Roberto Magris, triestino classe ’59 è un ‘italian jazz pianist’, ‘composer’ and ‘arranger’ di livello molto internazionale. L’artista, ha inciso 38 album e ha sostenuto concerti in tutto il mondo. Un italiano conosciuto più nel globo terracqueo che nella propria nazione.
Sui tasti del pianoforte, Magris riesce a muoversi con estrema disinvoltura e probabilmente il fatto che si sia confrontato sempre con musicisti internazionali, fa in modo che sia sempre una spanna o due avanti a tutti i colleghi pianisti, fatte le dovute eccezioni ovviamente. Il musicista e compositore triestino riesce a creare atmosfere e mood sempre più particolari. Purtroppo, e c’è un purtroppo, preferisce esibirsi (o meglio è quasi obbligato) sui palchi in ogni luogo tranne che in Italia. Perché tutto questo? Lo spieghiamo in due parole: il jazz, non sembrerebbe, ha anch’esso del marcio dentro, perchè come in tutte le cose esiste chi ‘tira i fili’ di una strana lobby che decide chi suona e chi no, decide chi partecipa ai festival prestigiosi e chi no. Ecco il perché del crollo verticale di diverse rassegne. Tra queste la storica ‘Umbria Jazz’). Questa cosa, ovviamente, determina una grave discriminazione che spesso si allarga a macchia d’olio. Amici amanti del jazz, non scandalizzatevi se un giorno qualche neomelodico calcherà il parco dell’Arena Santa Giuliana di Perugia!
Ritornando a Roberto Magris, la parte pulita della jazz-music, versatile ed eccellente musicista del contemporary jazz, dobbiamo segnalare lo sdoganamento di uno dei primi suoi album, sinora inedito e con un quartetto tutto italiano. ‘Love is passing Thru’, concepito oltre un ventennio fa, all’ascolto conserva ancora tranquillamente un sound insuperabile. Il musicista triestino, cittadino del mondo, ha incominciato a suonare professionalmente alla fine degli anni settanta. Nel corso della sua carriera ha suonato e inciso con Art Davis, Herb Geller, Albert ‘Tootie’ Heath, Idris Muhammad, Ira Sullivan, Sam Reed, Bryan Lynch, Tony Lakatos, Mark Colby, Eric Hochberg, Paul Carr, Hermon Mehari, Jim Mair, Logan Richardson, Kendall Moore, Brandon Lee, Eric Jacobson, Franco Ambrosetti, Philip Catherine, František Uhlíř, Janusz Muniak, Bosko Petrovic, Kai Winding, Eddie ‘Lockjaw’ Davis, Sal Nistico. Dal duemilasei, Magris diventa Direttore Musicale dell’etichetta discografica JMood di Kansas City, con la quale ha inciso ben oltre 25 CD. Negli Stati Uniti, Magris ha suonato al ‘The Jazz Bakery, Catalina Jazz Club a Hollywood’, Los Angeles, al ‘The Blue Room’, Kansas City, al ‘The WDNA Jazz Gallery, FIU Music Festival al Wertheim Performing Arts Center di Miami, al ‘The Jazz Showcase’ di Chicago, al ‘The Jazz Estate’ di Milwaukee, a St. Louis, Omaha, Des Moines (Iowa), Fort Lauderdale (Florida). L’anno successivo gli è stata conferita la cittadinanza onoraria dal Consiglio Comunale (City Council) di Kansas City.
Roberto Magris: «La registrazione di ‘Love is passing Thru’, per la etichetta ‘JMood’, è stata fatta 20 anni fa con l’ultimo mio quartetto italiano. Queste registrazioni avrebbero dovuto uscire, all’epoca, per la label ‘Soulnote’ ma dopo la sua chiusura e vendita, sono rimaste inedite nel mio cassetto fino ad oggi, ho chiesto ed ottenuto di farle pubblicare per la JMood. Purtroppo, però, il batterista del gruppo di allora, Enzo Carpentieri, ci ha lasciato e questa resta, difatti, la sua unica testimonianza su disco di un gruppo che, nei primi anni duemila, ha girato il mondo mentre in Italia non è riuscita mai a suonare, men che meno nei festival più noti, e non certo perché io non ci abbia provato».
Eccola la pesante accusa al mondo sommerso del jazz! Questo ha determinato la ‘non volontà’, da parte delle diverse band a guida Magris, a evitare l’Italia. Le lobby esistono eccome! I vari 4tet di Roberto Magris, punta di diamante del jazz internazionale, sono band che molti jazzofili italiani non conoscono a fondo. Quel gruppo ‘tuttoitaliano’ si è perso per sempre. «Tra l’altro – racconta ancora Magris – al contrabbasso c’era un giovane Danilo Gallo, che all’epoca viveva a Venezia e che è riuscito, poi, ad affermarsi meritatamente in Italia con i suoi progetti musicali. In realtà ‘Love is passing Thru’ non offre il programma e il sound che all’epoca questo mio quartetto proponeva in concerto, ma è un ‘concept album’ che mi ero sentito di provare in studio a Cavalicco, una frazione del comune di Tavagnacco (Udine), sul tema Love e al rientro da un tour in estremo Oriente, con tappa a Bali, dove Carpentieri aveva provato ed acquistato dei Gamelan (il termine ‘gamelan’ è usato in riferimento al gruppo di strumenti che lo formano. Il ‘gamelan’ è un’entità i cui strumenti sono costruiti e intonati per suonare insieme. Il suo termine deriva, probabilmente, dalla parola giavanese (lingua maleo-polinesiaca parlata in Indonesia, nella parte centrale e orientale dell’Isola di Giava, e in Malesia.) ‘gamel’, che significa ‘percuotere con un mazzuolo. Prese delle percussioni che poi ha spesso usato ai concerti. Avevo voluto creare una session estemporanea sull’onda dell’affiatamento che avevamo raggiunto e, stante in loco un pianoforte … marchio Fazioli, nuovo di zecca, mi ero lasciato andare ad una serie di momenti in piano solo. Il risultato che ne venne fuori fu questo album … che poi è l’ultimo italiano prima dell’inizio del mio rapporto con JMood negli Stati Uniti. Quel mio quartetto era un bel gruppo di ottimi amici con il quale ricordo concerti all’estero (Cina, Honk Kong, Canton, Samarcamda, Uzbekistan, Jakarta, Bali, Indonesia, Melbourne …) ma che poi, per oggettive difficoltà a trovare da suonare in Italia, da un lato, e per i miei crescenti nuovi impegni negli USA, dall’altro, smise gradualmente di suonare e quindi di esistere senza che nessuno ne avesse mai decretato la fine. Non ho dubbi, che anche oggi, ci fosse ancora Enzo e ne capitasse l’occasione, ci ritroveremmo immediatamente. Purtroppo non è più possibile ed è proprio vero: tempus fugit and ‘love is passing thru’ (l’amore sta passando).»