Isgrò, Gatto e la poesia visiva in ateneo

L'artista siciliano era unito al letterato salernitano da una profonda amicizia ed è stato protagonista di una giornata di studi all'Università di Salerno. Nel ripercorrere i sioi recenti lavori, il professore di Letterature Comparate Vincenzo Salerno ne ha ricordato la partecipazione alla recente antologia Napolis, che raccoglie tra i suoi testi il componimento Scalinatella, a testimonianza della sua generosità e volontà di condivisione

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La giornata mondiale della poesia,svoltasi presso l’Università di Salerno, ha portato con sé una stimolante e preziosa occasione di dialogo con il poeta Emilio Isgrò, Premio Alfonso Gatto 2024. Un evento svoltosi presso la Biblioteca di Ateneo, in presenza dei rappresentanti dell’omonima Fondazione, dei docenti e degli studenti dei Dipartimenti di Studi Umanistici e di Scienze del Patrimonio Culturale, e che ha visto partecipe anche Ivan Tresoldi, Poeta di Strada e cofondatore di Artkademy, collettivo creativo attivo in Italia e in Europa dal 2015.

Il premio reca un valore accresciuto per l’artista di origini siciliane, unito a Gatto da una profonda amicizia. Non soltanto poeta: Isgrò è infatti una figura poliedrica nel panorama italiano, dove si è affermato come pittore, scrittore, drammaturgo e regista. Nato a Barcellona di Sicilia nel 1937, si è fatto strada sulla scena artistica mondiale del secondo Novecento, perseguendo uno stile e una poetica connotati da una straordinaria originalità. L’esordio può collocarsi nel 1956, anno della raccolta poetica Fiere del sud; qualche anno dopo, Isgrò ha dato il suo primo contributo alla poesia visiva, avvicinandosi all’arte concettuale con le prime cancellature, realizzate su carta stampata.

Numerose le partecipazioni alla Biennale di Venezia; nel 1977, ha ottenuto il premio alla Biennale di San Paolo. In tempi più recenti, la sua arte ha trovato ancora riscontro e accoglienza in Europa e non solo, con l’inaugurazione nel 2017 a Londra e Parigi di esposizioni che ne ripercorrono la carriera, e l’ingresso permanente di alcune sue opere – tra cui il noto Cristo cancellatore risalente al 1968) – nella collezione del Centre George Pompidou. In Italia, fertile l’attività artistica degli ultimi anni, che soltanto l’anno scorso ha dato respiro al progetto Non uccidere, per celebrare i 75 anni della Costituzione italiana, su commissione del MAXXI di RomaI: un bassorilievo in undici elementi realizzato in pietra del Sinai, in collaborazione con Mario Botta che si è occupato della componente architettonica.

Durante l’evento, Isgrò ha parlato agli studenti della sua ultima fatica poetica, Sì alla notte. Un’esigenza di rigore formale, ricerca che si è compiuta attraverso la scrittura di sonetti, riscoprendo le forme della tradizione letteraria: due poesie della silloge, dal titolo Seduzione e Paolo e Francesca, sono state condivise con i presenti. Nel ripercorrere i recenti lavori dell’artista, il professore di Letterature Comparate Vincenzo Salerno ne ha ricordato la partecipazione alla sua recente antologia Napolis, che raccoglie tra i suoi testi il componimento Scalinatella di Isgrò, a testimonianza della sua generosità e volontà di condivisione.

A proposito della cancellatura, che è probabilmente una delle artistiche per cui è noto ai più, il poeta ha ribadito l’importanza critica: per creare è dapprima necessario togliere. Così, questo dispositivo si cala nella realtà come uno strumento filosofico, che consente di interpretarla: cancellare le parole è un atto di cura, non di disprezzo, tantomeno sintomo della volontà di annullarle. Illuminanti e foriere di grande lungimiranza e umanità, infine, le sue parole rispetto all’importanza dei legami: «Meno hai bisogno degli altri, più devi coinvolgerli».

La sera, un secondo momento si è svolto presso la Pinacoteca Provinciale di Salerno: “Emilio Isgrò tra Arte e Poesia”, che ha visto il poeta dialogare con Enzo Ragone.

Annateresa Mirabella

Nata nel 1996, è laureata in Semiotica e in Filologia Moderna. Attualmente frequenta il master in Critica Giornalistica presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico

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