Valerio Magrelli, era un giorno assolato, poco traffico, e mi rivedo passeggiare da solo…

Poeta, traduttore e critico letterario italiano. La prima raccolta di versi, Ora serrata retinae (1980), lo ha imposto come poeta profondo e riflessivo e insieme lieve e ironico. Con la raccolta successiva, Nature e venature (1987), ha vinto il premio Viareggio. A queste sono seguite Esercizi di tiptologia (1992), Didascalie per la lettura di un giornale (1999), Disturbi del sistema binario (2006)... Nel 2018 la sua intera produzione poetica è stata edita nel volume Le cavie. Poesie 1980-2018, ed è dello stesso anno la raccolta Il commissario Magrelli...

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Il poeta e traduttore Valerio Magrelli

Valerio Magrelli è poeta, traduttore e critico letterario italiano. La prima raccolta di versi, Ora serrata retinae (1980), lo ha imposto come poeta profondo e riflessivo e insieme lieve e ironico. Con la raccolta successiva, Nature e venature (1987), ha vinto il premio Viareggio. A queste sono seguite Esercizi di tiptologia (1992), Didascalie per la lettura di un giornale (1999), Disturbi del sistema binario (2006), che hanno confermato la sensibilità di Magrelli nel rendere liricamente la condizione contemporanea. Nel 2003 ha esordito come narratore con Nel condominio di carne, originale autoritratto in cui la parola viene ceduta direttamente al corpo. Professore di letteratura francese all’università di Pisa e traduttore, Magrelli ha assunto nel 1993 la direzione della serie trilingue della collana Einaudi “Scrittori tradotti da scrittori”, ottenendo dal presidente della Repubblica il Premio nazionale per la traduzione (1996). Nel 2003 ha vinto il premio Feltrinelli… Nel 2018 la sua intera produzione poetica è stata edita nel volume Le cavie. Poesie 1980-2018, ed è dello stesso anno la raccolta Il commissario Magrelli… (da Enciclopedia Treccani)

 

Sono stato a visitare dei maiali

in mezzo a un bosco,

ma non ho fatto neanche in tempo a vederli:

già trenta metri prima,

ci avvolse un fetore mortale.

Eppure non era un allevamento intensivo,

solo bestie, bestie allo stato brado.

La violenza era tale da farmi ricordare

una gita sull’Etna. Chiacchiere,

sole, allegria, fino a quando,

girando una cresta,

fummo investiti da un alito di zolfo.

Non era un odore cattivo,

piuttosto un morso chimico,

che non lasciava spazio

ad alcuna reazione.

Morte, era pura morte. E adesso penso

che animali e vulcani appartengano

a un mondo diverso dal nostro,

un mondo che respira in modo diverso,

protetto da una forza spaventosa.

Forse è per questo, forse è per vendicarci,

che stiamo distruggendolo.

 

II

Oggi, di colpo, mi è ritornata in mente

un’immagine di 50 anni fa,

ragazzo, in viaggio all’estero,

con un amico che sceglie di tatuarsi.

Io l’accompagno e aspetto fuori.

Era un giorno assolato, poco traffico,

e mi rivedo passeggiare da solo, avanti e indietro.

Da solo e incerto: me lo faccio anch’io?

Nessuno allora aveva tatuaggi,

perciò era bello, bello ma irreversibile.

Volevo scrivermi qualcosa addosso, e per sempre?

O disegnarmi un profilo – pensai a un leone

(pensiamo sempre il contrario di noi stessi).

Un motto o un animale: sei sicuro?

Così non smisi più di passeggiare

davanti alla botteguccia del tatuatore.

Mezzo secolo dopo, sono ancora indeciso:

potrei tatuarmi qualcuno che passeggia.

 

III

C’è poco da fare: le rate

non smettono di affascinarmi.

Ti lavorano il cervello ininterrottamente.

Il loro modo di annodare tempo e denaro

ha qualcosa di atroce,

di sacrificale e scorsoio.

Ne ho già pagate 11, mi sento sollevato,

ma me ne mancano ancora 229,

sussurro tristemente.

Non vedo l’ora di averle finite, smanio,

e in quell’istante capisco che sto augurandomi

di avere vent’anni di più.

È un dio malvagio, il solito dio malvagio,

che promette felicità solo nella tomba

facendoci addirittura desiderare

di raggiungerla presto, anzi prestissimo,

pur di finire le rate.

 

IV

Moduli

 

Per me, compilare un modulo

equivale a subire un affronto.

Sono molestie, sevizie, sono Forche Caudine;

nel pc, poi, c’è addirittura un cronometro,

tanto per aumentare l’ansia.

Non solo devi farlo, ma devi farlo in fretta,

senza confondere password, codice utente o pin.

Infine, devi anche dimostrare che tu non sei una macchina,

bensì un uomo,

e devi provarlo a una macchina.

Ma se io sono un uomo, perché mi trovo qui?

 

V

Bel passato

 

Accendo il cellulare di mattina

e mi trovo davanti una serie di foto

scattate qualche anno fa durante un viaggio.

La giungla, il paradiso, mia figlia che sorride:

sento una fitta al cuore.

Quanta felicità, e quanto lontana!

Poi però mi ricordo che quel giorno di merda

zoppicavo per un’operazione,

litigai con gli organizzatori,

litigai con mia figlia.

Ma perché, allora, tanta tenerezza retrospettiva?

Perché il passato è la nostra vita senza noi,

è il tempo con la museruola,

un tempo senza il morso del presente,

bello perché passato, perché assente.

Poi il telefono suona

e dolcemente riprendo a litigare.

 

(da Verso a fronte, Milano, Stampa2009, 2023)

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