Salvatore Annunziata nasce nel 1981 a Pompei (NA) ed è autore delle raccolte “Mondo parallelo” (2010) e “Dello stesso amore” (2013) entrambe edite da Grausedizioni.
Più volte tra i premiati in diversi concorsi, tra cui il “Premio Alda Merini” (Ursini Editore) e “Don Luigi di Liegro”, i suoi testi sono presenti in varie antologie tra le quali “I poeti contemporanei Vol. 12” (Ed.Pagine) curata dal poeta Elio Pecora, e sul noto sito Rainews – Il primo blog di poesia della Rai, ideato e curato dalla poetessa Luigia Sorrentino.
Testi editi e inediti sono stati pubblicati all’interno della rubrica “Bottega della poesia” del quotidiano “La Repubblica” di Napoli (di Eugenio Lucrezi) e di Roma (di Gilda Policastro), nonché su diversi siti di letteratura.
“Altro tempo e qualche poesia intorno alla luce” (Ed. Italic Pequod 2024) è la sua terza raccolta di inediti ed è stata recensita all’interno del Tgr Campania Rai dal giornalista Claudio Ciccarone.
Auschwitz
E non chiedermi
chi sono,
tanto poi
non ti rispondo.
E non guardarmi
queste mani!
Tra quello che resta
delle mie ossa
non cercarci
la speranza:
pietra morta
verso il lago dell’inutile
l’ho scagliata
oltre le mura.
Tanto io non spero.
Io non sogno.
Io non sono.
(da Mondo Parallelo, Grauseditore 2010)
In un abbraccio
Al riparo dall’incuranza
di tutte le stagioni
e la collera sui vetri
di un incessante temporale,
non ci tocca
ora
il tempo
e il ritorno delle ombre deformate.
Io e te,
volto disteso
che ride a singhiozzi
davanti alla serietà
della tristezza
e alla derisione malinconica
degli scettici seduti
Io e te,
l’uno dentro l’altro,
con la nostra passione
come un grido di rabbia
contro questa vita
per averci concesso
solo questa vita.
(da Dello stesso amore; Grauseditore 2013)
Quartiere
Sulla strada dove sono nato
case con dentro quadri
che non hanno mai cambiato
le parole.
Sui marciapiedi
ragazzi ri-chiamati dalle madri,
altri dalla morte.
Ed altri ancora
ho visto correre
con dentro anime
mai partite.
La poesia degli affamati
Ho sentito la poesia negli affamati,
ti fissano gli occhi
con quelle anime che pregano in silenzio
rivolte non so dove.
Con quelle illusioni e con quei sogni
che non nascono in letti caldi
ma dove la pioggia sceglie di cadere.
Nel giorno
Nel giorno che dà senso
agli altri giorni
dicesti: vado.
Bisogna.
Ed io restai da solo
distante dall’oblio degli alberi
e delle loro voci.
Una folla di occhi commossi
poi più nessuno parlò
perché la morte,
padre,
ora lo so,
mette a tacere
soprattutto noi,
i vivi.
(da Altro tempo e qualche poesia intorno alla luce, Italic Pequod 2024)