Dialogue, le domande in musica di Fagioli

Nel nuovo album del trombettista originario di Pistoia ogni canzone è un punto di partenza per una riflessione più ampia. Si parla di temi attuali: potere, dominio, crisi climatica, greenwashing, ma anche di spiritualità, identità ed eredità culturale

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Dal 12 novembre è sul mercato ‘Dialogue’, il nuovo album del trombettista Jacopo Fagioli, nato ventisette anni fa a Pistoia. Il lavoro, pubblicato dall’etichetta ‘Aut Records’, risulta presente anche su qualche piattaforma digitale, in particolare su Bandcamp.

Il lavoro del trombettista toscano, in pratica, è stato registrato da Marti Jane Robertson presso il ‘Cicaleto Recording Studio’ di Arezzo e sempre lo stesso Robertson ha provveduto alla masterizzazione e missaggio, stavolta presso lo ‘Studio della Giraffa’ a Cagliari. La Produzione del lavoro discografico è dello stesso Fagioli che è stato riconosciuto come Terzo Nuovo Talento Italiano nella classifica ‘TopJazz 2022’ per la rivista Musica Jazz.

La preparazione

Fagioli ha una formazione accademica mista di jazz e classica. Ha studiato improvvisazione presso L’ ‘Accademia Siena Jazz’ partecipando ai corsi specialistici di Stefano Battaglia. Attualmente è allievo, presso il Conservatorio di Rovigo, del Maestro Pier Giuseppe Doldi ovvero la prima tromba dell’orchestra del teatro ‘La Fenice’ di Venezia.  Il musicista è attivo in diversi progetti originali della nuova scena jazz nazionale come quello con Sara Battaglini ‘Vernal Love’, edito da ‘Auand Records’ ed insieme a Bernardo Guerra, Simone Graziano, Francesco Ponticelli e Beppe Scardino. con Federico Nuti nel lavoro ‘InFormal Setting’, edito da ‘Hora Records’ insieme a Mattia Galeotti, Francesco Panconesi e Amedeo Verniani … e con Francesca Gaza in ‘Lilac For People’, edito da Tuk Music insieme a Luca Sguera, Lorenzo Pellegrini, Federico D’Angelo e Alessandro Mazzieri. Jacopo Fagioli compone per il proprio progetto d’esordio ‘Bilico’ in duo col pianista Nico Tangherlini, lavoro edito dalla label ‘AMP Music Records’ di Oslo. Dopo l’album ‘Bilico’, Jacopo Fagioli firma un nuovo progetto, stavolta in quartetto, insieme a Davide Strangio alla chitarra, Amedeo Verniani al contrabbasso e Mattia Galeotti alla batteria. Una formazione, quella guidata da Jacopo, con un suono più contemporaneo e incursioni elettroniche, che ha permesso di orchestrare le idee con più respiro, mantenendo la tromba al centro della narrazione musicale.

Il disco

In ‘Dialogue’, ogni brano è un punto di partenza per una riflessione più ampia. Si parla di temi attuali. Potere e Dominio, Crisi Climatica e di Greenwashing (tattica di marketing ingannevole che fa apparire un prodotto, servizio o azienda come più ecologico di quanto sia realmente al fine di trarre vantaggio dalla crescente attenzione dei consumatori verso la sostenibilità) ma anche di spiritualità, identità ed eredità culturale. In ‘Dialogue’ coesistono due anime: quella scritta e quella improvvisata. Ci sono sezioni pensate nei minimi dettagli e spazi di libertà assoluta, dove le idee si costruiscono nel momento. L’improvvisazione non è solo una tecnica: è una forma di pensiero, un modo di stare nel mondo. Pur conservando il tono evocativo del precedente album, in quest’album la musica di Jacopo Fagioli esprime questa volta uno spirito più provocatorio che, alternato a momenti meditativi, trova la sua ispirazione nel concetto classico di dialogo: un confronto netto tra due punti di vista, da cui emerge una posizione più completa. In questo senso, il trombettista supera la precedente ricerca di un equilibrio di Bilico, per aprirsi al confronto con gli altri, mettendo in musica domande, riflessioni e tensioni che abitano il mondo in cui viviamo.

Jacopo Fagioli

«Dialogue è il mio secondo lavoro da solista – dice l’artista –  ma in realtà è il primo in cui sento di aver trovato una voce davvero mia, più consapevole. È un disco che nasce da un’urgenza interiore: quella di mettere in musica domande, riflessioni e tensioni che mi abitano. Temi politici, ma nel senso più umano e profondo del termine: ciò che riguarda le persone, la convivenza, il potere, l’identità, la giustizia. Quel che mi affascina profondamente della dimensione dialogica è che non esiste da soli. Il dialogo è possibile solo nella relazione. Non si può dialogare davvero senza l’altro. Ecco perché, anche se sono io a scegliere i temi e a intitolare i brani, è nel momento in cui i quattro musicisti del quartetto si mettono in relazione con quei temi e con l’imprevedibilità della musica che ‘Dialogue’ prende davvero vita. È lì che il pensiero diventa suono condiviso, tensione viva. Rispetto al mio primo album, ‘Bilico’, qui l’organico si è ampliato: dal duo col pianoforte al quartetto. Una scelta che mi ha permesso di orchestrare le idee con più respiro, pur mantenendo la tromba (la mia voce) al centro della narrazione musicale. Non ci sono altri fiati per cui le melodie principali le affido quasi sempre a me stesso, come se stessi raccontando qualcosa in prima persona. Ogni musicista del gruppo è una presenza viva e fondamentale, con un’identità forte che ha dato forma a questo suono collettivo che non avrei potuto immaginare da solo. In ‘Dialogue’ coesistono due anime: quella scritta e quella improvvisata. Ci sono sezioni che ho pensato nei minimi dettagli, in cui ho giocato con le possibilità timbriche … ma anche in modo non convenzionale e poi ci sono spazi di libertà assoluta, dove le idee si costruiscono nel momento. L’improvvisazione, per me, non è solo una tecnica: è una forma di pensiero, un modo di stare nel mondo. Non ho fatto questo disco per dare risposte, ma per lasciare spazio alle domande. Dialogue è questo: un tentativo sincero di comunicare, di mettersi in ascolto, di abitare il confronto senza evitarlo» – conclude il musicista.

LINE UP

Jacopo Fagioli, tromba, trombino, compositore

Davide Strangio, chitarra

Amedeo Verniani, contrabbasso

Mattia Galeotti, batteria

TRACKLIST

  1. Avoid thoughts of power and domination
  2. Multicultural heritage
  3. From Bach’s minuet in G
  4. Greenwashing
  5. Dome
  6. aaa aaa
  7. Desertification

Antonino Ianniello

Nasce con una spiccata passione per la musica. Si laurea in lettere moderne indirizzando la scrittura verso il giornalismo, percorre in maniera sempre più approfonditamente e competente le strade della critica musicale, pubblicando numerosi articoli su jazzisti contemporanei e prediligendo, spesso, giovani talenti emergenti. Ama seguire il jazz, blues e fusion e contaminazioni.

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