Tra le rappresentazioni surreali dei testi di Paolo Conte, in “Aguaplano” è descritto l’avvistamento da un piccolo aeroplano di un pianoforte galleggiante nel mare di gennaio: “Scendi, pilota, fammi vedere cos’è che luccica sul grande mare. È proprio un pianoforte da concerto, un pianoforte a coda, lungo e nero.” Ed è quasi naturale immaginare, con ulteriori fash di fantasia, il “nostro” Matteo Saggese con le dita mobili sulla tastiera di quel pianoforte…nel mare di Salerno. Direi non proprio immerso, ma sulla riva con i sei piedi (inclusi quelli dello strumento) bagnati appena dal ritmo incessante della risacca.
Perché “nostro”? Perché Matteo Saggese è salernitano di nascita. E nella città di provincia ha vissuto, frequentato, studiato e, due anni dopo il diploma in pianoforte conseguito presso il Conservatorio di Avellino, nel 1987 si trasferisce a Londra. “Avevo 27 anni”, afferma, “E, all’epoca, inseguivo la mia curiosità e la voglia di esplorare nuovi orizzonti.” Alla domanda un po’ retorica “Ne è valsa la pena?”, risponde, senza incertezze e divagazioni, “Certo che sì! Ho conosciuto nuovi linguaggi. Questa è stata la mossa fondamentale per la mia crescita personale e professionale.” Musicista poliedrico (pianista, compositore, arrangiatore e produttore), fin dalla giovane età sviluppa una sensibilità eclettica che spazia dalla classica al jazz e al soul, dal rock al funk, genere musicale, quest’ultimo, nato negli Stati Uniti negli anni ’50-’60 da artisti afroamericani. Noto per la collaborazione con artisti italiani e internazionali, compone – più volte insieme a Mino Vergnaghi – le musiche delle canzoni di Zucchero, Giorgia, Antonacci, Mina … “Di sole e d’azzurro” è tra le più famose del repertorio canoro di Giorgia, con la quale partecipa al Festival di Sanremo nel 2001, e che lei stessa definisce “difficile” per i passaggi “vertiginosi” della melodia: un excursus vocale dalle note gravi e profonde fino a quelle alte e potenti. Dall’interazione artistica Mina – Saggese nasce “Succhiando l’uva” (racchiuso nell’album “Veleno”), un pezzo sensuale legato a quel piacere naturale che utilizza la metafora del succo d’uva per esprimere l’intensità del desiderio.
Ma Saggese è conosciuto anche per progetti suoi personali: nel 2015 fonda “Loco Ironico”, in coppia con il cantante britannico Joe Cang, e Radio Londra li definisce “due straordinari musicisti”, che hanno deciso di unirsi in musica durante una tipica giornata uggiosa londinese. “Alburni in musica” è invece il festival da lui realizzato , che, per circa dieci anni, ha accolto a Sicignano grandi nomi del panorama musicale. Segue “MusicAAccantO” (2022-2023), il progetto che mira a dare sostegno agli artisti, attraverso la promozione della collaborazione e della solidarietà tra musicisti. La nuova sfida è lanciare, nelle vesti di produttore, gruppi musicali di giovani emergenti, e poi e poi … Intanto, Matteo ritorna in Campania e si diverte a percorrere 50 anni di musica italiana al pianoforte in “The italian Portraits Orchestra”, con Peppe Servillo nelle vesti del performer capace di rendere ogni concerto un’opera teatrale che cattura il pubblico tra lirismo e melodramma. Come definire Matteo Saggese? Un ponte tra due mondi e culture, che lega il pathos mediterraneo allo stile asciutto e globale anglosassone. Matteo afferma di essere legatissimo a Salerno, al mare, ai profumi, agli amici, al suo microcosmo originario; di cercare sempre il tempo per ritornarci. E chi è rimasto stanziale, l’aspetta, perché lui è la dimostrazione vivente di quanto la determinazione e la passione possano aprire nuove strade, pur mantenendo ben salde le radici e integra la semplicità del proprio essere.

