Dopo Bergoglio abbiamo bisogno di un altro “angelo”

Ciò che serve è un Pontefice al passo con i tempi, che sappia parlare a questo mondo alle prese con le guerre, l’arroganza, l’ignoranza e l’ipocrisia, malato di potere e disuguaglianze; che sia in grado di recuperare il rapporto con i giovani e con chiunque cerchi una spiritualità al di fuori dagli schemi della dottrina religiosa

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“Habemus Papam” indica l’annuncio ufficiale che il cardinale protodiacono dà al mondo cattolico quando, a seguito del conclave, viene eletto il nuovo Papa. Il testo è ricavato dal Vangelo secondo Luca, che annuncia ai pastori l’arrivo del Messia: “Per la gioia di tutti i popoli, nella città di Davide, è nato il Cristo Salvatore.” E di riflesso balza in mente “Habemus Papam”, il film di Nanni Moretti candidato al 64esimo Festival di Cannes. Film dai toni kafkiani, girato nei Palazzi Vaticani, in cui la verità storica perde risalto per lasciare spazio all’inadeguatezza del mondo insita in un Papa incapace di farsi carico del suo ruolo. Memorabile è la scena del Papa immaginato da Moretti che, pur conoscendo a memoria i testi di Anton Cechov, non ha mai potuto coltivare la passione per il teatro, e gode come un bambino al cospetto di una compagnia teatrale. Sarà questa la sua vocazione? Dopo 12 anni di pontificato, il 21 aprile, all’alba del Lunedì dell’Angelo, “Pater non habemus”: la scomparsa improvvisa di Papa Bergoglio ha colpito in maniera profonda laici e cattolici.

Papa Francesco, tra i continui richiami alla misericordia e alla giustizia sociale, è stato un vero riformatore della Chiesa. Preferiva i messaggi semplici ai proclami solenni e incoraggiava i sacerdoti a uscire dalle sacrestie per affrontare dal vivo le miserie del mondo, alla maniera dei grandi missionari come Madre Teresa di Calcutta. Amava citare i mistici, i poeti e gli scrittori, senza mai mollare quella sua naturale umiltà. Non poneva freni nel contestare le ipocrisie e le rigidità della Chiesa, e ha cercato in ogni modo di costruire ponti tra tutte le religioni, promuovendo il dialogo di pace e il disarmo. Nonostante le aspre opposizioni interne, ha portato avanti riforme importanti, anche nella trasparenza della gestione finanziaria vaticana, riformando lo IOR con nuovi organi di controllo, quali il Segretariato per l’economia. Non ha esitato ad affrontare in pubblico temi scottanti, quali gli abusi e la corruzione all’interno della stanze del Palazzo. Ha promosso, inoltre, una Chiesa sinodale, aperta nelle decisioni anche ai membri laici e alle donne. È noto il suo attivismo per semplificare i processi di annullamento dei matrimoni e, attraverso l’esortazione apostolica “Amoris Laetitia”, ha aperto la strada alle coppie divorziate, in particolare ai divorziati risposati: “La Chiesa non è una dogana. Ma una casa paterna, dove c’è spazio per ognuno con le personali fatiche esistenziali.”

A differenza, quindi, del Papa di Nanni Moretti, Bergoglio ha scelto senza esitare il carico del suo fardello, e in molti hanno visto in Lui una figura rappresentativa perché libera, coraggiosa e compassionevole. Ma un pensiero va rivolto anche a due grandi predecessori: Papa Giovanni Paolo II, Karol Wojtyla, carismatico e instancabile viaggiatore nelle missioni di fede, figura di spicco nella lotta al comunismo, in particolare nell’Est Europa, e Papa Luciani, che amava un linguaggio comprensibile e diretto. “Il Papa del sorriso” lo chiamavano in molti, per il volto sereno, accogliente e affidabile. La sua morte improvvisa avvolta nel mistero, ha contribuito ad alimentarne la leggenda. Le notizie frammentarie e caotiche divulgate dalla Santa Sede, la mancanza di un riscontro diagnostico autoptico, fecero nascere teorie gialliste, tra cui il sospetto di un avvelenamento per le intenzioni del Pontefice di sostituire figure potenti e avviare riforme radicali volte al controllo della banca vaticana. L’inquietante storia di Papa Luciani ha ispirato inchieste, documentari, film e romanzi sul filone di “The Vatican Conspiracy”: tra fantasy e reality, si è evidenziato il lato oscuro della Luna.

Con lo sguardo rivolto alla luce, siamo in attesa di una nuova fumata bianca. Cosa ci si aspetta dal prossimo Papa? I riformisti sperano in aperture lungo la scia di Papa Francesco, mentre i conservatori potrebbero auspicare in una disciplina liturgica tradizionale. Ma ciò che serve è un Pontefice al passo con i tempi, che sappia parlare a questo mondo alle prese con le guerre, l’arroganza, l’ignoranza e l’ipocrisia, malato di potere e disuguaglianze; che sia in grado di recuperare il rapporto con i giovani e con chiunque cerchi una spiritualità al di fuori dagli schemi della dottrina religiosa … In sintesi, un Papa aperto, moderno, carismatico e autorevole nell’umiltà, perché come asseriva Sant’Agostino “L’umiltà rende gli uomini uguali agli angeli.” C’è bisogno di angeli, quindi, per riprendere a respirare.

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