Dal botulismo al botox: cosa fa la tossina al nostro organismo

Il “caso Diamante” segnato da 9 indagati, 2 decessi e 12 ricoverati nelle strutture sanitarie cosentine, dopo aver mangiato succulenti panini di salsicce e cime di rapa, fa ritornare in auge la pericolosità di un batterio responsabile di gravi forme di intossicazione alimentare.

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Il “caso Diamante” segnato da 9 indagati, 2 decessi e 12 ricoverati nelle strutture sanitarie cosentine, dopo aver mangiato succulenti panini di salsicce e cime di rapa, fa ritornare in auge la pericolosità della tossina botulinica.

Prodotta dalle spore del Clostridium Botulinum – batterio gram positivo che vive in assenza di ossigeno – è responsabile del botulismo, una forma grave di intossicazione in prevalenza alimentare, ma derivante anche da ferite contaminate. Il Clostridium si annida nel suolo, nelle polveri e nei sedimenti acquatici e dà origine a spore resistenti al calore, alla disidratazione e agli agenti chimici; fatta eccezione per gli acidificanti, come aceto, sale e alte concentrazioni di zuccheri: conservanti naturali che ne riducono l’attività e ne impediscono la proliferazione. Le spore sopravvivono a lungo nell’ambiente e per le caratteristiche anaerobiche, gli alimenti conservati sottovuoto o in barattoli tappati in maniera scorretta e poco rispettosa delle norme igieniche, sono un ottimo terreno di coltura.

Bastano piccole parti di tossina per colpire l’uomo con sintomi iniziali, quali visione doppia, ptosi palpebrale, dilatazione pupillare, astenia e la difficoltà a parlare e a deglutire. L’evoluzione grave della malattia provoca paralisi muscolare flaccida, paralisi respiratoria e morte.

Una volta in circolo, la tossina agisce sulla trasmissione neuromuscolare, bloccando il rilascio dell’acetilcolina: neurotrasmettitore essenziale ai fini della contrattilità delle fibre muscolari. Pertanto, di fondamentale importanza è l’azione tempestiva (meglio se entro le 24 ore dalla comparsa dei primi sintomi) della somministrazione endovenosa del siero antitossina botulinica che lega la tossina presente nel sangue, impedendo che essa raggiunga gli obiettivi sensibili biologici e dia il via al crescendo dei danni neurologici.

Secondo i dati pubblicati dall’ISS (Istituto Superiore di Sanità), negli ultimi 20 anni, il botulismo ha provocato 14 decessi, con un tasso medio di letalità del 3,1%. In Italia, l’incidenza è più elevata rispetto agli altri Paesi europei, e rimane un pericolo per la salute pubblica, soprattutto nelle Regioni meridionali in cui vive la tradizione nella preparazione domestica delle conserve alimentari. Ma la stessa tossina di tipo A, responsabile del botulismo, viene utilizzata in medicina, tramite iniezioni mirate, dal nome commerciale botox, per finalità terapeutiche ed estetiche. Le indicazioni sono legate all’effetto temporaneo della miorisoluzione negli spasmi muscolari localizzati, nelle cefalee muscolo-tensive croniche, nel bruxismo e nei casi di strabismo.

In campo estetico riduce le rughe di espressione e dona un aspetto disteso in un arco temporale individuale variabile, in genere dai 3 ai 6 mesi di “giovinezza iatrogena”. E ritorna in auge anche il proverbio napoletano “Quando si mangia, si combatte con la morte”, espressione di saggezza popolare nell’interpretazione doppia pericolo e piacere congiunto al bisogno fisiologico di cibo: fonte di vita e nel contempo un atto glorioso di resistenza

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