Per quello che riguarda l’ultimo capolavoro di Antonio Onorato, stella del jazz partenopeo, abbiamo voluto aspettare un po’ di tempo, giusto quello che gli altri non si son concessi per fare la corsa la chi scrivesse per primo la recensione. Molte volte la fretta gioca un tiro strano e personalmente ho ritenuto aspettare che tutto il clamore sedimentasse e si placasse.
Il compositore/chitarrista partenopeo, quello con il Vesuvio dentro, oltre a tirar fuori un album davvero storico e gradevolissimo, ha innescato, per chi non l’avesse capito, una serie di step (dall’inizio del suo amore per la musica e le note colte del jazz) che provvederanno a creare un nuovo idioma di quello che è il ‘jazz napoletano’, a dare un volto a un capostipite delle ennesime svolte che vanno susseguendosi album dopo album. Questa volta il cosiddetto ‘indio napoletano’ ha costruito un lavoro discografico eccellente, un continuo work in progress, alla faccia di quei denigratori: una schiera musicalmente puerile ma soprattutto con una caratteristica rappresentata da un esagerato ego che porta anche a dare giudizi sui social. Assurdo!
I musicisti e il lavoro nascosto
Dicevamo di ‘Neapolitan Avantgarde’, questa la nuova fatica di Onorato che è stato accompagnato, in sala, dal notevolissimo sax tenore di Gianni D’Argenzio, dal basso elettrico efficace ed essenziale di Angelo Farias e non per ultimo dalla batteria del magistrale Salvatore Tranchini. La cover del cd, poi è dedicata a San Gennaro (pittura su tela 2018), opera del pittore Lello Esposito. In verità sulla copertina si notano i due simboli iconici della napoletanità: il Santo Patrono di Napoli e il Vesuvio. Due immagini che dicono eloquentemente dove è diretto il chitarrista napoletano. Il disco è stato prodotto dalla ‘Guitarangel Records’ mentre il progetto Grafico è stato affidato ad Annalisa Onorato con foto, all’interno del cd, dell’esperto Mario Palumbo.
L’autore spiega
«Avantgarde è una strada già battuta che offre questa proposta artistica del jazz napoletano che chiamo ‘neapolitan jazz’. Si tratta di un qualcosa di avanguardistico e da cui ha preso il nome di ‘Neapolitan Avantgarde’. È un disco che guarda verso il futuro ovvero a una rottura degli schemi stereotipati per sconvolgere e portare avanti nuove idee. Questa è la mia visione della musica, e in questo caso, con questo progetto, che è in continua mutazione, evoluzione e qui torniamo sempre a quello che riguarda la mia ricerca e quello che è il mio studio: lo sviluppo di questa commistione tra il linguaggio afroamericano (del blues e del jazz del be bop) che si va a diluire con il linguaggio napoletano. Fondendo questi due linguaggi musicali sto cercando di creare un nuovo idioma musicale che mi permette di improvvisare mischiando le scale del blues e del jazz con la Scala Minore Napoletana e con la ‘Lydian scale’ o ‘Scala Lidia’ detta volgarmente anche Scala Maggiore Napoletana detta anche scala ‘a fronn ‘e limone tipica degli ambulanti».
La scala ‘a fronn ‘e limone la si nota in diversi brani del chitarrista napoletano ma quella che balza all’orecchio è il brano di apertura del suo disco del 1989 e che si chiama ‘Gaga’ «Il disco di cui parli è stato concepito un po’ prima del 1989 e questo dimostra che sto lavorando – su questo fronte e sulla creazione di questo nuovo idioma musicale – da trentacinque anni. Linguaggio da applicare alla musica improvvisata». Ma perché il mood della chitarra di Onorato ha raggiunto punte di riconoscibilità altissime. Se lo ascolti, ovvero tra i tanti, riesci a capire, anche senza vedere, chi sta suonando e questo è già un grandioso passo. E perché? Lui è riuscito a fare della sua chitarra e del suo modo di suonare la sua voce, e dietro c’è tantissimo lavoro.
