C’è un’idea che gira da tempo nelle menti più attente, ma che ora, nero su bianco, diventa una proposta concreta, ambiziosa e sorprendentemente realistica: trasformare la Basilicata in un hub di riferimento per l’Intelligenza Artificiale, a partire dalla nascita di un primo incubatore nella zona industriale di Potenza. Non una boutade, né una provocazione da social, ma un progetto dettagliato, con basi solide e una visione inclusiva. E per una volta, il paragone con la Silicon Valley non suona ridicolo. Non perché vogliamo imitarla, ma perché siamo pronti a ripensarla. Radicarla. Abitarla. Qui, tra calanchi, paesi in salita, tradizioni vive e un capitale umano che non si è mai arreso. La Basilicata, troppo spesso raccontata attraverso le lenti della marginalità, viene qui proposta come terreno fertile per un’esperienza innovativa, che unisca tecnologia e comunità. E lo fa con una parola-chiave che vale più di qualsiasi algoritmo: accessibilità.
L’idea è quella di un centro di eccellenza sull’AI che sia aperto a tutti, indipendentemente dall’età, dal titolo di studio, dal background professionale. Un luogo in cui la tecnologia non venga più vissuta come lontana, ostile o elitaria, ma diventi uno strumento quotidiano per imparare, crescere, creare, restare.
Il progetto, dettagliato in un documento che sa tenere insieme visione e concretezza, immagina un hub diffuso e inclusivo, dove ogni cittadino lucano, e non solo, possa accedere a percorsi formativi, laboratori, biblioteche digitali, aree di confronto e scambio. Un ecosistema umano, prima ancora che digitale, dove studenti, over 60, disoccupati, artigiani, imprenditori, professionisti e curiosi possano ritrovarsi per imparare a usare strumenti come Gemini, Midjourney, Runway, Zapier, Botpress e molti altri.
Ma soprattutto per imparare a capire il mondo che ci sta già cambiando intorno.
E allora sì, perché non qui?
Perché non partire da una regione che ha conservato la lentezza del pensiero profondo, la cura delle relazioni, la forza delle radici?
Perché non immaginare un modello che sappia parlare lucano, ma anche globale? Dove l’AI non serva solo a ottimizzare il tempo, ma anche a migliorarne la qualità? Le applicazioni concrete ci sono già. Agricoltura intelligente per l’olio e il vino lucani. Turismo esperenziale con guide virtuali e realtà aumentata nei borghi. Diagnostica assistita in zone rurali, dove i medici scarseggiano. Artigianato potenziato per entrare in mercati internazionali senza perdere l’anima locale. Scuole che introducono l’intelligenza artificiale nel quotidiano, con docenti formati e studenti coinvolti. Progetti dedicati agli anziani, per restare attivi, connessi e protagonisti. E persino un percorso per accompagnare le startup lucane a nascere, crescere e dialogare con investitori nazionali e internazionali.
Ed è proprio nell’incubatore previsto nella zona industriale di Potenza che potrebbe concretamente prendere avvio questa rete di connessioni e servizi: un cuore operativo e simbolico da cui irradiarsi verso l’intero territorio lucano. Un sogno? No. Una road map, con tempi precisi, partner istituzionali e privati, università coinvolte, finanziamenti da cercare e investimenti da attrarre.
Non si tratta solo di aprire un centro tecnologico. Si tratta di aprire un’epoca nuova. Di restituire alla Basilicata, e a chi ci vive, la possibilità concreta di essere parte attiva del cambiamento. Non una terra da cui si fugge, ma una terra dove si torna. Dove restare è una scelta di futuro, non un ripiego. Dove si può innovare senza rinnegare, creare senza cancellare, connettersi senza perdersi. Il progetto, così com’è pensato, non chiede applausi. Chiede partecipazione. Chiede che diventi materia viva di dibattito, di confronto, di adesione collettiva. Per questo si sta già lavorando all’organizzazione di un incontro pubblico, che sarà un’occasione per raccontarlo, discuterlo, perfezionarlo insieme. Non un convegno per pochi esperti, ma una piazza, reale o digitale, in cui sedersi e immaginare insieme. Dove si incrociano le idee, le esperienze, i dubbi e le proposte. Un’officina lucana del futuro, dove chiunque voglia contribuire troverà ascolto e spazio. Sarà un momento fondamentale, perché ogni progetto visionario ha bisogno di diventare carne viva, voce plurale, spinta collettiva. E perché la credibilità di un sogno si misura anche nella disponibilità a metterlo in discussione, ad aprirlo, a contaminarlo. L’incontro servirà proprio a questo: fare in modo che questa Silicon Valley lucana non resti un bel dossier su una scrivania, ma inizi a respirare nella realtà quotidiana. Non sappiamo ancora se la Basilicata diventerà davvero la nuova frontiera dell’Intelligenza Artificiale. Ma sappiamo che l’idea esiste, è seria, ed è pronta a camminare. E forse, per una volta, la notizia non è che “la tecnologia arriva al Sud”. La notizia è che il Sud può essere il cuore di una tecnologia diversa. Più umana, più partecipata, più consapevole. Una tecnologia che parte dal basso… e guarda lontano.
E allora sì: il momento per crederci è adesso.
Ci vediamo presto, in un luogo da scegliere insieme, per iniziare a costruire. E a raccontare, finalmente, una Basilicata che non aspetta più. Ma agisce. E sorprende.