L’era della disinformazione digitale: democrazie limitate?

La velocità e l'accessibilità delle nuove piattaforme consentono una diffusione rapida delle informazioni ma le notizie si propagano virulentemente senza verifiche di attendibilità.

Tempo di lettura 4 minuti

Le prossime, quelle in UE prima e negli USA poi, saranno elezioni tenute sotto un totale controllo digitale e se non bastasse sottoposte appieno all’Intelligenza Artificiale (A.I.); non che le ultime siano state del tutto scevre da orientamenti forzati, ma sappiamo per certo che stavolta il controllo di “Echelon”, o chi per esso, ci sarà e come!

Viviamo in un’epoca in cui la comunicazione pubblica, in particolare, è profondamente intrecciata con la tecnologia digitale e questa connessione ha dato vita al fenomeno della disinformazione digitale. In particolare i social media influenzano notevolmente la diffusione delle informazioni e non di rado orientano l’opinione pubblica anche con narrazioni distorte, e aggiungendo un ulteriore livello di complessità a questo scenario, l’A.I. contribuisce a manipolarla con immagini realistiche, creando terreno fertile per una confusione aggiuntiva.

La velocità e l’accessibilità delle piattaforme digitali consentono una diffusione rapida delle informazioni, ma questa velocità ha un lato oscuro: le notizie si propagano virulentemente senza verifiche di attendibilità. I social media, luoghi in cui le persone condividono idee, opinioni e notizie, giocano un ruolo cruciale nella modellazione delle percezioni della società: il risultato è una bolla informativa nella quale informazioni vere ed infondate per pochi minuti, ore o giorni convivono, rendendo arduo distinguere realtà e falsità. Con il concorso dell’A.I. in questa Bolla informativa le persone per lo più si riferiscono solo ad informazioni provenienti da fonti che confermano le loro stesse opinioni… Questo ambiente limitato rende ancora più difficile accettare o considerare prospettive diverse ed accentua il rischio di polarizzazioni, tanto più che, è fatto noto, la massa degli utenti del web tende più a credere ad un fake che dia una motivazione alla propria non brillante esistenza che non alla sua sconfessione benché corredata da prove scientifiche.

La creazione di narrazioni falsate è resa più sofisticata dall’uso dell’A.I.: Algoritmi avanzati per lo più generati nell’Europa dell’Est creano contenuti apparentemente autentici, compresi articoli, foto e video, che sono utilizzati per influenzare opinioni. Questo solleva questioni etiche cruciali che esigono la necessità di sviluppare strumenti efficaci per rilevare le manipolazioni digitali.

La comunicazione nell’era della disinformazione digitale è un territorio complesso e sfidante. e solo attraverso sforzi a livello globale è possibile mitigare gli effetti della disinformazione onde preservare la fiducia nell’informazione e promuovere un ambiente divulgativo trasparente. La disinformazione opera con efficacia in diversi campi sfruttando le caratteristiche del mondo online, ma ci sono 4 settori già molto esposti ad essa e che subiscono un impatto notevole: Politica, Scienza, Economia e Identità culturale.

POLITICA: è il campo della disinformazione fatta sistema; influenza l’opinione pubblica anche su temi delicatissimi come la salute: penso tutti ricordiamo Gianluigi Paragone che da politico andava dicendo che i vaccini contro il COVID-19 erano “un genocidio“, che Maurizio Blondet pubblicò articoli in cui sosteneva che era tutta una bufala e che i vaccini erano un’arma chimica, entrambi hanno convinto tanta gente; senza poi dimenticare Trump che, tra le tante sue amenità, nel 2020 -smentito in seguito dallo stesso Fauci– asserì che con l’estate il Covid-19 sarebbe scomparso perché era una semplice influenza… e vi faccio grazia delle meditazioni dell’epoca di Salvini e Meloni.

SCIENZA: sono davvero tanti i gruppi di persone che seguono i cosiddetti guru che pubblicano prove pseudo scientifiche che avvalorerebbero che i cambiamenti climatici siano solo cicli naturali che però vengono ingigantiti da complotti governativi; vien da ridere ma dietro questi Guru dopo 600 anni da Colombo e 400 da Galilei… sono addirittura in aumento le persone che si stanno convincendo che la Terra sia piatta… che dire poi di pubblicazioni farlocche su integratori miracolosi, cure istantanee offerte appena fuori i confini a costi bassissimi e la sempre più fiorente disinformazione sui vaccini pediatrici? Tutto ciò porta ad una perdita di fiducia nella Scienza, relegandola ad una pura e semplice eventualità, sullo stesso piano di Oroscopi, Quadri Astrali e Riti del Mago Otelma.

ECONOMIA: qui gli esempi si sprecano, basterebbe solo fare mente -con un po’ di onestà intellettuale- a tutte le affermazioni in materia economica e di lungimiranza finanziaria fatte tra il 2020 ed il 2022 dalla Destra quando erano all’opposizione e poi confrontarle con la politica più opportuna e concreta attuata una volta al governo: la pantomima della Meloni alla pompa di benzina sull’abolizione delle accise sui carburanti, insieme ad altre sue gaiezze, hanno funzionato, c’è poco da dire, sono state disinformazioni vincenti.

IDENTITÀ CULTURALE: argomento rischiosissimo oggi; la disinformazione di certo supporta mancanza di soluzioni ed idee concrete, alimentando tensioni culturali indicandoci quale bersaglio odiare: l’argomento critico è sempre l’Islam e le affermazioni, incaute di politici e giornalisti hanno contribuito a creare nella massa il dubbio che sia proprio l’Islam in sé ad essere una minaccia per la nostra sicurezza, in specie quando politici “illuminati” cominciano a parlare di sostituzione etnica. Fermo restando l’attenzione al problema terrorismo, non possiamo dimenticare che sono circa 2,7 milioni gli Islamici regolari in Italia che lavorano anche per far girare l’Italia.

La manipolazione digitale è un vero grattacapo, credo che per affrontarla necessiti un approccio “olistico”, cioè con una visione del Tutto visto come Unicum e non come parti separate di un tutto. Le piattaforme digitali devono impegnarsi ad implementare meccanismi di verifica rigorosi con algoritmi di A.I. che possano distinguere tra contenuti autentici e manipolati.

Attendere la sospirata alfabetizzazione mediatica è un sogno da realizzare però occorrono anni affinché si ottenga, ma il problema esiste oggi e sarà cruciale nei prossimi cinque anni: gli algoritmi per ostacolare la circolazione di notizie infondate sono urgenti, perché altrimenti finiremo tutti in una federazione di democrazie a libertà limitate da quei 30 individui -che oggi con la loro ricchezza manipolano la finanza del mondo- che finiranno per dirci anche da quale lato del letto scendere.

Fonti:
• Oxfam: https://www.oxfam.it/
• Inequality.org: https://inequality.org/
• The World Inequality Report 2022: https://wir2022.wid.world/

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

Previous Story

La comunicazione in tempo di guerra: anacronismi e manipolazioni

Next Story

La comunicazione interculturale è una questione di software mentale