Sarà capitato anche a voi di ascoltare una donna intenta a sbrigare faccende, sussurrare al suo cane “Fermo lì! La mamma arriva presto e ti prende”. E il cane scodinzola, mentre fissa la donna con disappunto, in preda alla sindrome dell’abbandono. Non è questione di genere, giacché con modalità meno morbide gli uomini adottano atteggiamenti analoghi. È noto a tutti che il cane è il migliore amico dell’uomo, e sempre più spesso capita di ascoltare frasi del tipo “gli animali sono meglio degli esseri umani.” Nulla da eccepire, in quanto il cane, per sua natura, è un animale da compagnia con tratti caratteriali che sfuggono agli esseri umani, quali la fedeltà, il disinteresse e una buona dose di lealtà. Il cane si può addomesticare, ed è un ottimo alleato in molte funzioni sociali di soccorso e di assistenza, mentre alcune razze sono adatte alla pet – therapy per anziani affetti dai postumi di un ictus o dall’Alzheimer e per i bambini autistici o con handicap psichico – motorio.
Il legame uomo – cane ha origini risalenti al Pleistocene, epoca in cui esistono tracce dei primi cani domestici. Saranno questi i motivi per cui le città italiane potrebbero triplicare il censimento dei residenti se prendessero in considerazione anche i cani? Aumentano i proprietari dei cani e aumenta il numero dei cani con quell’unico padrone, tanto da richiedere la presenza crescente di “dog station”: contenitori appositi in cui depositare i sacchetti delle deiezioni canine. E questi ultimi non sempre finiscono a destinazione, e non certo per colpa dei cani.
Come in ogni fenomeno sociale, c’è da chiedersi fino a che punto l’amore per il compagno a quattro zampe sia sano o morboso. E se fosse, in molti casi, una moda o uno “status symbol” da portare a passeggio? Quest’ultima ipotesi spiegherebbe le campagne di sensibilizzazione contro l’abbandono dell’animale nel periodo vacanziero. Secondo la nuova normativa ENAC, entrata in vigore nel maggio del 2025, i cani anche di grossa taglia possono viaggiare nella cabina di un aereo e il proprietario è responsabile di eventuali danni o fastidi provocati dall’animale. “Pet friendly” per tutti, dunque, anche per chi, almeno in viaggio, vorrebbe starne alla larga!
Tra uomo e cane si stabilisce una connessione istintiva priva delle implicazioni verbali e cognitive tipiche delle relazioni umane: “La mamma arriva presto” e il cane non parla, abbaia, lasciando libera interpretazione nell’elaborazione della risposta che la donna – madre – padrona non tarda a trovare. Pertanto, nei casi in cui esiste una difficoltà o un rifiuto nel confrontarsi con i propri simili per incapacità, paura e insicurezza, si tende a proiettare sull’animale il lato più infantile e indifeso di se stessi.
L’amore è libero scambio, mentre i cani non chiedono nulla in cambio … E allora si spiega anche il gran proliferare dei punti vendita: veri e propri atelier per animali domestici e quei banchi alimentari ricchi di bocconcini gourmet di cui è satura la pubblicità. A questo punto non rimane che da chiedersi se il nostro amico cane – tra “Cocco di mamma”, il trench all’ultima moda, la dieta a base di croccantini vitaminici e le proteine del vitel tonnè – si senta davvero a suo agio o derubato della sua natura animale.