L’intervento di Renzo Arbore
Una cosa davvero molto importante del disco, oltre a tutto il resto, è rappresentato dalla nota di copertina firmata dal grande Renzo Arbore e che qui riportiamo per intero: «C’è sempre stato profondo rispetto da parte dei musicisti di jazz, non solo italiani, per la musica napoletana, per le canzoni con melodie straordinarie con le quali si conviveva da decenni senza riscoprirne con decisione la bellezza e l’importanza. Tentativi di trattare queste melodie in chiave, per esempio, jazz sono stati fatti ma timidi ed isolati. Ora un grande ‘maestro della chitarra’, un eccellente musicista napoletano, senza timidezze e con grande perizia e gusto, finalmente afferma ancora una volta che la musica è una e che miscelare con sapienza le musiche napoletane con le atmosfere afroamericane del Jazz senza tempo di Antonio Onorato è un obiettivo centrato in pieno … in questa occasione. Un critico americano parlerebbe di ‘Neapolitan Jazz’. Approviamo con un applauso il ‘maestro di chitarra Antonio Onorato».
La nota di copertina, vergata da un personaggio dello spettacolo quale è Renzo Arbore offre ancora una marcia in più al ‘Neapolitan Avantgarde’ e tutto ciò potrebbe dare una ulteriore spinta al disco che sicuramente è garantito da una personalità del mondo dello spettacolo.
Neapolitan Avantgarde
Il termine che starebbe a significare ‘Avanguardia Napoletana’ si riferisce principalmente a un album che fonde elementi jazz con le tradizioni musicali napoletane. Il progetto, sempre più in evoluzione, esplora come ha sempre fatto la fusione tra l’improvvisazione jazz e le sonorità afroamericane, con in più l’aggiunta della profonda anima partenopea. Questo è il lavoro più noto associato al termine. L’album rappresenta un tentativo di innovare il genere jazz, incorporando le caratteristiche della musica napoletana. Per quello che riguarda, poi, la fusione di culture, dobbiamo dire che il lavoro e il movimento musicale in sé, cercano di unire la musica afroamericana, con la tradizione partenopea, creando una nuova identità musicale. L’approccio compositivo: è caratterizzato da una forte tensione tra struttura e flusso, come si può notare in brani come ‘Neapolitan Minor Blues’ e ‘Taranfree’. In sintesi, la costante di Onorato, anche in questo lavoro discografico, non fa altro che incoraggiare la sperimentazione, superando i confini del jazz tradizionale.
Come nasce il Neapolitan Jazz Quartet
Abbiamo fatto quattro chiacchiere con il bassista di Antonio Onorato che ci spiega come vien fuori il 4tet di Onorato: «Non è molto difficile da dire. Il gruppo, questo il mio pensiero, nasce dalla chiara esigenza di mettere in un solo calderone specialmente quando ci esibiamo, il jazz, la musica folkloristica napoletana, campana e mediterranea. Neapolitan Jazz Quartet e nasce, poi, soprattutto dall’esigenza di avere un altro tipo di musicista. Perché? Per rendere le nostre melodie, soprattutto quando sviluppiamo temi, con una caratteristica unica e particolare. Infatti Gianni D’Argenzio è entrato nel Quartet e posso dire che stiamo parlando di un grande sassofonista. C’era, poi, come dire, la necessità di avere una sonorità particolare che potesse dare un’altra impronta da quel momento è venuta fuori una grandissima alchimia che ci ha donato una forza incredibile»
Il disco fisico, in realtà, sta raggiungendo un buon livello di vendite negli stores grazie ad un ottima comunicazione ed è disponibile anche su tutte le piattaforme digitali.
Pronti a partire
Onorato non si ferma qui e in cantiere ha già tre progetti: «Il primo lavoro lo sto costruendo con Rosario Jermano, noto e bravissimo percussionista. Il lavoro verrà realizzato fuori con sole chitarre e percussioni ed è tutto sulla rivisitazione della canzone napoletana e riarrangiato da me e da Rosario. Vi sono dei brani già registrati ma è un progetto in cui occorre andarci cauti anche perchè è difficile cercare di ‘rivoltare’, per quanto possibile, brani interpretati precedentemente da tanti grandi artisti. Per questo occorre fare un lavoro certosino senza stravolgere l’assetto del brano. Un altro lavoro è dedicato al grande Jimi Hendrix, un chitarrista ‘sperimentatore’ e non rock. C’è da dire che Jimi Hendrix ha il sangue dei nativi americani (ecco il fil rouge): la madre era una Cherokee mentre il padre era di colore. In quest’album, che sarebbe già chiuso, ho inciso classici come ‘Hey Joe’ e ‘Little Wings’. Quello dedicato ad Hendrix è un lavoro un po’ esoterico e mistico, ma anche un po’ psichedelico. L’ultimo progetto è un lavoro che comprenderà tutti brani inediti. Il disco sarà dedicato a Napoli con la mia sua musica napoletana che tutti ormai conoscono il mio sound».