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Domani sarà tardi: il 25 aprile di un fascista salvato dai partigiani

Seguendo il filone letterario dei manoscritti fortuitamente ritrovati, Luigi Contu riapre una vecchia scatola di latta trovata nella biblioteca di famiglia e riavvolge, con un romanzo, la storia del nostro Paese e quella del suo omonimo antenato.

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Tutto comincia – seguendo il filone letterario dei manoscritti fortuitamente ritrovati – con una ‘scoperta’ casuale: una scatola d’alluminio riposta tra gli scaffali della biblioteca di famiglia che ha custodito, per lunghi anni, un quaderno a righi, usato come diario; una copia di una raccolta giuridica di leggi (a firma di Luigi Contu, che è pure l’autore del diario), pubblicate in appendice al libro di Mussolini sulla dottrina del fascismo); la medaglia che Contu si era guadagnato per la partecipazione alla Marcia su Roma e il suo decreto di nomina a sottosegretario al Ministero delle Corporazioni; un ritaglio di giornale col comunicato del Cln che sanciva la fine della Repubblica Sociale; e un mazzetto di lettere indirizzate a una ragazza, Virette. “Frammenti di una storia che spero, un giorno, qualcuno leggerà. E magari capirà̀ come in nome di una ideologia e di un patriottismo esasperato e fanatico si possano compiere crimini orrendi, si diventi perfino incapaci di pensare al significato delle proprie azioni”.

Quella storia l’ha letta, quasi un secolo dopo, un ‘altro’ Luigi Contu – pronipote (e omonimo) del proprietario della scatola – e ha deciso di raccontarla in Domani sarà tardi; il suo secondo romanzo dopo I libri si sentono soli (che alla stessa maniera aveva preso le mosse dalla biblioteca di famiglia).

“La lettura di quelle pagine mi ha inaspettatamente catapultato in quel drammatico periodo che ha cambiato la nostra storia, con il crollo del fascismo e i primi passi della Repubblica Italiana”, ha scritto Contu nella nota di chiusura del suo nuovo volume, “Una sera, per gioco, ho provato a proseguire le sue frasi e le sue riflessioni con la mia fantasia, immaginando i timori e le emozioni che poteva provare in quel frangente così drammatico. Ho così dato un nome e un volto ai tanti personaggi citati, ho attribuito loro arbitrariamente pensieri e parole, seguendo la scansione degli eventi appuntati nei diari”.

Nelle parole di Luigi (personaggio-protagonista) si riavvolge così il filo della storia fascista: si parte da quel 22 ottobre del 1922, il giorno della grande Marcia, l’inizio della Rivoluzione fascista. E poi il 10 giugno del 1940, a urlare in piazza Venezia, mentre il Duce ammaliava la folla con le sue parole, dichiarando di entrare in guerra contro Francia e Inghilterra: “L’ora segnata dal destino batte il cielo della nostra Patria…”. Per arrivare a quel giorno funesto, l’8 settembre del 1943 con  la “resa senza condizioni”, la fuga dei Savoia, il disfacimento dello Stato fascista, il Paese in mezzo ai fuochi di due eserciti stranieri. Ma il giovane Contu è “un fascista convinto e testardo” e non si arrende. Si ritrova perciò catapultato in un paesino della Val Brembana “perché dopo l’armistizio ho deciso di non abbandonare la nave in disgrazia e ho continuato a servire lo Stato, l’unico legittimo, accettando il trasferimento da Roma per venire a dirigere l’Ufficio centrale approvvigionamento prodotti ortofrutticoli della Repubblica sociale italiana”. Zogno, in provincia di Bergamo, fa da sfondo alla vicenda, nei due anni di vita della Repubblica di Salò. Va in scena la storia di un’ostinata difesa di una idea, di una “scelta di vita” – per dirla con le parole di Giorgio Amendola che però apparteneva a una ‘parrocchia’ diversa – ma anche il racconto di un amore che paga – fino ad un certo punto – uno scotto salato proprio a causa di questa scelta. Virette, la ragazza che Luigi ama, viene infatti da una famiglia antifascista e la sua appartenenza la allontana da lui. “I sentimenti non dovrebbero andare oltre la politica, cosa c’entrano le nostre idee con l’amore?”.

Fatti storici realmente accaduti e fiction bene s’amalgamano nella ricostruzione romanzata di Luigi Contu (autore) che segue il suo omonimo protagonista nella fuga dal piccolo centro bergamasco, dopo aver rischiato la condanna a morte in seguito ad un processo partigiano. E saranno proprio alcuni partigiani del posto – che lo avevano conosciuto negli anni di Zogno come persona “generosa e disinteressata” – a salvarlo la notte del 25 aprile, garantendogli una via di fuga tra le montagne, per giungere a Padova e, infine a Roma.

“Dunque sei vivo grazie ai partigiani, e sarai libero, saremo liberi, grazie a un comunista…” commenta il fratello Rafaele, mostrandogli una copia de il “Corriere della Sera” del 22 giugno. Il titolo di apertura cita su sei colonne e due righe: Il testo dei decreti di amnistia approvati dal Consiglio dei ministri. E sotto a questo articolo, la parte che lo riguarda direttamente: La liberazione dei confinati, condono agli impiegati pubblici. Il ‘condono’ voluto da Palmiro Togliatti.  E, sempre, il fratello gli consegnerà anche le lettere che Virette gli aveva scritto dopo la loro separazione e che daranno alla parallela storia d’amore raccontata in questo libro un finale inatteso.

Ma il vero senso di questo romanzo, quello più profondo, il protagonista Luigi Contu, lo rivela al lettore attraverso le parole della versione romanzata immaginata dal pronipote-autore: “Forse così la mia testimonianza non andrà̀ perduta, le mie vicissitudini non saranno state inutili: chi verrà̀ domani potrà̀ riflettere su quanto mi è accaduto, nel bene e nel male. Perché́ chi dimentica il proprio passato è condannato a ripeterlo, chi non conserva la memoria non può̀ avere un futuro”.

[Luigi Contu, Domani sarà tardi. Il 25 aprile di un fascista salvato dai partigiani, Milano Solferino, 2025]

 

 

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