagli accese le candeline
i compleanni son conti bizzarri.
Nobis
E mi sento libera ora
all’ora ferma del giorno
che libertà è non rendere
conto nemmeno a me – perdo
tempo – indugiano carezze
brivido e brezza di dita
alla vita di tua vita.
L’amore dall’alto è sabbia
dove luccica la luna
gobba in un binocolo brinda.
La sabbia non vuole lenti
gode del vento anche cieca.
(dalla silloge in via di pubblicazione Cartoliriche)
Dio mio (preghiera)
È che ora suonano
ma non va mai bene l’ora.
È che ora stonano
a tutte le ore e spaccano
dentro ripetono tonfi
e tirano le orecchie
ma non sono auguri.
Sono il pianto del bambino
che ti fa scattare nel sonno.
Sono il biascicare del mangiare
in bocca al commensale.
Sono il ritmo dell’uomo
che ha l’ossesso di contare
alla rovescia battendo le ore.
Sono l’impotenza dell’allerta
la futilità dell’allegria
il diaccio fermo della morte.
Non c’entrano né vangeli né angeli
falle smettere Tu queste campane!
Gutta cavat
Tra strobili in bilico camminando
calpestio verde, attutito muschio
tappeto pressato di ombre di raggi
a fianco costeggiano pozze di rio.
Ride, ghirigora versi e rifrulli,
inganna suoni: ora sfrega ora liscia,
steglia, ploppa, sguilla, plana da spalto.
Di sasso in masso, su lastra e su pietra
la seguo, non scavo, distillo solo
lei cristallo di lacrima e d’anima
non più mera acqua,
una sciabola:
la goccia.
(da Gutta Cavat, Helicon, 2021)