Il raffinato sound di Trummer e Angelucci

‘Dialogue’s Delight’ rappresenta una sorprendente miscela orchestrale con suoni che risultano complessi ed eleganti

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‘Dialogue’s Delight’ è il disco che segna l’esordio del duo formato dalla pianista e cantante Olivia Trummer e dal batterista Nicola Angelucci, sul mercato dallo scorso maggio e presente sulle piattaforme digitali. Il lavoro è stato pubblicato dall’etichetta ADA che, in pratica, è essenzialmente il braccio indipendente di ‘servizi e distribuzione’, oltre che label della Warner Music Group. L’ADA, in sintesi, si occupa di far emergere i nuovi artisti. Cosa eccellente, nobile missione che, però, non risulta molto diffusa nel mercato del Belpaese. Puntare sugli emergenti è qualcosa che dovrebbero fare tutte le etichette italiane ed è la stessa strada (passi il paragone) che dovrebbero percorrere le società di calcio con i vivai.

Tornando al disco ed alla formazione di ‘Dialogue’s Delight’, occorre segnalare la preziosa collaborazione del fisarmonicista Luciano Biondini che ha dato inizio alla sua partecipazione nel 2016, accrescendo, nel corso degli anni, la sua vena compositiva che si rivela ricca di suoni, colori e dinamiche, in grado di creare un sound complesso ed efficace. Il duo è una sorprendente miscela orchestrale: la voce chiara di Olivia e la notevole eleganza del suo tocco sui tasti bianchi e neri del pianoforte, conditi da un talento improvvisativo, incontrano la batteria (incredibilmente viva) di Nicola Angelucci.

Set di drums che sembrano avvolgere la musica come un raffinato ricamo, solo per dispiegarsi occasionalmente in assoli ad alta intensità. Di solito, nella norma insomma, la regola vuole che venga prima creata l’armonia, il mood, i brani, per poi partorirne il nome da dare al lavoro. In questo caso è avvenuto il contrario: la cosa che è stata concepita per prima è dare il titolo al progetto, Dialogue’s Delight. Fortunatamente il nome è apparso immediatamente calzante per la descrizione di un incontro perfettamente riuscito. In seguito, poi, nascono i titoli dell’intera traccia del lavoro discografico, che indica anche quella che è la mission di questo duo: voler comunicare e suggerire la bellezza e la ricchezza della connessione umana.

La copertina dell’album

L’album è stato registrato in una dimensione quasi intima ma con un approccio “live”, senza alcuna sovra-incisione e dando la priorità all’intensità e alla creatività della vivace interazione tra i protagonisti, creando così la piacevole sensazione nell’ascoltatore di poter essere parte della conversazione. Sin dall’inizio i due musicisti hanno attinto dalla corposa lista di entrambi, scegliendo musica che mettesse in risalto le potenzialità espressive dei loro singoli strumenti. Tra questi ‘All is well’ e ‘The Optimist’, della Trummer, in cui fuoriesce il talento strumentale dei due artisti che affrontano con naturalezza composizioni ritmicamente complesse, o ‘Dear’ e ‘Strolling’, due brani di Angelucci. Coinvolti dal progetto, hanno quindi cominciato a comporre, pensando proprio al duo: ‘Indifference’, nel cui testo si racconta di quanto il dialogo tra le persone si stia esaurendo ed ‘Inside the Rainbow’. Qui l’ascoltatore entra nel sound grazie anche alla policromia degli strumenti che toccano gradazioni plurime.

Nella tracklist trova spazio anche ‘Portoferraio’, il loro primo brano, composto a quattro mani, e a poco tempo dall’incontro dei due musicisti; ‘Portoferraio’ si caratterizza per un’atmosfera malinconica e somigliante ad una piccola ‘suite’ che termina in un momento ‘sinfonico’. A rimarcare l’amore per la tradizione del jazz e per l’immenso songbook americano, non potevano, quindi, mancare due standard: ‘When I fall in love’ (famosissimo brano di Victor Young ed Edward Heyman), oltre a ‘Lil Darlin’ (di Neal Hefti.) È proprio qui, nelle personali versioni di questi due standard che si individua l’estetica di questo duo: conoscenza profonda della tradizione jazzistica che consente, in questa rielaborazione, di dare vita a qualcosa di nuovo e personale.

