La scuola è bella perché è varia

Anche in occasione degli esami di maturità torna l'ossessione del politically correct applicata al mondo dell'istruzione: il classico non è come gli altri istituti. Ma la scuola italiana dovrebbe puntare all’eccellenza, in ogni indirizzo, nessuno escluso.

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Eh no, il liceo classico non è come tutte le altre scuole. Così come tutte le altre scuole non sono il liceo classico ovviamente. Ma l’ossessione del politically correct, per cui si deve dire che il liceo classico è come tutte le altre scuole, ha veramente stufato.

Ogni emittente televisiva sia libera di andare a fare le interviste dove meglio si crede, quando c’è la maturità. Certamente che conseguono il Diploma di secondo grado anche gli studenti dei professionali. Ma attenzione a non voler eguagliare a tutti i costi i vari indirizzi! Perché uguali non siamo. Altrimenti, cari miei, non ci sarebbe da scegliere, una volta finite le medie.

Ma vanno sempre davanti ai licei classici e quelli del classico hanno la spocchia! Sarà. Una spocchia di due tipi direi: quelli del classico per eredità familiare L’ha fatto mio nonno, mio padre, mio zio ed eccomi qui e quelli del classico soddisfatti di essersi “smazzati” sui libri. Nulla vieta che si possa appartenere contemporaneamente alla prima e alla seconda categoria.

Ma ci sono tanti altri indirizzi di scuola! Benissimo. Definiamo allora anche l’anti-spocchia, che è spocchia al quadrato, anzi una spocchia che si moltiplica all’infinito da parte di chi appartiene a tutti gli altri tipi di indirizzo. Altrimenti non si spiegherebbero gli attacchi al Classico. Non di un giorno, ma di anni.

E così, se prima Liceo erano soltanto il Classico e lo Scientifico, pian piano, vari indirizzi di scuola di secondo grado sono diventati Liceo.

Persino – che è un ossimoro a sentirlo – il Liceo Sportivo! Avrei potuto capire il Ginnasio Sportivo, ma Liceo proprio non ci sta. Mi spiace, ma non credo che si allenino ragionando contemporaneamente di filosofia.

Evidente è la ragione per definire “Liceo” tutte le altre scuole: uguagliare nei termini, dire Sono la stessa cosa, il classico non vale certo di più. E, per esser più certi di uniformare le diciture, al Classico hanno tolto il Ginnasio.

Tutti uguali o quasi tutti. Perché si dà il caso che abbia dovuto correggere mia figlia Sandra, che da grande vuole fare la gelataia ed iscriversi perciò al “Liceo Alberghiero”, dicendole: Non è un Liceo, ma intanto che dovrai iscriverti tu, chissà magari lo sarà diventato. Dietro l’angolo c’è sempre una riforma sulla scuola, per cui stare in guardia.

E poi il bombardamento “A che cosa servono il latino e il greco?” senza capire che quel tipo di scuola, che una volta era davvero soltanto di un’élite, oggi sarebbe privilegio alla portata di tutti. L’applicazione, l’interesse di sapere, leggere, ragionare su qualcosa, che apparentemente non serve a nulla, cos’altro sono se non un enorme privilegio? è come ascoltare un bel concerto, andare al teatro, al cinema, in un museo. A cosa serve? A niente. Ma quel niente – come gutta cavat lapidem, come la goccia che scava la roccia – dà forma alla nostra mente e alla nostra interiorità, affinandone le capacità.

Dite che il Classico è dei privilegiati? Benissimo, venite al Classico, anche voi allora! Ah, ma il latino e il greco non servono a niente? E allora scegliete di fare altro! Siamo classisti? No, siamo classicisti! E, in quanto classicisti, sappiamo che la formazione è fondamentale per il benessere ed il futuro del Paese. Sappiamo che le cose nascono dalle idee e non viceversa. E che pertanto i professionisti – medici, giudici, professori, ingegneri, giornalisti, etc…etc… – devono essere capaci di pensare, di ragionare, devono studiare, devono smazzarsi, devono possedere una capacità immaginativa all’ennesima potenza. Dunque, proprio quelli che non hanno frequentato o non frequentano il classico dovrebbero battersi per continuare a definire quelli del classico bestie rare, rarissime, capaci di studiare, acquisire metodo, sforzarsi di capire, non arrendersi mai, cercando di capire il perché anche delle cose apparentemente inutili.

Perché sì, il classico sta diventando davvero come tutti gli altri licei, travolto negli ingranaggi di una scuola sempre più al passo con i tempi. Vittima dei numeri e delle classifiche, delle vetrine degli open day, punta sempre più al ribasso. Ci chiediamo dove sia finito quello studio che ti rovinava l’adolescenza – tutti prigionieri con sindrome di Stoccolma – e ti garantiva soddisfazione all’università e nel lavoro.

Ci si dovrebbe preoccupare non se il giornalista va al Classico a fare le interviste, ma con quale proprietà di linguaggio sappia rispondere lo studente maturando del liceo classico.

La scuola italiana dovrebbe puntare all’eccellenza, in ogni indirizzo di scuola, nessuno escluso. I vecchi istituti tornino a chiamarsi istituti. Preoccupiamoci di progredire, apparentemente regredendo, consapevoli della diversità delle materie caratterizzanti.

Il mondo è bello perché è vario, perché la Scuola non dovrebbe essere bella e varia?

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