Natale anticipato, ma è solo un effimero anestetico

L'anticipazione degli addobbi e dei preparativi è la spia di un bisogno che non trova soddisfazione e di una condizione sociale diffusa, quella dell’incertezza del vivere di ogni giorno in un’organizzazione sociale che favorisce la solitudine

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È già Natale. Almeno dagli inizi di novembre. E anno dopo anno, l’inizio dei preparativi, almeno nelle strade e negli esercizi commerciali, si anticipa sempre più. Negozi, balconi, strade hanno cominciato ad ospitare luci e decorazioni già dai primi giorni di novembre. Nei supermercati, i dolci di Natale sono già venduti dalla fine di ottobre. E questo accade da Nord a Sud. Questa tendenza era già in atto da alcuni anni prima della pandemia e si è, in modo ulteriore, accelerata dal 2020 a oggi.

Come mai accade? Come in tutti i fenomeni legati al consumo, ci sono motivazioni economiche, relative alla crisi della domanda di beni, che si intrecciano con ragioni simboliche ed emotive, tra le quali la ricerca della speranza e del consueto rassicurante occupano un posto rilevante.

Di questa ricerca di rassicurazione è importante parlare. Il periodo natalizio ha questo senso generale, che va oltre il significato religioso: esso è pensato e vissuto come un momento collettivo di serenità e protezione, oltre che di riconoscimento sociale. Il fatto di stare insieme agli affetti cari, di prendersi il tempo da condividere con loro, di scambiarsi i regali costituisce un fenomeno di partecipazione affettiva, che riconduce, ognuno, alle relazioni più prossime e, più ampiamente, alla dimensione sociale più intima.

Ovviamente, tutto ciò non è necessariamente vero: sia per quanti sono soli e non hanno le condizioni per vivere tale intimità, sia per quanti rifuggono a tale intimità perché rinvia a contesti familiari o amicali in crisi, disarticolati o, addirittura, violenti e oppressivi. In ogni caso, resta questo valore sociale del Natale, questa proiezione di intima serenità, anche quando essa sia impossibile o negata.

Se questo è il significato del periodo natalizio, la sua anticipazione sempre più radicale è la spia di un bisogno che non trova soddisfazione e, quindi, di una condizione sociale diffusa, quella dell’incertezza del vivere di ogni giorno in un’organizzazione sociale che favorisce la solitudine. L’accoppiata incertezza-solitudine del vivere quotidiano trova nel mercato natalizio anticipato una risposta, ovviamente effimera, insufficiente, ma apparentemente appagante, almeno nell’immediato e in superficie. Essa non si risolve, ovviamente, in questa spinta al periodo natalizio, ma trova un momento di pausa: l’anticipazione degli addobbi e dei consumi del Natale funziona da anestetico e calmante. E come ogni anestetico e calmante non risolve i problemi o le sofferenze, ma li tiene sotto controllo, ovviamente solo momentaneamente.

Gennaro Avallone

Nato nel 1973, è professore di sociologia dell'ambiente e del territorio presso il Dipartimento di studi politici e sociali l'Università degli studi di Salerno. Tra i suoi temi e ambiti di ricerca si segnalano i processi di emigrazione e immigrazione, il razzismo, il lavoro agricolo, l’ecologia politica e la sociologia urbana.

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