Dieci piccoli indiani, un capolavoro del giallo

Il racconto di Agata Christie ci mette di fronte alle nostre paure più profonde e al senso di giustizia, tra tensione crescente e verità nascoste dietro ogni parola.

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Agatha Christie (1890 – 1976) è stata una celebre scrittrice e drammaturga britannica, considerata una delle autrici più influenti e prolifiche del XX secolo. È famosa per i suoi 66 romanzi gialli e 14 raccolte di racconti, in particolare quelli con i detective Hercule Poirot e Miss Marple, e per opere teatrali come Trappola per topi, rappresentata al West End Theatre per decenni.

Nata in una famiglia benestante del Devon, Christie ricevette un’educazione domestica e fin da piccola sviluppò una grande passione per la lettura e la scrittura. Durante la Prima Guerra Mondiale lavorò come infermiera e farmacista volontaria, esperienza che le fornì conoscenze sui veleni che avrebbero caratterizzato i suoi romanzi successivi.

Il suo primo romanzo poliziesco, Poirot a Styles Court (1920), introdusse Hercule Poirot. Negli anni successivi, scrisse anche romanzi sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott. La sua vita personale fu segnata da vicende drammatiche, tra cui il misterioso episodio della sua scomparsa nel 1926 e il divorzio dal primo marito. Nel 1930 sposò l’archeologo Max Mallowan, con cui trascorse la maggior parte della vita.

Christie viaggiò molto, spesso seguendo il marito nelle sue spedizioni archeologiche, e molte ambientazioni dei suoi romanzi derivano da questi viaggi. Durante la Seconda Guerra Mondiale lavorò in farmacia a Londra, affinando ulteriormente le sue conoscenze sui veleni.

Ricevette numerosi riconoscimenti, tra cui la nomina a Dama Commendatore dell’Ordine dell’Impero Britannico. Morì per cause naturali nel 1976 a Winterbrook, lasciando un’eredità letteraria globale e duratura, con traduzioni in tutto il mondo e un’influenza che perdura ancora oggi.

Scrisse Dieci piccoli indiani (originariamente intitolato Ten Little Niggers nel 1939, poi noto anche come And Then There Were None) nel 1939. Il romanzo fu pubblicato per la prima volta in Gran Bretagna nello stesso anno e rappresenta uno dei suoi lavori più celebri, noto per l’ambientazione isolana e la trama basata su una filastrocca che scandisce gli omicidi dei personaggi. “Dieci persone, accomunate da un inquietante passato, vengono invitate su un’isola deserta da un misterioso ospite che nessuno conosce. Subito dopo il loro arrivo, una voce li accusa di crimini commessi in passato. Uno a uno iniziano a morire in modi che richiamano una filastrocca appesa nelle loro stanze, mentre le statuette sul tavolo scompaiono progressivamente. Intrappolati sull’isola, senza possibilità di fuga né contatti con l’esterno, i sopravvissuti vivono un crescendo di sospetti e tensione, convinti che l’assassino si nasconda tra loro.”

 

COMMENTO

Con un’inversione dell’ospite benvenuto che si trasforma in ospite predatore, l’isola viene usata come una trappola mortale: il luogo in cui l’ospite “innocente” è in realtà un assassino. L’ambientazione isolana accentua la suspense perché non c’è via di fuga e le vittime devono fronteggiare la certezza della morte.

I dieci protagonisti sono figure complesse, ognuna con una storia oscura che le lega al concetto di colpa. Ognuno di loro rappresenta un aspetto della società britannica dell’epoca, dalle classi alte agli individui più umili. Alcuni dei personaggi, come Vera Claythorne, provano un profondo senso di colpa per le loro azioni, mentre altri, come Anthony Marston, non mostrano alcun rimorso.

Il romanzo di Christie sfrutta il fascino delle isole come microcosmi sociali. I personaggi sono ritagliati dal mondo più ampio e collocati in un ambiente circoscritto, dove vecchi peccati e colpe passate vengono smascherati. L’isolamento serve a potenziare l’elemento psicologico del thriller: non solo i personaggi non possono scappare, ma non possono nemmeno sfuggire a se stessi.

La sua isola è, in effetti, una distopia perfettamente calcolata: un palcoscenico in cui il cast viene costretto in un gioco mortale che rappresenta il lato oscuro delle isole-rifugio. Lì, la promessa di un soggiorno utopico si rovescia in una sequenza metodica di orrori.

“Dieci piccoli indiani” rappresenta un esempio perfetto di come Agatha Christie sappia gestire sapientemente suspense e tensione psicologica, mantenendo il lettore costantemente in apprensione fino alla conclusione. La trama è strutturata con grande precisione, e ogni omicidio si svolge seguendo con rigore il ritmo indicato dalla filastrocca. Questo approccio genera un’attesa continua nel lettore, che conosce lo schema degli eventi ma resta incerto su come ciascun personaggio affronterà il proprio destino.

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