Il cioccolato, fonte di dolcezza contro la consuetudine

Persino Pierre Auguste Renoir, celebre pittore impressionista francese, ha amato rappresentare eleganti figure femminili con tazze di cioccolata, espressione dei momenti di abbandono alla sensualità del piacere. Nella cultura occidentale funge da metafora di una sorta di “erotismo controllato”, grazie all’azione delle endorfine che eccitano i sensi senza creare scandali!

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"La Cioccolataia", dipinto di Francois Boucher

Molti di noi conoscono quei particolari momenti in cui cresce la voglia di cioccolato. Allo stato solido, liquido o in crema, tutta la fisica della materia è volta, in questo caso, ad appagare un desiderio semplice. A differenza di ciò che si crede, il cioccolato non è un alimento qualsiasi: racchiude in sé un’esperienza sensoriale che dirotta le tensioni umane verso la soddisfazione del piacere. Dietro la voglia di questa sostanza specifica si cela il desiderio di attimi di consolazione o meglio il rifugiarsi in quella dolcezza che sfiora la trasgressione. Esiste una vasta letteratura in cui il cioccolato evoca mondi interiori. E, come accade per le opere d’arte, può essere contemplato e gustato in silenzio, tanto da figurare in molti dipinti antichi – dal 1600 al finire del 1700 – associato alla voluttà del lusso e dell’esotismo. Persino Pierre Auguste Renoir, celebre pittore impressionista francese, ha amato rappresentare eleganti figure femminili con tazze di cioccolata, espressione dei momenti di abbandono alla sensualità del piacere. Nella cultura occidentale funge da metafora di una sorta di “erotismo controllato”, grazie all’azione delle endorfine che eccitano i sensi senza creare scandali! A proposito di scandali, di buon esempio è “Chocolat” – film tratto dal romanzo omonimo di Joanne Harris – in cui una donna misteriosa guidata dal vento e proprietaria di una cioccolateria, diventa soggetto di intimidazioni da parte dei conservatori residenti nel villaggio francese.

La narrazione simbolica esibisce deliziosi tartufi e altre leccornie a base di cioccolato che rappresentano punti di rottura con la morale religiosa bigotta: “Non vendo solo cioccolato. Offro conforto e nostalgia. Ogni miscela è una promessa, ogni sapore custodisce un segreto.” Sono i concetti espressi da Juliette Binoche, la bella protagonista che attribuisce all’ingrediente una filosofia esistenziale capace di evocare ricordi, emozioni profonde e desideri sepolti. Il cioccolato, dunque, custodisce intimità e libera i sogni: accorcia il ponte tra chi siamo e chi potremmo essere. Un messaggio analogo si legge in “Bianca” di Nanni Moretti, un cult del cinema italiano d’autore. La scena della “Nutellona”, che Moretti mangia a cucchiaiate compulsive, enfatizza le contraddizioni di un uomo in bilico tra l’apparente normalità quotidiana e la crescente consapevolezza di una interiorità torbida e complessa. Anche in questo caso il cioccolato offre un conforto quasi infantile alla tensione emotiva dell’irrisolutezza.

Nel romanzo di Carole Borgs Matthews pubblicato nel 2007, “The chocolat lover’s club”, in cui quattro amiche si riuniscono a condividere cioccolato e confidenze, la sostanza si pone come collante calorico della solidarietà femminile. E una nota di merito va al “Salon du chocolat”, fondato nel 1994 da artigiani francesi: l’evento internazionale che celebrava il cioccolato come arte, tradizione e cultura. Nella prima edizione, sulle passerelle parigine sfilarono persino modelle vestite da abiti di cioccolato e l’evento fu replicato in altre capitali mondiali. La pubblicità, attraverso immagini allusive, ha “erotizzato” il prodotto: accessibile e domestico, accende i sensi. Di fatto il cioccolato, in particolare quello fondente, non fa urlare al miracolo ma custodisce proprietà benefiche. Quali? Gli antiossidanti flavonoidi e i polifenoli, la teobromina, la teofillina e modeste quantità di caffeina dagli effetti stimolanti ed energizzanti, burro di cacao, zuccheri e minerali.

Il cioccolato è un tonico antidepressivo che favorisce la secrezione di serotonina, e quest’ultima stimola l’eros e il desiderio. Non certo la chiave del benessere psicofisico ma, con eccessi di lirismo, potrebbe essere paragonato a una forma di resistenza contro la consuetudine, un invito a scegliere la dolcezza quando tutto intorno è formalità e rigore. C’è chi prova a umanizzarlo, attribuendogli una sensibilità intelligente: “Il cioccolato non fa domande stupide. E quando il cuore è confuso, il cioccolato ha sempre la risposta pronta che scioglie ogni dubbio.”

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