L’America tra eccellenze scientifiche e Medioevo cognitivo

Dinosauri al guinzaglio e creazionismo: perché negli Usa la Scienza è più debole di un reality show

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Gli USA sono la terra della Silicon Valley, di MIT, Harward, NASA, Google, A.I., hanno premi Nobel a camionate, ma allo stesso tempo, secondo il sondaggio YouGov, circa il 40% degli americani è convinto che uomini e dinosauri abbiano passeggiato insieme nella Giungla preistorica… e se sembra assurdo, c’è di più: è la nazione d’elezione di chi pensa che la Terra sia come una pizza napoletana e di chi ha dubbi sulla rotondità del pianeta, molti lo vedono ovale come un pallone da football americano.

Ora, se sei cresciuto al Sud a preconcetti culturali, a catechismo evangelico e credi che Jurassic Park esista davvero in qualche isola segreta nel Pacifico, l’idea che Adamo portasse a guinzaglio un velociraptor a fare la pipì, potrebbe anche sembrare plausibile.

Ma non è finita, un numero incredibile di americani -indottrinati dalle TV delle Chiese evangeliche- aderiscono al creazionismo puro e duro Dio ha creato l’uomo così com’è, meno di 10.000 anni fa”, una quota consistente è sicuro che il cambiamento climatico sia un complotto cinese per vendere pannelli solari e il 10% della popolazione è certa che nei vaccini ci siano microchip: al confronto, gli improbabili oroscopi e i vaticini di Paolo Fox metterebbero in crisi la relatività di Einstein.

Perché negli USA la Scienza è più debole di un reality show?

Si potrebbe pensare: “ok, sono ignoranti”. Troppo facile. Qui c’è molto di più, è un cocktail sociologico fatto di religioni prêt-à-porter, diffidenza verso le élite e istruzione instabile, a volte basica; quindi vien fuori la necessità mentale di ascoltare solo storie semplici, con strutture facilitate, per cui:

  1. Dio è più forte di Darwin: In molti stati USA la religione non è solo un affare privato, ma un marchio di fabbrica sociale. Nel profondo Sud, negare il creazionismo spesso è peggio che bestemmiare durante il pranzo di Natale. E poco importa se la paleontologia ci mostra fossili grandi come autobus e che la datazione al radiocarbonio dice che hanno 200 mln di anni: se il Pastore dice che 10 mila anni fa Eva ha dato la mela anche a quel brontosauro, tu sorridi e annuisci. È una questione di appartenenza alla collettività: biologia e paleontologia non c’entrano nulla.
  2. La Scienza come “complottone: E così che la scienza diventa sospetta: metti in dubbio tutto, università, media e ricercatori sono percepiti come una casta che manipola i dati per controllare l’ordinary people. Risultato: se uno scienziato dice che il Polo Nord non c’è quasi più e il mare si sta alzando, tanta gente, tanta, preferisce credere al nonno che dice “macché, io il mare lo vedo sempre uguale”.
  3. L’ Istruzione social: Oggi buona parte della conoscenza è fatta su Facebook, YouTube, TikTok. Se cerchi “la Terra è piatta” solo una volta, l’algoritmo ti sommerge di video di gente che misura l’orizzonte con una livella e fa esperimenti grossolani per dimostrarlo. Nel giro di 10 giorni sei convinto che la NASA abbia girato le missioni lunari nello scantinato di Stanley Kubrick e fai parte anche tu di quel gruppo fermamente convinto che l’uomo sulla Luna non c’è mai stato.
  4. La Scuola a due velocità: Il problema di fondo è che negli USA la didattica è libera, ogni istituto sceglie cosa e come insegnare. Harvard, MIT, Yale, Stanford, etc.. convivono con licei rurali dove nel XXI secolo ancora si discute se presentare l’Evoluzione come “una teoria tra le tante”; è così che in alcune scuole religiose può capitare un manuale di biologia che sembra scritto da un predicatore più che da un biologo: Risultato? Un paese che manda il Rover su Marte ha tanti cittadini convinti che anche i dinosauri abbiano fatto la fila per entrare nell’Arca di Noè; meglio un concetto lineare: “Dio ha creato tutto” e attenersi alla Sacra Bibbia, scritta e concepita con le conoscenze di più di 3000 anni fa.

E Trump cosa c’entra?

King Donald ha cavalcato le fake news come un surfista, prima però si è convertito al conservatorismo evangelico, poi ha affascinato anche i cattolici, il 59% ha votato per lui. Il suo linguaggio diretto, anti-élite, pieno di sparate (“il cambiamento climatico è una truffa cinese”, “il COVID sparirà con il caldo”) non è una gaffe: è un codice, è il modo con cui dice al suo pubblico: “Io sono uno di voi, non sono come quei professoroni di Washington che manipolano tutto”.