Abbiamo detto, all’inizio di questo articolo, di Luciano Biondini, musicista nativo di Spoleto che all’età di dieci anni, inizia a studiare la fisarmonica. Dopo una formazione orientata verso studi classici con numerosi riconoscimenti nazionali e internazionali (Trophée Mondial de l’Accordéon, Premio Internazionale di Castelfidardo, Premio Internazionale di Recanati, ecc.), nel 1994 si avvicina al jazz. Ha tenuto concerti in vari Paesi europei (Spagna, Germania, Danimarca, Croazia, Andorra) e ha partecipato a numerosi festival: Umbria Jazz Winter, Fano Jazz, Festival dei Due Mondi, Festival Klezmer di Ancona, Metronome e molti altri. Fra le collaborazioni spiccano i nomi di Tony Scott, Enrico Rava, Mike Turk, Ares Tavolazzi, Gabriele Mirabassi, Roberto Ottaviano, Javier Girotto, Marteen Van der Grinten, Martin Classen, Enzo Pietropaoli.

Olivia Trummer, nata a Stoccarda nel 1985, inizia la formazione pianistica classica sin da piccola. Si dedica, in seguito, all’improvvisazione e continua i suoi studi alla Manhattan School of Music  e a New York completa la sua formazione prima di rientrare in Germania. Sul suo terzo album ‘Nobody Knows’ del 2010, la Trummer si propone ed esordisce nella veste di cantante, ruolo che da allora è diventato fondamentale nella creazione dei suoi progetti. Tra le sue collaborazioni spiccano i nomi di Kurt Rosenwinkel, Matt Penman, Obed Calvaire, Jimmy Cobb, Bobby McFerrin, Mario Biondi, Fabrizio Bosso. Si aggiudica numerosi premi e borse di studio, tra cui il ‘Jazz Award Baden-Württemberg’, ‘Jazz Award Ingolstadt’, ‘Bruno-Frey Foundation’, ‘Art Foundation Baden-Württemberg’. Dotata di una eccezionale presenza scenica Olivia riesce ad affascinare qualunque pubblico. La Trummer si esibisce a New York, Berlino, Vienna, Dublino, Venezia, Trento e in festival come ‘Jazz Fest London’, ‘Galway Jazz Festival’, ‘Fränkischer Sommer’, ‘Ludwigsburg Festival’, ‘Jazz Open Stuttgart’, ‘Jazz Fest Bonn’, ‘Jazz Open Hamburg’, ‘JazzMi (Milano) e ‘Crossroads’ (Modena).

Nicola Angelucci si è affermato come batterista di primissimo piano nel jazz italiano. Attivo, con tre dischi a suo nome, in considerazione del suo strumento è però soprattutto visibile in qualità di sideman. Dal 2013 è membro del quartetto di Fabrizio Bosso; collabora stabilmente con Bebo Ferra, Rosario Bonaccorso, Olivia Trummer, Dado Moroni, Max Ionata, Paolo Recchia. È stato per sette anni un punto di riferimento per Benny Golson e lo si è ascoltato anche al servizio di Wynton Marsalis, Dee Dee Bridgewater, Mike Stern, Steve Grossman, Sonny Fortune, Jeremy Pelt, Eddie Gomez, Jerry Bergonzi, Aaron Goldberg, Larry Grenadier, Peter Bernstein, David Kikoski, John Hicks, Joey DeFrancesco. Innumerevoli anche le collaborazioni sulla scena italiana: Enrico Pieranunzi, Paolo Fresu, Enrico Rava, Francesco Cafiso, Rosario Giuliani, Mario Biondi, Rita Marcotulli, Gabriele Mirabassi, Javier Girotto.

Il primo incontro tra questi Trummer e Angelucci avvenne nel 2016 al Val di Fassa Panorama Music: Angelucci faceva parte della ritmica che accompagnava la Trummer per il suo esordio dal vivo in Italia. Da allora la loro collaborazione non si è mai interrotta. Il duo è frutto di anni di perfezionamento del loro dialogo musicale: nel 2023, come detto, esce anche il primo disco di questo format; un lavoro che mette insieme composizioni originali accanto a standard jazz. In bocca al lupo al nuovo duo, largamente destinato a raccogliere ampi consensi.

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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