«Pazienti fragili penalizzati, è ora di dire basta»

Gennaro Falabella, segretario generale della Uil Flp: «La sanità sta soffrendo per problemi evidenti e per carenza di personale. L'iniziativa della legge popolare porterà sicuramente ripercussioni anche sul mondo del lavoro»

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«L’abolizione dell’articolo 26 comporta pesanti penalizzazioni nell’erogazione dei servizi per pazienti che hanno determinate necessità». È per questo che la Uil Flp Salerno, nella persona del segretario generale Gennaro Falabella, ha sostenuto fin da subito la causa del Comitato per il Diritto alla Cura e l’approvazione di una legge popolare per persone con gravi patologie disabilitanti.

Gennaro Falabella

Tutto è iniziato nel 2022 quando la Regione Campania, nel tentativo di regolamentare il settore della sanità, ha approvato la delibera regionale n.164 che prevede – di fatto – uno stop alle cure per chi soffre di malattie psichiche e sensoriali dopo 180 giorni, a prescindere dallo stato di salute del malato e dalle prescrizioni mediche. Un vulnus giuridico, è stato accertato, che – dopo la raccolta di oltre 12mila firme da parte del Comitato – si appresta a essere risolto dalla Regione con l’approvazione di una legge. Nel frattempo, la delibera è stata sospesa ma non mancano i disagi per i pazienti.

L’approvazione della legge porterebbe alla soluzione completa del problema.

Uno scenario nuovo ci porterebbe di sicuro a erogare servizi in più rispetto ad ora. In tal senso, l’iniziativa popolare serve proprio a fare in modo che i pazienti fragili non subiscano penalizzazione nell’erogazione dei servizi. Chiaramente ci sarebbe anche una ripercussione sul mondo del lavoro: per le strutture che rappresentano un indotto per il territorio e per il territorio stesso che deve rispondere alle esigenze del privato; penso alle forniture, per esempio, necessarie per le stesse strutture. Il nodo è anche questo: la riduzione delle prestazioni significa anche impoverire un territorio che – non lo dico io – si sta impoverendo già di suo.

Un valore aggiunto per chiedere tempi celeri nell’approvazione della legge, non è così?

Sono tante le strutture private interessate dal problema. Ma non è solo questo: rendiamoci conto che ci sono persone che non possono portare i propri figli disabili presso le strutture accreditate e parliamo di pazienti fragili costretti a rimanere a casa.

Insomma, tutti sono a favore del cambiamento.

Abbiamo qualche preoccupazione per le Rsa che potrebbero essere penalizzate. La delibera prevedeva l’assegnazione di alcuni pazienti alle residenze sanitarie socio assistenziali per anziani. La coperta è sempre più corta per chi ne ha bisogno. I datori di lavoro, diciamolo chiaramente, dovranno rientrare e cosa taglieranno? Il personale e i servizi.

Riusciamo a effettuare una prospettiva comparata? In Campania c’è il problema della delibera che, di fatto, prevede uno stop alla cura; ma nelle altre regioni se la passano meglio i disabili?

Le criticità ci sono ovunque, ma riguardano principalmente la carenza di personale. La sanità sta soffrendo e il fatto è sotto gli occhi di tutti. Abbiamo sofferto il Covid perché non avevamo un’assistenza territoriale. In quel momento i medici sono diventati eroi e poi siamo tornati ai problemi di tutti i giorni. Stiamo affrontando una situazione di carenza di medici e personale sanitario che è spaventosa. Pensate: vorrebbero far sì che i medici vadano in pensione due anni dopo rispetto a quanto previsto. Sa perché?

Pochi medici?

Ieri mi hanno riferito che, nel Salernitano, ci sono intere zone in cui non esiste un dottore di base e gli anziani, in assenza del medico vanno dal farmacista del paese e prendono i medicinali che il dottore aveva prescritto tempo prima… Poi ci sono i medici che hanno 4/5 studi su comuni diversi e si spostano pur di dare assistenza ai loro pazienti. Con il Pnrr ci avviamo alla costruzione degli ospedali e delle case di comunità; ma sono strutture che dovranno avere all’interno il contenuto professionale e sanitario. Allora, io mi domando e dico: ma se mancano sul territorio queste figure, come potremo trovarli presenti in queste nuove strutture. Allora secondo me bisognerebbe fermarsi a pensare cosa si può fare con questa sanità.

Invoca una riflessione seria.

Abbiamo il migliore sistema sanitario nazionale, il più bello del mondo con cui si garantivano tutti. Il cittadino partecipava alla sanità ed era fondamentale: attore e protagonista anche nel proporre; e ora ci troviamo in questa condizione. Perfino Obama voleva imitarci e non ci è riuscito per condizioni lobbistiche! Noi abbiamo un sistema perfetto ma che ha grosse criticità perché non si può non investire i soldi sulla sanità. Tanto più quando parliamo di una popolazione che è diversamente giovane e le cure sono necessarie. Ecco perché dico che occorre fermarsi e decidere cosa si vuole fare in questo ambito; ma la riflessione è nazionale e deve coinvolgere le regioni. Ci deve essere il coraggio anche di chiudere dove non è necessario e non mantenere strutture solo per motivi politici.

Tornando alla proposta di legge oramai incardinata in Regione, quali sono le prossime mosse?

Ho partecipato a diversi incontri nel contesto dell’Asl Salerno con il direttore generale, con le associazioni e le parti datoriali: siamo tutti d’accordo nell’adottare una linea che possa consentire di erogare le prestazioni che in questo momento non si riescono a dare e ad avere una condotta univoca su tutto il territorio provinciale.

Barbara Ruggiero

Coordinatore del magazine, giornalista professionista, è laureata in Comunicazione. È stata redattrice del Quotidiano del Sud di Salerno e, tra le altre esperienze, ha operato nell’ufficio comunicazione e rapporti con l’informazione dell’Agcom (Autorità per le garanzie nelle comunicazioni). Già docente di progetti mirati a portare il giornalismo nelle scuole, è stata anche componente e segretaria del Consiglio di Disciplina dell’Ordine dei giornalisti della Campania.

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