In questo senso, credere a Trump non è tanto un atto razionale quanto un gesto identitario. Non importa se i fatti lo smentiscono: quando un leader ti racconta sempre la stessa favola tu scegli di credergli… ma non stai scegliendo la verità, stai scegliendo da che parte stare.

Ecco perché i suoi seguaci non lo mollano, nemmeno davanti ad una figuraccia mondiale fatta all’ONU con tutte quelle idiozie che hanno messo in imbarazzo perfino gli interpreti.

La scienza è un optional di lusso: ma allora, che succede?

Il paradosso americano è questo: da una parte, laboratori e tecnologie d’avanguardia; dall’altra, milioni di persone che vivono in un Medioevo cognitivo. E non è solo un problema di ignoranza, è un problema culturale, politico, identitario.

Succede che oggi l’America è il Paese delle antinomie: Silicon Valley e terrapiattisti, Harvard e licei che insegnano che l’evoluzione è solo un’opinione, NASA e pastori evangelici che predicano contro Darwin citando passi della Bibbia e manipolando Gesù a piacere, come argilla fresca.

La Scienza, per funzionare, ha bisogno di fiducia collettiva. Se questa manca, non basta un telescopio da miliardi di dollari per convincere chi crede che il Sole giri intorno alla Terra.

E succede che in questa giungla di credenze, un leader populista può presentarsi come interprete autentico del “buon senso popolare” contro la “scienza corrotta”. È così che il negazionismo scientifico diventa politica: non più solo una buffa opinione da bar, ma con Trump diventa un’arma elettorale.

Concludendo… gli USA tra satira e tragedia

Il problema quindi non è che milioni di americani credano che i dinosauri abbiano passeggiato con gli uomini. Il vero nodo è che questo terreno fertile di credenze “alternativeprepara il palcoscenico perfetto per leader come Donald Trump. Se sei abituato a dubitare della Scienza, a considerare la realtà come un’opinione e la verità scientifica come una faccenda di fede, sei già pronto a fidarti di chi ti racconta la storia più semplice e più vicina al tuo mondo valoriale e culturale.

Dal punto di vista sociologico, è un meccanismo antico: nelle società attraversate da disuguaglianze, incertezza economica e spaesamento culturale, la semplificazione narrativa vince sempre sul ragionamento complesso. Trump offre proprio questo: frasi brevi, colpevoli da additare, promesse iperboliche. È la stessa logica che alimenta le credenze non scientifiche: se non riesci a comprendere la complessità, ti affidi a una favola semplice che suona giusta.

In Europa, però, il gioco non funziona allo stesso modo. L’Europa è fondamentalmente laica e scientista e nel vecchio mondo Trump non è considerato un uomo del popolo, ma piuttosto l’incarnazione del paradosso americano: un Paese capace di grandi scoperte scientifiche e nello stesso tempo, di eleggere un leader che dubita del cambiamento climatico. Culturalmente, Trump è l’icona del provincialismo americano, esportatore di fake news; un personaggio che suscita ironia, incredulità e sfiducia, dal quale stare distanti.

Ecco il punto: ciò che per i suoi sostenitori è identità e appartenenza per l’Europa è un segno di regressione culturale, perché per noi è arduo far coesistere il Voyager che gira da decenni nel sistema solare e poi dubitare della Scienza, credere al Creazionismo e portare i Dinosauri a fare la pipì.

Per chi vuole andare oltre…

  • Pew Research Center, Public’s Views on Human Evolution, 2019 – sondaggio che rileva come una quota consistente di americani rifiuti l’evoluzione darwiniana.
  • National Science Foundation, Science and Engineering Indicators, 2020 – rapporto ufficiale sull’alfabetizzazione scientifica negli Stati Uniti.
  • Gallup Poll, Belief in Creationism, 1982–2022 – serie storica che mostra la persistenza del creazionismo tra un terzo degli americani.
  • Ipsos MORI, Flat Earth Global Survey, 2019 – indagine internazionale secondo cui circa il 2% degli statunitensi crede nella Terra piatta.
  • Telmo Pievani e Federico Taddia, articoli divulgativi su La Stampa e Il Corriere della Sera – riflessioni sul negazionismo scientifico e sul legame tra populismo, religione e disinformazione.

Carlo De Sio

Laureato in Scienze Politiche ed Economiche, con Master in Psicologia Sociale e Pubbliche Relazioni, quando ancora servivano a qualcosa. Ex pubblicitario pentito, esperto di marketing prima che diventasse una parola senza senso. Giornalista curioso per mestiere, pittore digitale per sopravvivenza emotiva. Ho vissuto i Caroselli veri e ora analizzo quelli truffaldini. Scrivo per chi ha ancora due neuroni e una sana diffidenza per il coro pubblico. Questo è il mio chiringuito mentale: se chi mi legge cerca miracoli, cambi grappa. Qui si serve solo pensiero liscio.

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