Nave Iuventa, accuse cadute. Chi chiederà scusa?

L'ipotesi della Procura di Trapani, a partire da Marco Minniti, ministro dell’Interno all’epoca, fu amplificata senza alcuna riserva. Qualcuno inventò la suggestiva espressione "taxi del mare". L'errore, ora, dovrebbe essere riconosciuto con altrettanta amplificazione, ma non accadrà...

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La nave Iuventa, caduto il favoreggiamento. La solidarietà non è un reato

E ora chi chiederà scusa all’equipaggio della nave Iuventa che, nel 2017, fu accusato di essere colluso con i trafficanti di esseri umani? I politici che hanno utilizzato le accuse della Procura di Trapani, a partire da Marco Minniti, ministro dell’Interno all’epoca, diranno pubblicamente: “abbiamo sbagliato, chiediamo scusa a voi, alle persone che non avete potuto salvare in questi sette anni e a tutta la popolazione italiana per le politiche che abbiamo sostenuto anche sulla base di quelle accuse infondate”? L’ex massimo dirigente del Movimento 5 stelle, Luigi di Maio, che inventò l’espressione “taxi del mare” per etichettare le navi delle Organizzazioni non governative (ONG) impegnate nei salvataggi in mare, prenderà parola per dire di avere commesso un errore?

E la stampa nazionale che diede grandissimo risalto, per giorni, alle accuse della Procura di Trapani, farà altrettanto, dando per giorni spazio alle organizzazioni non governative, alle persone immigrate e agli attivisti per i diritti umani e per il diritto alla mobilità?

Ovviamente, si tratta di domande retoriche. Stiamo già registrando il fatto che nulla di questo sta accadendo. E non è un caso. Le accuse alla Iuventa permisero, insieme ad altre invenzioni, come quella del video che avrebbe dimostrato gli accordi tra le ONG e i trafficanti[1], di legittimare pubblicamente e politicamente le restrizioni governative all’operatività delle navi di soccorso, favorendo la costruzione di un nemico da offrire, insieme al nemico più grande (le persone in fuga nel Mediterraneo) a una pubblica opinione piena di risentimento per la crisi economica endemica e senza fine. Le accuse alla Iuventa furono oggettivamente parte di una più ampia strategia politica orientata, inoltre, ad attaccare le pratiche di solidarietà che attorno ai processi migratori si stavano costruendo. Questo attacco, non a caso, è stato al centro del primo vero provvedimento politico del Governo italiano in carica: il decreto interministeriale Piantedosi-Salvini-Crosetto di novembre 2022 che introdusse i controlli selettivi sulle navi per cercare di separare le persone da far scendere da quelle da trasportate nel paese di bandiera delle navi[2]. Attaccare le navi di soccorso ha significato dire all’insieme della popolazione: “fatevi i fatti vostri”, “non vi preoccupate per gli altri, anche perché questo vi mette a rischio di multe, carcere e punizioni”.

Di fronte alle accuse cadute contro la Iuventa, tutti i politici, partiti e mezzi di comunicazione che hanno sostenuto quella strategia non possono che cercare di minimizzare o, addirittura, fare finta di niente. Altrimenti, dovrebbero ammettere di avere sbagliato e cambiare radicalmente le politiche dell’immigrazione che essi sostengono: politiche che, tra l’altro, non sono riuscite a impedire le morti nel mare Mediterraneo, pari, tra il 2018 e il 2024, a 16.499.[3]

 

 

[1] https://www.ong.it/ong-e-trafficanti-il-fact-checking-del-servizio-di-report/

[2] https://effimera.org/contro-la-solidarieta-di-gennaro-avallone/

[3] https://data.unhcr.org/en/situations/mediterranean

Gennaro Avallone

Nato nel 1973, è professore di sociologia dell'ambiente e del territorio presso il Dipartimento di studi politici e sociali l'Università degli studi di Salerno. Tra i suoi temi e ambiti di ricerca si segnalano i processi di emigrazione e immigrazione, il razzismo, il lavoro agricolo, l’ecologia politica e la sociologia urbana.

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