Il Sud Italia è una terra di straordinaria bellezza, ricchezza storica e culturale, ma è anche segnato da mali endemici che ne hanno frenato lo sviluppo per secoli. Spopolamento, fuga dei giovani, carenza di lavoro, infrastrutture inadeguate e un modello di finanza pubblica inefficace, basato sulla spesa storica, sono solo alcune delle problematiche che affliggono questa parte del Paese. Eppure, il Sud è anche la terra di grandi pensatori, giuristi, economisti e filosofi che hanno saputo indicare vie alternative al declino e hanno proposto modelli di sviluppo fondati sull’autodeterminazione, la valorizzazione delle risorse locali e la crescita culturale come motore del progresso. Figure come Mario Pagano, Francesco Saverio Nitti, Emanuele Gianturco, Giambattista Vico, Benedetto Croce, Antonio Gramsci, Gaetano Salvemini e Luigi Sturzo hanno lasciato un’eredità intellettuale preziosa per chiunque voglia ripensare il futuro del Mezzogiorno con uno sguardo autorevole e non più sottomesso.
Oggi, il Sud deve smettere di percepirsi come una periferia marginale e riscoprire la propria centralità nel Mediterraneo, puntando su sviluppo socioeconomico, infrastrutture moderne, valorizzazione delle risorse ambientali e storiche, sostegno alle microimprese e un’Università forte e competitiva.
*1. Il 21° parallelo: un asse di sviluppo strategico*
L’asse Salerno-Potenza-Matera-Taranto rappresenta una direttrice fondamentale per il rilancio del Sud. Infrastrutture viarie e ferroviarie moderne, autostrade del mare e aviosuperfici efficienti possono trasformare questo asse in un punto nevralgico per l’integrazione economica e produttiva del Mezzogiorno.
Nitti, nel suo “Nord e Sud”, aveva già evidenziato come il dualismo territoriale non fosse un destino ineluttabile, ma il prodotto di precise scelte politiche. Il Sud deve smettere di attendere soluzioni dall’esterno e iniziare a investire in reti di connessione interne ed esterne, favorendo i collegamenti con i mercati europei e mediterranei.
*2. La valorizzazione delle risorse ambientali e storiche*
La Lucania e l’intero Mezzogiorno possiedono un patrimonio ambientale e storico di valore inestimabile. Parchi naturali, siti archeologici, borghi storici e tradizioni secolari devono diventare asset strategici per lo sviluppo turistico e culturale.
Mario Pagano, illuminista lucano e martire della Repubblica Napoletana, credeva nella centralità della cultura e dell’educazione per il progresso sociale. La sua lezione è ancora attuale: il Sud non può limitarsi a “vendere” il proprio passato, ma deve trasformarlo in motore di crescita economica e identitaria, puntando su turismo sostenibile, industria culturale e ricerca accademica.
*3. Sostegno alla microimpresa e ai centri storici*
L’agricoltura, l’artigianato e il commercio locale sono il cuore pulsante dell’economia del Sud, specialmente nelle zone interne e nei centri storici. Il modello delle città industriali del Nord non è replicabile nel Mezzogiorno, ma è possibile costruire uno sviluppo basato sulle specificità territoriali.
Emanuele Gianturco, giurista e politico lucano, sosteneva la necessità di uno Stato che regolasse e incentivasse le attività produttive senza soffocarle con burocrazia e inefficienza. Un Sud forte è un Sud che sostiene i suoi piccoli imprenditori, semplifica le procedure e crea le condizioni per una crescita diffusa e sostenibile.
*4. L’Università: pilastro della rinascita meridionale*
Un Sud che guarda al futuro non può permettersi di avere università in bilico. La fuga dei giovani non è solo economica, ma anche formativa: troppe menti brillanti lasciano il Mezzogiorno per studiare altrove, con scarse possibilità di rientro.
Benedetto Croce e Antonio Gramsci hanno sottolineato, seppur da posizioni diverse, il ruolo centrale della cultura e della formazione nel processo di emancipazione sociale. Investire nelle Università del Sud significa investire in innovazione, ricerca e capitale umano, creando un polo accademico competitivo che trattenga i talenti e attragga studenti da tutta Italia e dall’estero.
*5. Economia del mare: un’opportunità da cogliere*
Il Sud Italia è una piattaforma naturale nel Mediterraneo. Porti, autostrade del mare e scuole di settore devono diventare il motore dell’economia blu, trasformando la posizione geografica in un vantaggio competitivo.
Luigi Sturzo, nel suo pensiero politico, sosteneva l’importanza delle autonomie locali e delle economie di prossimità. I porti del Sud devono diventare hub logistici e commerciali di riferimento per l’intero bacino mediterraneo, sviluppando sinergie con l’Africa e il Medio Oriente e creando nuove opportunità per le imprese locali.
*6. Un nuovo linguaggio per un Sud autorevole*
Per troppo tempo il Sud è stato raccontato con un linguaggio vittimista o subalterno. È ora di ribaltare la narrazione e adottare un linguaggio di forza, orgoglio e autodeterminazione.
Giambattista Vico, nel suo concetto di “storia ciclica”, ci ricorda che i popoli che sanno riscoprire le proprie radici possono sempre rinascere. Gaetano Salvemini, con il suo impegno civile, ci insegna che il cambiamento nasce dalla consapevolezza e dall’azione concreta.
Un Sud che si riscopre autorevole deve imparare a raccontarsi come una terra di opportunità e innovazione, non solo di problemi. L’autosufficienza culturale è il primo passo verso l’autonomia economica e politica.
*Conclusioni: il Sud che vogliamo*
Il Sud Italia ha davanti a sé una scelta: continuare ad accettare un destino di marginalità o riscoprire la propria centralità storica, culturale ed economica. Il rilancio del Mezzogiorno non può essere delegato a politiche assistenzialiste o a riforme calate dall’alto, ma deve partire da una nuova consapevolezza interna.
I grandi pensatori meridionali ci hanno lasciato una lezione chiara: il cambiamento non si attende, si costruisce. Serve un Sud che investa su sé stesso, che parli con voce autorevole e che si proponga come protagonista dello sviluppo italiano ed europeo.
Il futuro del Sud dipende dalle scelte di oggi. Sta a noi decidere se continuare a subirle o iniziare a guidarle.
- già sindaco di Potenza ed ex assessore della Regione Basilicata