I Divani: tante ombre per un marketing borderline

La nota azienda italiana idea e lancia collezioni scontate subito al 50%. Ma com'è possibile tutto questo? Solo una "trovata" pubblicitaria?

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Poltrone e Sofa è uno dei tanti misteri italiani, forse allo stesso livello della Madonnina di Civitavecchia (non quella di Trevignano che è palesemente una bufala): l’Azienda idea la nuova linea di divani, la lancia e la pubblicizza già scontata del 50%, come se fosse rimanenza di magazzino e pure finanziata a zero interessi per i secoli a venire: Miracolo? Ovviamente no…

Ma quando non si tratta di misteri della Fede ma di misteri finanziari, in Italia è meglio andarci con i piedi di piombo e stare ai fatti (e agli atti giudiziari), e i fatti attestano che ci sono diversi ricorsi per pubblicità ingannevole: “Doppi saldi, doppi risparmi – sconto 50% + 40% su tutta la collezione + 48 mesi senza interessi”,etc.. Alla fine, con gravi ritardi, c’è una prima conclusione: la promozione diffusa nei primi due mesi del 2020 contiene diversi tipi di scorrettezze: innanzitutto le percentuali di sconto pubblicizzate non erano affatto “su tutta la collezione” ma si potevano applicare solo ad alcuni divani in catalogo; ma c’è altro: offerte “solo fino a domenica” proseguite tranquillamente ben oltre, promozioni “su tutta la collezione” che in realtà si applicano solo su alcuni divani e “supervalutazioni dell’usato” che altro non era che un normale sconto alla portata di tutti: questo lo dice l’Antitrust che per queste pratiche commerciali scorrette e grazie anche alle tante segnalazioni (tra queste ce n’era una mia), aveva sanzionato nell’aprile 2021 (con 1 milione di euro) Poltrone e Sofà. Sanzione confermata da non molto anche dal TAR del Lazio al quale la stessa società aveva fatto ricorso opponendosi a quanto stabilito dall’Antitrust, ma perdendolo.

Però, come diceva Lubrano, la domanda sorge spontanea: com’è che per la presunta durata ed estensione temporale delle promozioni e per l’entità degli sconti e sforamenti vari dei termini della promozione, in Francia gli hanno bloccato subito la pubblicità perché palesemente ingannevole e qui da noi c’è voluto tanto tempo? Se ne sono accorti solo a posteriori?
È un inganno, un tranello, un gomblotto? No.

Al contrario del mistero della Madonnina di Civitavecchia che nel ’95 anche il Vescovo ritenne un evento inspiegabile -quando la lagrimazione avvenne in casa sua, davanti ai suoi occhi e sotto una teca di cristallo sigillata, quello di Poltrone e Sofà è spiegabile, ma bisogna spiegarlo bene e noi vecchie pantegane del marketing, che ne hanno viste tante, ci proviamo premettendo sempre che non abbiamo la pretesa di svelare la verità assoluta ma che rimane una personale riflessione tecnica e professionale… insomma, come diceva il grande Totò, è solo una supposta.

Si tratta di un’operazione di marketing creativo (col quale Eminflex ha fatto la sua fortuna diventando anche campione mondiale di Sanzioni Antitrust e di ricorsi in Tribunale) fatta di una pianificazione a tavolino di tempismo e incastri di promozioni successive, senz’altro ai limiti di un precipizio, ma mai varcato totalmente a causa di una legislazione carente e con nessuna voglia di francesizzarla.

La prima domanda che un povero consumatore tradito si fa è: “Ma come è possibile che di fronte a una evidente violazione delle regole deontologiche della libera concorrenza questi continuino a fare quello che fanno?” La risposta è che qui in Italia ogni violazione non è mai evidente, subito certa e palese: deve essere trattata, provata e poi eventualmente condannata… insomma ci vuole tempo.

Ecco, qui sta il Busillis, il punto, l’inciampo: il Tempo.

In Francia l’Autorità garante ha poteri molto diversi, e se è convinta (e lo fa con sano sciovinismo contro i prodotti stranieri) prima agisce e poi passa ad esaminare i ricorsi: pensate che l’Azienda ha dovuto fare una transazione di 800 mila euro con l’Ufficio Repressione Frodi Francese (…capito?: Repressione Frodi, è questa la differenza!) per aver usato la parola “Artigiani” in quanto non sono artigiani e nemmeno produttori, ma semplicemente distributori.

E allora dov’è il Marketing creativo in Italia?: se un’azienda fattura (dati 2021) intorno ai 500 mln di Euro e spende in promozione, R.P, pubblicità, dispersioni varie, etc.. circa 50 mln all’anno è chiaro che in quei milioni di Euro comprende astutamente anche le multe locali, i verbali e i ricorsi al TAR contro le sentenze dell’Antitrust… purché e fin quando non li costringono a rettificare o a togliere la pubblicità (e come visto, ne passa del tempo), faccia in tempo a finire la vecchia e ricominciare con una nuova promozione, che seguirà lo stesso iter. Geniale!

Ma se ci facciamo i conti della serva, viene un dubbio molto profondo.

Se un’azienda fattura 500 mln di Euro, ne spende 50/55 mln in promozioni, altri 32 mln per i dipendenti e poi tra Italia, Francia, Belgio, Cipro, Malta e Svizzera mantiene i costi di istallazione, apertura e gestione di 294 punti vendita e con questi poi ci sono tutti i costi di trasporto per consegnare da Puglia ed Emilia a tutti i punti vendita… se poi consideriamo che a bilancio l’Azienda porta ancora utili intorno ai 45/50 mln di Euro, la domanda più intelligente da farsi è: ma a “Poltrone e Sofa”, materialmente quanto costa farsi fare un divano qui al Sud tra Puglia e Basilicata?

Carlo De Sio

Laurea in Scienze Politiche ed Economiche, Master in Psicologia sociale e P.R, ha lavorato nella Comunicazione d’impresa e nelle Relazioni Pubbliche per oltre 40 anni; dal 2015 è impegnato in attività di Lobbying indipendente in Italia e all’estero. Ha fatto parte dei direttivi di Organismi nazionali quali ACPI-Milano, FERPI-Milano e Confindustria. E’ iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1999

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